Recensione a cura di Alessandra Sandroni
Viviamo in un epoca storica ambigua: abbiamo accesso ad una marea di informazioni con cui non sappiamo bene che fare; siamo sempre connessi, aumentano le interazioni sui social e diminuiscono quelle nella vita reale. Viviamo un presente in cui tutto scorre alla velocità della luce e le opinioni cambiano con un click, in cui gli ideali e la morale sono sindacabili e mutano a seconda delle bandiere, in cui possiamo fare affidamento su pochi punti fermi e, uno di questi, si chiama Giorgio Canali. Se c’è un luogo sicuro nel quale ci possiamo rifugiare, in questo marasma di voci che cambiano a seconda del vento, è in un nuovo disco del nostro sempre incazzatissimo Giorgio. A distanza di tre anni dal precedente Venti e sempre sotto l’ala sicura di mamma Tempesta Dischi, Pericolo Giallo è il decimo lavoro in studio del musicista romagnolo e il nono con i Rossofuoco. Composto in separate sedi e registrato nello studio di Bassano del Grappa, il nuovo disco dei nostri è l’ennesima e dichiarata critica ad una società succube di politiche spietate a cui non ci dovremmo mai abituare. E’ un rock grezzo e abrasivo che accompagna testi pesanti come macigni, con la batteria di Luca Martelli che pesta come i manganelli della polizia e chitarre elettriche adrenaliniche. Un rock che si ammorbidisce e si mitiga quando Canali chiude per un attimo la finestra sul mondo fuori e apre la porta della propria intimità, lasciando trapelare scorci di una serenità contagiosa e commovente (“Solo stupida poesia”). A tenere insieme il tutto, a partire dall’emblematico artwork di copertina di Martina Moretti, un filo conduttore attraversa le dodici tracce di Pericolo Giallo: il sole. Leitmotiv che ritorna saltuariamente a ricordarci quanto inutili e piccoli siamo davanti alla vastità dell’universo, la nostra stella madre è l’elemento risolutivo dell’album, a cominciare dall’apertura con “C’era ancora il sole”; uno dei brani che preferisco del disco, dal testo evocativo e malinconico.
Ispirato, contagiosamente carico ed ironico, Canali si rivolge alle nuove generazioni (“Un filo di fumo”), si autocita (“Morti per niente”, “Meteo in quattro quarti” e anche in “Cosmetico” dove fa capolino la tanto cara Nostra Signora della Dinamite) e si abbandona a sentimenti romantici (“A Occhi chiusi”). Ritorna anche un tema affrontato in tempi non sospetti, all’epoca di “Canzone della tolleranza e dell’amore universale”: il pericolo giallo, che questa volta dà il titolo al disco, ed è l’incipit di un modus operandi che si nutre di pericoli e allarmismi per veicolare le masse (verso la fine dell’ ‘800, rammenta Canali, si era generata la credenza che i popoli orientali costituissero una minaccia per il mondo occidentale). Chiude il cerchio “La fine del mondo”, suggestiva canzone presa in prestito da Aleph Viola, che ci proietta in uno scenario apocalittico dove l’attitudine di Canali non viene soffocata dall’imminente minaccia ed è anzi più viva che mai: “Ballo con le mie catene / Ballo con le mie catene per fare rumore / molto rumore” canta Giorgio, trasformando la fine in una festa ed in un inno alla libertà. E finché il rumore di Giorgio Canali e dei Rossofuoco si tradurrà in dischi come questo, non ci resta che goderne e auspicare che la fiamma che li divora continui a bruciare ardente.
Tracklist
01–C’era ancora il sole
02–Un filo di fumo
03–Morti per niente
04–Solo stupida poesia
05–Pericolo giallo
06–Pulizie etiche
07–Meteo in quattro quarti
08–Quando si spegne il sole
09–A occhi chiusi
10–Come si sta (La guerra di Pierrot)
11–Cosmetico
12–La fine del mondo
Voto 8.5