(2025, Fair Youth)
Se con Madra gli irlandesi NewDad si erano fatti notare, con questo secondo disco la band guidata da Julie Dawson prova a spiccare il volo definitivamente e il talento pare esserci per provare a diventare un nuovo punto di riferimento nella scena shoegaze: i ragazzi di Galway riescono a trovare la giusta misura tra pop e svisate più d’atmosfera, ammiccando di volta in volta a riferimenti diversi, dai Cranberries (“Pretty”) ai Pixies (nei brani più rabbiosi come “Roobosh”) fino ai Cure (“Heavyweight”).
Altar è l’altare del sacrificio, che è il tema di tutto il disco, un lavoro che però appare, tra malinconie e rassegnazioni, cercare sempre una strada verso la luce, metaforicamente ben incarnata dalla voce della Dawson che illumina tutto e dà letteralmente corpo ai brani.
E’ la voce il punto focale che differenzia i NewDad da tante altre band shoegaze/dream-pop che stanno uscendo fuori negli ultimi anni: riesce ad infilarsi negli insterstizi di ogni canzone e a farsi di volta in volta ficcante, sensuale, maliziosa (“Misery”) o rabbiosa, per poi un attimo tornare lieve e purissima (vedi il gioiello “Sinking kind of feeling”, da brividi)
Se è vero l’adagio per il quale il secondo album è sempre il più difficile nella carriera di un artista, come diceva Caparezza, i NewDad fanno clamorosamente centro e confermano una crescita esponenziale, la stessa crescita di cui parlano lungo i dodici brani del disco, perché solo attraverso il dolore, la perdita, la frustrazione si può poi tornare a rivedere la luce.
Tracklist
- Other Side
- Heavyweight
- Pretty
- Roobosh
- Misery
- Sinking Kind of Feeling
- Puzzle
- Entertainer
- Everything I Wanted
- Mr Cold Embrace
- Vertigo
- Something’s Broken