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Ondalternativa

LUCIO CORSI – VOLEVO ESSERE UN DURO

 

Per tramontare in mare quanta luce serve?

Io son geloso anche del buio che mi è entrato nella testa,

non basta un soffio per liberar la mente.

 

Il 2025 verrà certamente ricordato, nell’ambito musicale, come l’anno in cui mezza Italia si è innamorata di Lucio Corsi. Altri, molti meno, tra i quali figura la sottoscritta, lo ricorderanno come l’anno in cui l’hanno visto volare. Non so se vi è mai capitato di incontrare un uccello selvatico, di quelli riservati, difficili da scovare per un occhio poco allenato, e stabilirci un contatto, ma vi spiego brevemente come funziona. Nell’attimo in cui incrocerete il suo sguardo vigile e attento, resterete immobili a godervi lo spettacolo raro di colori e suoni che emana finché, senza preavviso, aprirà le ali per andare sempre più in alto, diventando un tutt’uno col cielo.  Infine, lo guarderete galleggiare in un mondo che gli appartiene, mentre starete ancora lì, immobili e con i piedi ben piantati a terra, inclinando il collo e stringendo gli occhi per continuare a seguirne l’elegante danza sospesa. Ecco, a due mesi dall’uscita del suo quarto album in studio, senza alcun preavviso, Lucio Corsi ha ridestato un intero Paese da un beato letargo, riportando la musica e l’arte al centro di una scena incancrenita, spiccando il sospirato volo.

Non è un caso che, con buone probabilità, quello che non è da considerarsi il suo album più ispirato, sarà invece quello che registrerà il più alto numero di vendite; e non ci troviamo innanzi ad un paradosso. Volevo essere un duro è infatti il disco di svolta nella carriera del cantautore grossetano, un passaggio chiave del suo percorso artistico che lo proietta, come di diritto, a ritagliarsi il posto che merita nella storia della musica italiana.

ph. Simone Biavati

In questa particolare e delicata fase della sua carriera a mutare non è solamente il contesto che gli ruota attorno, ma è lampante il cambiamento di prospettiva nella sua stessa poesia. Lucio Corsi non cerca più, infatti, fra gli alberi, nei campi o in universi lontani le parole adatte; ma in mezzo alle strade battute con le sue scarpe, nelle stanze intrise del fumo delle sue sigarette, nelle storie delle persone che hanno condiviso con lui un pezzo del suo cammino. Continuando con l’idea narrativa intrapresa fin dal primo Ep (Altalena Boy / Vetulonia Dakar), la copertina è un quadro di Nicoletta Rabiti (sua madre), venuto alla luce due anni prima di lui – il quadro è datato 1991, mentre Corsi è classe 1993 – e, malgrado questo, in grado di cogliere tutte le più sottili sfumature della sua musica. Prodotto, come di consueto, insieme alle sapienti mani del fidato Antonio “Cuper” Cupertino e dall’inseparabile spalla Tommaso Ottomano, nel suo ultimo capitolo discografico, Lucio apre uno spiraglio considerevole di una porta che dà direttamente sul suo mondo, fino ad oggi rimasta quasi completamente chiusa.

Ritroviamo storie e volti che erano in viaggio da tempo con lui, in tour: “Francis Delacroix”, il cui testo continua nel suo processo di mutevolezza che, a detta dell’autore, non è ancora volto al termine; o Rocco Giovannoni, il bullo protagonista di “Let There Be Rocko”, qui rivestita a festa in perfetto stile Jailhouse Rock.  Oltre ai due singoli, di cui già ampiamente si è parlato in questi mesi, l’altra “non novità” è “Nel cuore della notte”, che è stata un bellissimo regalo scartato, con un video su YouTube, la vigilia di Natale. Sei minuti abbondanti di piano e voce in cui si animano storie di camionisti in viaggio verso casa, gatti che giocano alla roulette con le rimanenti vite, ai quali fa da cornice l’amicizia, quella vera.

“Sigarette” e “Situazione complicata” sono, a ben vedere, le vere sorprese di questo disco. La prima, forse il brano che preferisco, dall’arrangiamento semplice e sognante, con un testo intimo e delicato e, la seconda, una tragicomica lezione di stile, con tanto di autocitazione sul finale, con quel “la la lalla” che è un biglietto per rimettere un piede direttamente a bordo dell’Astronave Giradisco. Ma solo per pochi istanti, perché “Let There Be Rocko” e “Questa vita” sono ulteriormente ricche di contaminazioni, stili ed influenze, sospese fra i testi visionari alla Ivan Graziani e costruzioni melodiche alla Rino Gaetano, con il divertentissimo arrangiamento messo in piedi in quest’ultima. A proposito di arrangiamenti, nei credits del disco andiamo a scovare, fra i tanti, anche due quinti della Bbanda (no, non si tratta di un refuso) che accompagna Lucio in tour, con Filippo Scandroglio al basso in “Let There Be Rocko” e Marco Ronconi alla batteria in “Tu sei il mattino”, “Volevo essere un duro” e “Questa vita”; mentre a guidare fiati ed archi in diversi brani sono incaricati due maestri come Davide Rossi ed Enrico Gabrielli.

In fin dei conti, Volevo essere un duro è disco spartiacque non solo per la carriera di Lucio Corsi, ma anche per l’universo musicale italiano che, da oggi, si è finalmente accorto di questa luminosissima stella. Non possiamo che augurargli di brillare almeno “per altri centoventi, per altri mille anni”.

 

 

Tracklist:

Tu sei il mattino

Sigarette

Volevo essere un duro

Francis Delacroix

Let There Be Rocko

Il Re del rave

Situazione complicata

Questa vita

Nel cuore della notte

Immagine che rappresenta l'autore: Alessandra Sandroni

Autore:

Alessandra Sandroni