Nel 1963 usciva The Bell Jar, romanzo che narra delle derive psicotiche di una ragazza che lavora presso una rivista newyorkese. A pochi mesi dalla sua pubblicazione, l’autrice Sylvia Plath, in un tragico parallelismo con la protagonista del suo romanzo, si toglieva la vita in seguito a lunghi periodi di depressione.
Nel 2013, per il cinquantennale della pubblicazione del romanzo, il Durham Book Festival commissiona all’artista folk britannica Kathryn Williams un tributo musicale. Il lavoro di analisi, comprensione ed immedesimazione che la Williams ha dovuto compiere per quella che doveva essere un’esperienza estemporanea l’ha poi portata alla realizzazione di un intero album ispirato a The Bell Jar.
Hypoxia, questo il titolo dell’LP, è quindi una sorta di concept-album. Attenzione però, seppure in molti potrebbero credere che la non conoscenza del libro porti inevitabilmente ad una sottovalutazione dell’album, non è questo uno dei casi.
Le atmosfere tendono a creare momenti di profonda riflessione, quasi in contrasto con lo stato di ipossia cui fa riferimento il titolo del disco. Se il folk resta l’elemento fondante del disco, il ricorso ad accenni elettronici mai invasivi e vagamente trip-hop, riesce ad impreziosire e ad attualizzare il tutto.
Resta da chiedersi quanto la Williams sia riuscita a lasciarsi andare ad una scrittura totalmente libera o quanto la necessità di creare un collegamento con il lavoro di Sylvia Plath l’abbia, in realtà, indirizzata su binari piuttosto obbligati.
01. Electric
02. Mirrors
03. Battleships
04. Cuckoo
05. Beating Heart
06. Tango With Marco
07. When Nothing Meant Less
08. The Mind Is Its Own Place
09. Part of Us
Recensione a cura di: Captain Eloi