DAY 2 – 21.06
LINE UP
- AIR
- VINCENT
- CALIBRO 35
- PRIMA STANZA A DESTRA
- LE NORA
La Prima Estate registra la sua quarta edizione agli albori dell’estate 2025 con un cartellone interessantissimo, che nulla ha da invidiare agli anni precedenti. Dopo il successo della prima serata che ha visto gli scozzesi Mogwai come headliner, per il secondo giorno di festival l’apertura è lasciata a Eleonora Vella, alias Le Nora, che ha l’onore e l’onere di aprire le danze sotto il sole ancora alto del Lido di Camaiore. Con un pop sognante e minimale, la cantautrice classe ’93 presenta il suo primo lavoro in italiano davanti ad un pubblico risicato ma in continuo crescendo. Si prosegue con Prima Stanza a Destra, neonato e misterioso progetto del giovane cantautore che presenta sul palco del Lido di Camaiore il suo EP d’esordio, con una formazione minimale (sono in tre ad essere sul palco) e un look total black che sortisce un effetto quasi mimetico con lo sfondo nero.
Sono le 19.30 quando un ormai cospicuo pubblico inizia a brulicare sotto il maestoso palco nel Parco BussolaDomani, dove, sfidando il caldo in giacca e cravatta, fanno il loro ingresso i Calibro 35. Il messaggio è chiaro: l’eleganza prima di tutto. Alle spalle di Massimo Martellotta, Tommaso Colliva, Fabio Rondanini e Enrico Gabrielli, troneggia la copertina del loro ultimo lavoro, Exploration, dal quale attingono a mani basse proponendo una scaletta che fa ballare e divertire i presenti richiamando a sé anche chi si era allontanato verso l’area ristoro. Calati i passamontagna, i Calibro sono pronti per eseguire alcuni brani da “Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale”, concludendo uno spettacolo travolgente sotto tutti i punti di vista, confermandosi come una delle live band più interessanti in circolazione.
Velocissimo cambio palco e, finalmente, arriva il turno di una delle ospiti più attese della giornata: St. Vincent, che porta in scena insieme alla sua musica, uno spettacolo sensuale, seducente e decisamente teatrale. Bellissima nei suoi vestiti di scena, neri con le immancabili calze strappate, Annie interagisce continuamente con il pubblico e con gli strepitosi musicisti sul palco: Jason Falkner (chitarra, voce), Mark Guiliana (batteria), Rachel Eckroth (tastiere, voce) e Charlotte Kemp Muhl (basso, voce) sono la spalla con cui pogare, la bocca da baciare e l’accompagnamento perfetto ad una performance troppo breve (che peccato non averla inserita in un’altra serata come hedliner!) che insiste principalmente sulla sua più recente produzione discografica, con All Born Screaming, passando per MASSEDUCTION, con uno sguardo velocissimo al passato con Marrow e Birth in Reverse. Vederla dal vivo è folgorante: è una marionetta i cui invisibili fili sembrano essere mossi proprio dagli strumenti, tant’è che si lascia cadere a terra, quando si interrompono, sul finale di Broken Man, mentre su New York si siede a gambe accavallate e intavola uno scambio di sguardi e ammiccamenti con le prime file, mentre crescono i brividi per un’interpretazione intima e delicata di uno dei suoi brani più belli.
Saluta sulle note di “All Born Screaming” un pubblico totalmente ammaliato da una performance che è stata letteralmente uno tsunami.
Ancora tramortiti attentiamo pazienti l’ingresso di Nicolas Godin e Jean-Benoît Dunckel. Attesa che, però, si rivela piuttosto lunga in favore di una scenografia imponente. Divenuti cuore pulsante del parallelepipedo bianco dentro il quale hanno riportato live, per il suo venticinquesimo anniversario, lo storico album Moon Safari (e non solo), gli Air si sono esibiti per un’ora e mezza scarsa tra luci lisergiche e immagini ipnotiche. Mentre il resto della serata è stato caratterizzato da look tenebrosi, con l’arrivo della band francese siamo stati invasi da un’ondata di luce. Abiti candidi e attitudine glaciale accompagnano un live fedelissimo al disco, senza sbavature né, tantomeno, spazio per variazioni. La scaletta si divide in una prima parte interamente dedicata a Moon Safari, con un tris di assi calato subito in apertura: “Sexy Boy”, “All I Need” e “Kelly Watch the Stars” ci riportano alla fine degli anni ’90, in un rock psichedelico in equilibrio perfetto tra sintetizzatori e vocoder. Cherry Blossom Girl e Run sono i cavalli di battaglia della seconda parte della setlist dove c’è spazio anche per un encore, con “Alone in Kyoto” e la bellissima “Electronic Performers”, sulla quale gli Air salutano un pubblico sprofondato in estasi.
