Una delle voci femminili più interessanti e “vere” di questa nuova generazione di cantautrici, appena uscita con il suo ep di esordio per 42 Records: Tutto Piange, alias Virginia Tepatti, romana classe 1996, si è raccontata a noi di Ondalternativa e ci ha parlato di “Dei giorni passati a guardare” (qui la nostra recensione del disco), di come sono nati questi brani e di cosa la aspetta nell’immediato futuro.
Ciao Virginia, intanto ti chiedo: come è nato il progetto Tutto Piange e questo fantastico moniker?
Tutto Piange era l’incipit che usavo in una newsletter su cui scrivevo qualche anno fa. Un metro di misura ed intensità per quello di cui parlavo.
L’ho scelto come nome del progetto perché mi sembrava racchiudesse un mio intento di pacificazione con il concetto di pesantezza. Mi piace pensare che lasciare spazio alle emozioni più complesse faccia in modo di liberarle, alleggerirle e dargli potenza. Tutto Piange nasce anche proprio come provocazione verso quest’idea che felicità e malinconia non possano coesistere e stare vicine, aiutarsi.
Se dovessi individuare un filo conduttore nei brani del tuo EP, quale sarebbe?
Il filo conduttore potrebbe essere quello del bisogno di ricerca. Ogni pezzo ha dentro più momenti di osservazione che mi hanno portata all’elaborazione di quello di cui parlo. Sono dei brani che ho scritto molto per me stessa, che mi sono serviti per crescere. La crescita è un altro grande conduttore.
“Dei giorni passati a guardare” è un’espressione che trovo illuminante: dà l’idea di una malinconia e di una distanza quasi percepibile rispetto a un mondo che corre sempre più veloce. È questo che volevi trasmettere?
Credo che volevo trasmettere proprio il contrario della distanza, perché penso che la lentezza serva invece ad avvicinare. Permette di entrare nelle cose e starci per davvero, osservarle dal nostro punto di vista. È possibile imparare molto stando fermi a guardare, se dentro sai cosa di tuo hai bisogno di spostare e posizionare. L’importante è sapere questo, e mi sembra importante proprio in questi tempi che ci fagocitano.
In quanto tempo sono nati questi brani? Li avevi nel cassetto da un po’ oppure sono state illuminazioni fulminee? E cosa dobbiamo aspettarci dal futuro di Tutto Piange?
I brani, dopo averli scritti, li ho tenuti nel cassetto per un paio di anni, in cui li suonavo dal vivo a Roma da sola e mi divertiva un sacco. Hanno sedimentato per parecchio tempo quindi, ma per quanto riguarda la loro scrittura, nascono invece tutti da momenti abbastanza fulminei. Sto scrivendo cose nuove rispettando le mie modalità. Mi piace aspettarmi e aspettare di avere qualcosa da dire di onesto.Ho voglia anche di aprire qualche spazio in più nella scrittura, adesso che mi conosco un po’ meglio.
Nei tuoi brani ci ho rivisto molto di Phoebe Bridgers e di artiste affini: quali sono state le tue fonti di ispirazione e, in generale, i tuoi ascolti?
Il primo disco di Phoebe Bridgers l’ho ascoltato molto e sicuramente mi ha dato molti input. Trovo tutto quel canale di cantautorato new folk americano denso e affidabile. Iniziando da (ma per me anche finendo direttamente) Adrianne Lenker, Bill Callahan, Aldous Harding. In mezzo ci metto anche gruppi slowcore tipo Red House Painters e Nada, e Bruno Lauzi.
Come è nato il rapporto con 42 Records?
Dopo aver finito il lavoro sull’EP con Adele abbiamo deciso di sottoporlo a un paio di realtà di musica indipendente. Fra queste c’era 42, in cui io speravo, ed è successo di essere stata vista e capita. Che figo.
Hai suonato di recente al Sopravento Fest di Fano, e ora hai in programma un giro tra gli Ostello Bello d’Italia: come hai approcciato la dimensione del live?
Sono felicissima di incontrare le persone dal vivo ed avere scambi, come è successo a Fano, che è stato un festival bellissimo.
Instagram è grande e fatto di un sacco di numeri che rimangono pressoché lontani dalla realtà e dalla musica, di fatto. Ogni persona che deciderà di venire al tour degli Ostello Bello mi lascerà sicuramente qualcosa e aggiungerà forza ai miei desideri. Mi piace che suonare sia questo.
Ti inserisci in una scena cantautorale femminile molto vivida in Italia in questo momento: c’è qualche tua collega che segui in particolare o con la quale vorresti collaborare?
Sono fan di Lamante. L’ho vista dal vivo e ho pensato che c’è bisogno di energia sovversiva. Mi ha ispirata. Siamo mondi diversi ma mi piacerebbe incontrarci a un certo punto, magari anche musicalmente.
credits immagine in copertina: Costanza Musto