Un tuffo negli anni ’90 più alternativi, marci e rivoltosi è ancora possibile, grazie ai Gorilla Biscuits.
Non poteva esserci location migliore per accoglierli che Largo Venue: tra i pochi spazi nella capitale capaci di restituire quell’atmosfera vibrante e cruda tipica del decennio d’oro dell’hardcore. Escludendo ovviamente i centri sociali e gli spazi occupati, che ancora oggi continuano a tenere viva la scena.
Ad aprire la serata ci pensano i capitolini Feldspar, collettivo composto da membri storici dell’hardcore italiano, tra cui ex componenti dei leggendari Growing Concern — omaggiati dallo stesso Anthony Civarelli durante il live — e degli altrettanto fondamentali Undertakers.
Curiosa la formazione con ben 4 voci (la “principale” di Riccardo Zamurri e 3 ragazze all’unisono).
Quando salgono sul palco i Gorilla Biscuits, è subito chiaro che la band newyorkese è in forma smagliante. Walter Schreifels, in particolare, dimostra una vitalità e un carisma che non sfigurerebbero nemmeno se lo mettessero su un palco con dei giovanissimi Turnstile, per lui il tempo si è fermato.
Lo stesso si può dire di Anthony CIV Civarelli e del resto della band, un’esibizione che conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, quanto certi suoni e certi messaggi siano ancora vivi, urgenti e potentemente rilevanti.
La scaletta, prevedibilmente e giustamente, è incentrata su Start Today e sull’EP d’esordio del 1988: due dischi seminali che hanno segnato l’inizio di una nuova, potentissima ondata hardcore, capace di fare eco anche in Italia nei primi anni ’90.
A fare eccezione, solo una cover di Minor Threat (il brano omonimo), inserita di straforo in una tracklist che per il resto ha dato esattamente ciò che ci aspettavamo — e volevamo — da un concerto dei Gorilla Biscuits.
Un live intenso, fulmineo e pieno di sorrisi e stage diving: come svegliarsi una mattina qualunque del 1990, con ancora nelle orecchie il rumore di qualcosa che non smette di dire la verità.