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Ondalternativa

White Lies – Five

Non ho mai capito la definizione dei generi musicali che viene attribuito a certe band, anzi mi girano proprio i coglioni. Indie ha un significato che esula dal tipo di musica, intende la volontà di un gruppo di musicisti che vogliono fare le loro canzoni senza compromessi, lontano dalle regole di mercato delle Major discografiche. Non è un cazzo di genere, ma una scelta di mercato.

Allo stesso modo, la definizione Post-Punk non mi riesce a piacere, quantomeno per le band a cui viene attribuito. Wikipedia definisce White Lines con entrambi i termini. Cazzate.

Al loro quinto lavoro White Lines non hanno proprio niente di Punk, e dopo essere arrivati immediatamente primi in classifica con il primo LP non mi fanno pensare a un merdoso Indie post Millennium. Le loro canzoni sono Pop, arrangiate, dinamiche e riflessive. Certo, i richiami chiari ai Joy Division che ritroviamo anche in Interpol e Editor contemporanei al progetto di Harry MacVeigh sono chiarissimi, ma l’attitudine è ciò che davvero conta.

Time To Give, apre il disco con un incedere da ballata, le tastiere introducono la strofa che si distende a lungo prima dell’ingresso della band. Brano Pop ben fatto, con la voce profonda e seriosa che cita il Curtis di Closer, in un contesto decisamente British anni 80.

Il disco prosegue così, brano pop dopo brano pop. Sofisticato, controllato ed elegante. Sembra che il Trio di Eeling abbia trovato un modello compositivo e ci sia accomodato come su un divano. Sembra un disco per lei che è andata via, scritta da un uomo stanco di aver sprigionato ogni energia per accogliere, ascoltare, assecondare le psicosi di una donna che forse non ama se stessa. Per questo non è in grado di capire l’amore di quell’uomo.

Come a Tokio e New York, in ogni città c’è China Town, ma nessuna è come te. Ecco il sunto di questo lavoro, pregevole ma stanco, doloroso ma sapientemente Pop. Insomma un disco che vira più verso il Pop Wave (per dirla con un altro termine del cazzo) e che perde un po’ quella freschezza quasi immobile di quella scena che dieci anni fa sembrava magari meno consapevole ma sicuramente più fresca. La chiusura con Fire And Wings sembra ancora più demotivata, come se segnasse la fine di un genere che non ha saputo più rinnovarsi, vittima della sua seppur bellissima tristezza.

Tracklist:

  1. Time to Give
  2. Never Alone
  3. Finish Line
  4. Kick Me
  5. Tokio
  6. Jo?
  7. Denial
  8. Believe it
  9. Fire And Wings

 

A cura di: ffgallarati

Immagine che rappresenta l'autore: Tatiana Granata

Autore:

Tatiana Granata