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The Chasing Monster – Errant

I nostri mostri italiani preferiti son tornati! A due di distanza dal loro debut album, Tales, andato sold out nel giro di pochissimo tempo e spopolato alla grande per tutta Europa, i Chasing Monsterpubblicano un nuovo album dal titolo tanto suggestivo quanto indicativo del loro percorso artistico e della loro identità musicale maturata finora. Errant, uscito lo scorso 10 maggio per Antigony Records, porta i segni di un’avvenuta crescita nel suono da parte della band post-rock viterbese, mantenendo però intatta l’essenza che avevamo riscontrato nel loro primo disco.

Si tratta di un album meno cupo del precedente, che gioca maggiormente con i contrasti di luci ed ombre, trasposti dal punto di vista ritmico in modulazioni sonore che alternano passaggi distesi a muri che si innalzano prepotenti per poi di nuovo frantumarsi in fatue polveri sottili. Stavolta la narrazione viene affidata esclusivamente alla parte strumentale, senza far ricorso allo spoken che aveva inframezzato i vari Atti di Tales, e ci racconta la storia di un viaggiatore errante che vaga senza meta facendosi investire da tutte le esperienze e da tutti gli elementi che incontra. Acqua, terra, aria e fuoco (rintracciabili nei titoli della tracklist) si incontrano in un turbinio di sensazioni contrastanti che coniugano nei suoni tutta la fluidità, la solidità, il respiro e l’elettricità.

Dal punto di vista strutturale ogni pezzo segue un proprio percorso ritmico ben definito. Si parte dalla traccia opener, “Oceano”, con un’incalzante progressione avviata timidamente con i suoni affettati di synth e i tintinnii chitarristici avvolti da lievi linee di basso e una batteria che marca piano l’incedere del pezzo per poi scoppiare in deflagrazioni elettriche degne delle migliori band post-rock in circolazione. Le restanti tracce si avvicendano tra momenti di ciclicità e progressioni inattese, alternando capitoli in cui le distensioni si adagiano in cornici di rarefazione onirica e venature prog, variamente marcate nell’intensità, a momenti in cui i fraseggi si inerpicano in risoluzioni psichedeliche in pieno stile settantiano e non disdegnano, più che volentieri, di impiegare un approccio definibile post-metal per alcuni aspetti.

Il grande punto di forza del disco è che tali caratteristiche si incontrano insieme come fossero un unico flusso e ritornano tra i vari pezzi a rendere l’unicità della narrazione finale. Benché, come già detto in precedenza, ogni traccia presenti una propria identità è nell’ascolto complessivo che si riescono a cogliere tutti i dettagli nella loro complessità, come un quadro puntinista fatto di piccoli tocchi apparentemente disconnessi gli uni dagli altri se visti da troppo vicino.

Si prendono i loro tempi, non hanno fretta di risolvere un discorso che sembra esattamente portarli dove vogliono arrivare. Ed è ottima la chiusa di “There’s No place Like Home”, leggera dipartita dopo aver finalmente conquistato il regno di Shambhala (per citare il titolo del film d’animazione della saga Fullmetal Alchemist), che è appunto il luogo mitico a cui è dedicata la penultima traccia, il momento di rivelazione epifanica prima del ritorno a casa.

Infine, un bel lavoro sia a livello di suono che dal punto di vista concettuale; un viaggio di scoperta che ha luogo soprattutto all’interno di loro stessi: “La creazione di questo album ha richiesto una ricerca approfondita all’interno di noi stessi. Abbiamo messo alla prova noi stessi anche dal punto di vista umano, abbiamo sperimentato nuove cose e abbiamo provato a prendere strade diverse” hanno dichiarato prima dell’uscita del disco.  Noi diremmo che ci sono riusciti!

 

Tracklist:

  1. Oceano
  2. Beyond The Fireflies Realm
  3. The Great Climb
  4. A Bridge Between
  5. Beneath The Desert
  6. Shambhala
  7. There’s No Place Like Home

 

A cura di: Francesca Mastracci

Immagine che rappresenta l'autore: Francesca Mastracci

Autore:

Francesca Mastracci