“Vai così vestita a vedere Manson?” Comincia in questo modo, con le domande del tassista di rotta su Padova – Gran Teatro Geox. In effetti, dieci anni fa non avrei pensato di adottare un simile look se fossi riuscita a presenziare un concerto del Reverendo. La giacchetta per bene effetto pied-de-poul stona efficacemente, ma stuoli di ragazzine rimediano con zeppone, abiti stracciati e ‘poserismo’; l’ordine naturale dell’Universo è salvo! Dietro il backstage un’addetta sistema i pochi cambi d’abito; salta all’occhio il paradigmatico completo scuro giacca, cravatta, e camicia rossa. Twiggy Ramirez is back, con indosso un rosa Schiapparelli niente male, per il resto capeggiano le solite braccia tatuate e poco altro. Certo, non siamo alla settimana della moda, ma il buon Marilyn ha alimentato il nostro immaginario visivo per anni e vorremo aspettarci qualcosa di molto scenico. Renato Zero ha abbandonato lustrini e paillettes, ma lui no, pensiamo, non può mollare così! E invece molla. Tutto il concerto appare come un’ombra di quello che fu. Il fumo bianco che avvolge il palco sembra più un escamotage atto a dissimulare una performance stanca e deludente. Per di più breve, brevissima, troncata di netto. E dire che l’attesa ingannata dall’apertura dei Binary – seppur piacevole e roccheggiante – era stata lunga e poco in linea con un sound forse più incline ai gusti dei fan mansoniani, tutto sommato benevoli. Nulla di s-travolgente accade, nè pare di sentire nelle vibrazioni acustiche fortissime parte di quello spirito che anche nella peggiore delle ipotesi – e tralasciando i nuovi di Born Villain – da pezzi consolidatissimi come Disposable Teens, The Dope Show e le immancabili cover di Personal Jesus e Sweet Dreams, dovrebbe necessariamente venir fuori. Non c’è abbastanza rabbia in Irresponsible Hate Anthem.. Il talento genera aspettativa e l’aspettativa genera mostri. Dopo aver tirato fuori il classico black podium totalitario, gli striscioni vettoriali saettanti, e aver tentato di far roteare lo strascico di microfoni per aria, Manson fa la sua uscita per rientrare in una sala resa totalmente buia e puntare sul pubblico una torcia; annuncio (e come potrebbe non esserlo?) di The Beautiful People. Il pubblico lo è stato davvero, “beautiful”, e c’è da ringraziarlo per aver colmato i vuoti, saltato e cantato. Ma forse i ruoli si sono invertiti troppo, e forse tutto questo ha ben poco senso. Brian Warner esce di scena per non rientrare. In compenso ci viene regalato un poster dal colore acceso, e guardando il riquadro con la sua immagine vien da ripensare a quanto appena visto sul palco, alle parole di una certa canzone: “Crushing, cheating, changing. Am I deaf or dead? No Reflection.” Setlist Live Report a cura di Tiziana Fresi
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Live Report Marilyn Manson
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