W.A.S.P.
Bologna, 21 novembre 2012
@ Estragon
Serata novembrina per i WASP e gli Elvenking.
Purtroppo entriamo in quel dell’Estragon quando gli Elvenking stanno per finire di suonare: prima volta che capita che un gruppo inizi ad attaccare banda quando ‘è ancora una fila di 50 metri all’entrata e una altrettanto lunga in biglietteria… Mah, misteri italiani…
Comunque per quei pochi pezzi che siamo riusciti a sentire, il gruppo italiano cresce ancora e si fa notare per la proposta musicale, fresca e non inflazionata: doti tecniche e carisma dei membri invogliano a vederli di nuovo dal vivo al più presto.
E’ il turno dei W.A.S.P. di Blackie Lawless e compagni (oggi come oggi rappresentati da Doug Blair alla chitarra, Mike Duda al basso e Mike Dupke alla batteria), pronti a catalizzare l’attenzione di un sacco di fan giunti da ogni dove e che riempiono l’Estragon per questa tournee celebrativa dei 30 anni di carriera.
Che dire? Se da una parte si sa cosa ci si deve aspettare da un loro live, i W.A.S.P. regalano energia e belle canzoni con una naturalezza disarmante: sappiamo delle “lame rotanti” sugli avambracci del frontman, delle ginocchiere e degli stivali ma, come dire, fa parte di quel gioco che i fan (e vi assicuro che erano tanti i veri e propri sfegatati fra il pubblico) esigono! Partenza in quinta con “On your knees” e un’altra manciata di pezzi storici quali “L.O.V.E. machine”, “Wild child” e “I wanna be somebody”, per poi sfociare nella parte dedicata a quel gran disco che è “The crimson idol”: i filmati proiettati sul palco e la voce di Blackie tengono su la baracca ma c’è un momento di stanca per i meno intransigenti seguaci del gruppo. C’è qualche attimo un po’, come dire, troppo quieto e atmosferico per essere un live di un gruppo metal ma de gustibus: di certo il genere della band non può portare a virtuosismi estremi o istrionismi tecnici, così pur senza strafare il gruppo si dimostra solido. Uniche pecche il drum solo, una cosa che era quasi inutile già un decennio fa, e la mancanza di veri e propri bis al di là delle due canzoni conclusive (ultima fra le quali “Blind in Texas”) che portano la durata del concerto a nemmeno due ore:
un concerto per affezionati che dimostra la genuinità del genere proposto dai W.A.S.P., da maneggiare con cura nel caso si cerchino arzigogoli vari, ma rinfrancante (palle lunghe e pedalare) e con qualche lustrino che fa sempre bene al carrozzone rock.
On Your Knees
The Torture Never Stops
The Real Me
L.O.V.E. Machine
Wild Child
Sleeping (In The Fire)/ Forever Free
I Wanna Be Somebody
The Crimson Idol Set
The Titanic Overture
The Crimson Idol Medley (The Invisible Boy/ I Am One/ The Gipsy Meets The Boy)
The Idol
The Great Misconceptions of Me
Encore
Drum solo
Heaven’s Hung in Black
Blind in Texas
Live Report a cura di Meskio
un ringraziamento a Rosario @ LIveNation