Non è mai facile iniziare a parlare di un mostro sacro quale Steve Hackett e dei suoi lavori, che si sono sempre dimostrati degni del nome che porta, perché confrontarsi con un ex Genesis non è come a dirlo.
“Wolflight” è il titolo del nuovo full lenght: dieci brani in perfetto stile Hackett, che fanno assaporare buona musica sin dal pezzo strumentale introduttivo, “Out of the Body” al quale è lasciato il compito di introdurre l’ascoltatore in questo viaggio spazio-temporale nel passato dei tempi e del musicista stesso. A seguire la titol track: otto minuti di fascinazioni orientali davvero ben amalgamate all’inconfondibile tocco di Hackett.
Fin da subito l’impressione è quella di trovarsi di fronte non semplicemente ad un veterano della, lasciatemelo dire, buona musica, ma anche e soprattutto davanti ad una fonte di ispirazione che pare inesauribile: non pare esserci pecca, già dal primo ascolto, in questo disco che è un alternarsi di ritmi e influenze davvero sapiente. Indubbiamente da mezionare “Corycian Fire” che ha la forza di un’iniziazione ellenica a tutti gli effetti, tanto da ricordare “Kashmir”, e “Black Thunder” che, all’altro lato del mondo, fa bella mostra di cupi sapori tutti americani.
Metodo, maniera e fedeltà a se stessi insomma, ma anche quella capacità di saper introdurre qualcosa di nuovo ed affascinante, sempre: ecco il brevissimo sunto di questo album, che si chiude con “Heart Song”, pezzo che sembra voler ripercorrere l’intera storia del rock in meno di quattro minuti…e ci riesce anche.
Applausi. Non c’è che dire.
01. Out of the Body
02. Wolflight
03. Love Song to a Vampire
04. The Wheel’s Turning
05. Corycian Fire
06. Earthshine
07. Loving Sea
08. Black Thunder
09. Dust and Dreams
10. Heart Song
Recensione a cura di: Gogo Wild