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Ondalternativa

The Smile – Wall of Eyes

Recensione a cura di Davide Capuano

Che Wall of Eyes fosse uno degli album più attesi nel radar delle grandi uscite internazionali era cosa nota: come se non bastassero le grandi firme dietro gli otto brani del ritorno dei The Smile e la totale rottura degli equilibri del panorama contemporaneo causata dall’esordio (A Light for Attracting Attention, 2022), il trio si era già ampiamente divertito a comporre e suonare larga parte dei brani durante tour di presentazione del primo album, tra lo stupore generale del pubblico che da un giorno all’altro poteva imbattersi in pezzi scritti qualche ora prima e presentati in première, disseminando indizi su cosa stava bollendo in pentola mentre Yorke e soci performavano in giro per il mondo. Poi un silenzio di qualche mese, a cui avevano fatto seguito le solite voci di un ritorno dei Radiohead – che continuano ad ossessionare una buona fetta della fanbase – e l’annuncio ufficiale, arrivato in autunno, del secondo capitolo di questo side-project che per la sua dirompente forza creativa riesce ad accentrare a sé tutte le speranzose attenzioni puntate su un eventuale successore di A Moon Shaped Pool.

ph. Frank Lebon

Quello che cattura del trio Yorke – Greenwood – Skinner è la loro naturale alchimia, capace di fondere più scenari sonori grazie al loro talento smisurato, unito a una maturità ormai raggiunta a pieni voti soprattutto dai due membri più illuminati dai riflettori: le labirintiche melodie di Thom Yorke sposano la maestria compositiva di Greenwood, già autore brillante di svariate O.S.T. per registi come Pablo Larraín e Paul Thomas Anderson – che firma i videoclip della title track e di “Friend of a Friend” -, accompagnate dalla batteria di stampo jazz di Tom Skinner (ex Sons of Kemet) che qui trova suggestivi soundscapes per dettare trame ritmiche ipnotiche. Dietro le quinte non figura più Nigel Goldrich, produttore di lunga data dei Radiohead, ma Sam Petts-Davies che con Yorke ha già lavorato sulla colonna sonora di Suspiria, e forse questa scelta artistica si rivela essere un’interessante chiave di lettura dell’album.

 

Se A Light for Attracting Attention aveva annunciato la nascita di questo spin-off ottenendo una gran risonanza grazie alla capacità di rimescolare molti elementi Radiohead-style in un ibrido dalla sua forte identità – che ora suona quasi come irriverente nel tentativo di coniugare atmosfere profonde e dense a una forma-canzone tipica della band di Oxford – ipnotizzando tutti a colpi di frenetici ritmi math e ballad sospese, Wall of Eyes sembra il prodotto di una band che di mezzo ha vissuto altre due carriere, e invece sono passati a malapena due anni. Molti si saranno fiondati alla ricerca di riff accattivanti, finendo a vagare nelle sonorità eteree e decisamente più cinematiche disseminate su larga parte degli otto brani, in cui la batteria tight di Skinner risulta ‘sacrificata’ all’altare di synth che fanno da tappeto a quasi tutto l’album, impreziosendo di un’aura da quadro romantico ballad come la title track o “I Quit”; le atmosfere nebbiose vengono sospese ora da brani più cerebrali e incalzanti quasi-prog (“Read the Room”, “Under Our Pillows”), ora da composizioni coese e ben riuscite quali “Teleharmonic” e “Bending Hectic”sicuramente il passaggio in cui il trio ha voluto regalare più spazio all’estro creativo che li ha guidati in questo lavoro.

Il risultato è un lavoro imprevedibile tanto quanto il predecessore ma decisamente più stratificato, in cui ci si perde dal primissimo ascolto alla vana ricerca di quelle sonorità più sfrontate a cui l’orecchio si era ingannevolmente abituato e scoprendo d’altro canto quanto fosse ancora inesplorato il lato più ‘slegato’ della cifra compositiva dei The Smile, alimentando una genuina curiosità per il tour dei prossimi mesi. Pur comprendendo un precoce sentimento di nostalgia passata per A Light for Attracting Attention, viene da chiedersi quanti artisti riescano a lasciare un’impronta di questa portata in così poco tempo, creando un sentimento così astratto tra quello che è stato e quello che verrà, sospeso nelle atmosfere liminali di un’opera di primo livello che non può che renderci fortunati di esperire il vivido presente creativo del trio.

 

Tracklist

  1. Wall of Eyes
  2. Teleharmonic
  3. Read the Room
  4. Under Our Pillows
  5. Friend of a Friend
  6. I Quit
  7. Bending Hectic
  8. You Know Me!
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