Sembrava quasi di aver assorbito l’impatto di Wall of Eyes e tutti i suoi echi. Ore passate a sezionare tutti i layer di una produzione fuori dal normale per quanto rivela con grazia tutte le sue sfumature, esibizioni live che prendevano la forma di manifestazioni semidivine, ed è proprio quel “semi” che ci porta oggi – a distanza di soli otto mesi – a chiederci nuovamente dove si trovino i The Smile, ora che Cutouts è fuori come terzo album in studio del trio Yorke – Greenwood – Skinner.
Malgrado sia facile cadere in inganno, anche Jonny Greenwood è un essere umano soggetto a rischi di salute: ad agosto arriva la notizia che la parte finale del tour estivo è cancellata per permettere al chitarrista di riprendersi da una grave infezione. L’evento ha evidentemente agito da catalizzatore per la band, che con tanto materiale già scritto (alcuni pezzi già in scaletta dalle primissime esibizioni live, quando avevano l’audacia di suonare inediti a raffica) reputa scelta saggia chiudersi in studio e rifinire il tutto in 10 brani per 44 minuti che offrono ai fan ulteriori rompicapo.
La produzione resta quella di Sam Petts-Davies, già rodata da Wall of Eyes e tante collaborazioni nell’universo-Radiohead, ma ci troviamo incredibilmente di fronte ad un lavoro molto diverso dal predecessore, a sua volta diverso da A Light for Attracting Attention (2022). La struttura fitta e corposa del precedente album rischia di proiettare un’ombra scomoda al primo ascolto, dato che in Cutouts troviamo meno dello stampo autoriale più canonico nel songwriting di Yorke: qui i giochi di riverbero, percussioni e riff assumono trame molto più avvolgenti, al punto di disorientare nuovamente non solo le nostre orecchie, ma l’intera percezione dell’entità ‘The Smile’.
Gli archi di Greenwood irrompono maggiormente come elemento compositivo (“Instant Psalm”, “Tiptoe”), e insieme ad una presenza elettronica mai così spinta precedentemente (“Don’t Get Me Started”) ridisegnano il nuovo volto dei The Smile: distorto, oscuro, concepito in una sorta di ipnosi cyber-distopica di cui l’artista Weirdcore cura e rappresenta il lato visual, lontano dal colorato lirismo co-diretto da Paul Thomas Anderson in Wall of Eyes. E se risulta strano seguire la batteria di Skinner, a tratti assente, a tratti predicatrice di ritmiche prodigiose (“Zero Sum”, “The Slip”), è più familiare ritrovarsi nei riff di Greenwood che strizzano l’occhio anche alle sue recenti collaborazioni in terra mediorentale (“Colours Fly”) e negli stilemi che caratterizzano Yorke solista (“Foreign Spies”, “No Words”).
Ma soprattutto colpiscono i richiami indiretti al lontano A Moon Shaped Pool in quella che risulta l’incarnazione del trio più vicina alle sonorità Radiohead, e con i continui rumours su un ritorno in studio non troppo lontano per la band di Oxford, Cutouts alimenta delle lecite suggestioni: per la prima volta dalla loro nascita, i The Smile lasciano in eredità al pubblico un cambio decisamente repentino e l’assunzione che non ci siano inediti pronti da incidere a breve. Ma cercare di decriptare l’identità artistica tout court di questo progetto è materia fuori dalla sfera delle logiche più vicine a noi: assistere al divenire dei The Smile è come ascoltare un oracolo musicale, imprevedibile e sempre pronto a ribaltare la realtà come in un gioco di specchi, di uguali e di opposti, rivelando messaggi che non coglieremo mai a fondo ma che eppure percepiamo nitidamente: un tratto che appartiene a menti illuminate che stanno irradiando la scena contemporanea col loro enigma.
Tracklist
- Foreign Spies
- Instant Psalm
- Zero Sum
- Colours Fly
- Eyes & Mouth
- Don’t Get Me Started
- Tiptoe
- The Slip
- No Words
- Bodies Laughing