MINISTRI, VILLA ADA (ROMA), 05.07.2021
CRONACA POCO NERA E MUSICA NON TROPPO LEGGERA
Il primo live in full set elettrico post-pandemia non si dimentica mai. È un po’ come tornare a respirare dopo un lungo periodo di apnea; come reimparare a guardare la luce dopo essere stati per lungo tempo chiusi in una stanza al buio. E sei lì, nel tuo posto, seduto alla tua sedia con la mascherina allacciata sotto il mento che non sai se puoi togliere o tenere abbassata, e aspetti. Aspetti di ritrovare quella sensazione familiare che la musica dal vivo, come in fondo poche altre cose al mondo, riesce a regalarti, mischiando insieme quel senso di comunione tra corpi diversi raccolti uno accanto all’altro e quella personale catarsi emozionale che nutri nel profondo ed è tua e tua soltanto.
Quasi non me lo ricordavo cosa si provasse ad essere traghettati in uno spazio-tempo eterotopico del genere, in cui tutto il resto sembra scomparire dietro il muro del suono. Ma sono bastate davvero poche note per far tornare a pulsare il sangue nelle vene ed essere investita ancora una volta dalla performance di uno dei gruppi che, a parere di chi scrive, resta da più di dieci anni senza dubbio uno tra i più validi in sede live che abbiamo in Italia: i Ministri.
La cornice che li ha ospitati in questa occasione è stata la super suggestiva location del parco che lambisce il laghetto di Villa Ada a Roma (incredibile, mi erano mancate anche le zanzare lacustri che lì vi proliferano!). Inizio concerto ore 22 spaccate. Divi, Dragogna, Michele e Marco (che ormai accompagna il trio da qualche anno) salgono sul palco vestiti di tutto punto con le nuove divise bianche ed iniziano pestoni il loro spettacolo. Pochi, pochissimi fronzoli, zero effetti visivi, solo gli strumenti e il sudore e quell’irrefrenabile voglia di spingere fino alla fine (semi-cit.). Ma d’altronde è sempre stato questo ciò che ha contato nei loro live.
Si inizia in maniera impeccabile con “Tempi Bui”: e quale pezzo migliore di questo per incorniciare e dire addio (si spera) all’oscurità che ci ha attanagliati tutti in questo ultimo anno e mezzo delle nostre vite? La scaletta prosegue poi in modo equilibrato, ripercorrendo i grandi classici della loro discografia fino ad arrivare agli ultimi singoli contenuti nell’EP Cronaca Nera e Musica Leggera.
Dopo aver sofferto attaccati alle sedie per metà concerto, per fortuna su “Noi Fuori” al primo accenno riguardo la possibilità di farci alzare in piedi se solo avessimo mantenuto il rispetto degli spazi contingentati, non ce lo siamo lasciati ripetere due volte e abbiamo cercato di fare tutto il nostro meglio per accontentarci di quel vago riflesso di ciò che avremmo voluto fare. Ma ci si accontenta, sì, soprattutto dopo un anno e mezzo di dirette streaming o set acustici riarrangiati abbassando i decibel.
Un’ora e mezza di live, filata veloce e senza intoppi, a parte qualche problemino tecnico con il basso sul finale (per tutto il pezzo “Inferno”) che, come sottolinea Federico con la sua indiscussa capacità di farsi oratore ed interprete di ciò che accade, è servito per dare un’idea di come suona un pezzo dei Ministri senza basso e, ad ampio raggio, a ricordarci l’importanza di ciò che manca. De te fabula narratur, della serie.
Arriva purtroppo il momento del commiato finale, dopo un immancabile encorecome da tradizione, e sono molte le sensazioni che si incastrano sottopelle. La più bella, quella che non ha un nome, ha proprio le sembianze di una boccata d’aria che ti riempie i polmoni. Grazie!
SETLIST:
TEMPI BUI
PEGGIO DI NIENTE
COMUNQUE
GLI ALBERI
LA PIAZZA
IBAGNINI
IL SOLE (È IMPORTANTE CHE NON CI SIA)
SABOTAGGI
MENTRE FA GIORNO
NOI FUORI
SE SI PRENDONO TE
TIENIMI CHE CI PERDIAMO
ALEXANDER PLATZ
IL BEL CANTO
INFERNO
CRONACA NERA E MUSICA LEGGERA
COMUNQUE
UNA PALUDE
A cura di: Francesca Mastracci