DAY 6 – 29.06
LINE UP
- LUCIO CORSI
- PETER CAT RECORDING CO.
- IL MAGO DEL GELATO
- LA GENTE
- RIP
A conclusione di un cartellone succosissimo, che ha visto alternarsi nomi come Mogwai, Air, St. Vincent, Nic Cester e Tv On The Radio, l’ultima giornata è densa di proposte e dedicata alla musica italiana, con una piccola eccezione.
Aprono i RIP, al secolo Pierpaolo Saccomandi e Raffaele Lombardo con un sound originale che mescola elettronica e cantautorato. Altra chicca tutta italiana la troviamo sotto lo pseudonimo La Gente, e sono Antonio Camilli (voce), Francesco Mariano (synth e tastiere), Luigi Martina (batteria e voce), Andrea Martina (chitarre), Osvaldo Greco (chitarre) e Alessio Nobile (basso).
Intrattiene con stile la band milanese Il Mago del Gelato che diverte i presenti con una setlist che pesca in larga parte dal loro ultimo disco, Chi è Nicola Felpieri? spaziando tra jazz, funk, e afrobeat in un’esibizione trascinante. Giovanni Doneda, Ferruccio Perrone, Pietro Gregori e Alessandro Paolone fanno ballare il pubblico de La Prima Estate che, per un’ora circa di esibizione, sembra quasi essersi scordato perché si trova lì. Bandane, tshirt e gadget vari con il logo di Lucio Corsi si sono trasformati in un’onda di corpi ondeggianti a ritmo di in un live divertentissimo e bello da vedere.
Una line up densissima richiede anche tempistiche molto serrate, ma l’organizzazione impeccabile de La Prima Estate porta sul palco gli indiani Peter Cat Recording Co. per le 21.00, come da cartellone. La band alternative rock di Nuova Delhi è un po’ fuori contesto in questa serata che poteva essere pensata tutta italiana, proponendo un repertorio presentato come miscela e incontro tra musica indiana ed europea, e che quindi speravo avesse un tocco più originale. Forse meno brit e un’influenza più indiana, più autoctona, avrebbe reso il sound più interessante. Almeno a me personalmente, perché il pubblico presente è sembrato rispondere bene alla proposta dei cinque musicisti.
Non c’è tempo, comunque, per eccessive elucubrazioni perché sul palco già si stanno posizionando i due imponenti amplificatori di scena che Lucio Corsi sta portando con sé e la sua banda in giro per l’Italia in questo tour. Alle 22.30, insieme all’arrivo della sera, un boato accoglie il cantautore maremmano e i suoi musicisti che, senza tanti giri di parole, attaccano con l’ormai consueto brano di apertura “Freccia Bianca”. La scaletta, ridimensionata per ragioni di tempistiche, è tiratissima ed alcuni brani, come “Amico Vola Via”, risentono di questa imposizione perdendo il fascino delle ritmiche lente, a dispetto di un’obbligata velocizzazione, anche di quest’ultima. Ma tant’è. Lucio Corsi, che si perde anche lui nel tentativo di raccontarla, si dimostra comunque un’animale da palco procedendo a passo spedito su brani ormai consolidati dal vivo. Musicisti di spessore come Marco Ronconi alla batteria, Giulio Grillo e Iacopo Nieri alle tastiere, Filippo Scandroglio e Carlo Maria Toller alle Chitarre e Filippo Caretti al basso, accompagnano Lucio tra nuovi e vecchi brani regalando una performance emozionante, nonostante i limiti temporali. Che si trovi in una sagra di paese davanti a dieci persone, sul palco dell’Ariston sotto l’occhio attento delle telecamere o su palchi come quello di stasera, l’attitudine di Lucio rimane sempre la stessa. Cerca di interagire col pubblico, anche se questo significa perdere qualche minuto e tenta di avvicinarsi spesso alle prime file, anche utilizzando il corridoio che divide la zona Garden dal parterre, con un cavo troppo corto che finisce per staccarsi dal microfono. Lo spettacolo prosegue tra nuove (“Questa vita”, “Sigarette”, “Il Re del Rave”, “Francis Delacroix”) e vecchie glorie (“Radio Mayday”, “La lepre”, “La ragazza trasparente”, “Altalena boy”) in una setlist che, come era prevedibile, non rivela sorprese. “Volevo essere un duro” fa cantare all’unisono la marea di persone riunita sotto il palco, che si commuove, infine, sulle note di tu “Tu sei il mattino”.
C’è spazio, nel finale, solo per i saluti e gli inchini. Improvvisando balletto di twist finale, Lucio Corsi e banda salutano con gratitudine i presenti, chiudendo l’edizione 2025 de La Prima Estate fra sorrisi, saluti e abbracci.
E anche noi ci rivedremo, questo è poco ma sicuro, tutti sotto il palco de La Prima Estate 2026.