Recensione a cura di Francesca Mastracci
Era il 2012 e il power trio canadese Metz pubblicava l’album di debutto dal titolo eponimo che nel giro di pochissimo tempo gli avrebbe valso l’assunzione a ‘nuova leva del post-hardcore’, catalizzando l’interesse sia di un certo pubblico nostalgico del grunge e del noise novantiani e sia della critica musicale ad ampio raggio. Suoni aspri ed angolari, deflagrazioni post-hardcore diluite in un connubio interessante che riuniva grunge e shoegaze: un’opera prima che sconvolse per la potenza espressiva di cui era composta, così diretta, fragorosa, urticante, propulsiva.
Stacco.
Dodici anni e quattro dischi dopo, i Metz tornano con un album che dell’abrasività degli albori conserva qualche sotterraneo, ma persistente, ricordo. Tuttavia, se è vero che i Metz non si sono mai prestati a spicce classificazioni, è vero anche che liquidarli oggi come “più melodici” (come mi è capitato di leggere in giro) sarebbe quanto di più riduttivo e superficiale possibile. Non solo perché tale definizione non terrebbe conto di tutte le stratificazioni che costituiscono il palinsesto sonoro di questo ultimo disco, ma perché non renderebbe giustizia a quella certa inconfondibile riconoscibilità che, tenuti conto dei debiti mutamenti stilistici, vede comunque lo stesso fulcro propulsore noise/post-hardcore del primo disco al suo centro.
Indicative a tal proposito le parole del cantante e chitarrista Alex Edkins che commenta l’uscita di Up On Gravity Hill come la realizzazione del disco che maggiormente si discosta, anche a livello programmatico, da qualsiasi linea di definizione:
Non siamo mai stati abbastanza duri per piacere ai puristi del metal e dell’hardcore e d’altra parte suoniamo troppo pesanti per l’indie rock. Non abbiamo una casella in cui metterci – e va bene così. Siamo al di là di queste classificazioni. E questo disco lo rende ancora più chiaro.
Up On Gravity Hill si presenta come un salto nel vuoto, un’attrazione violenta ed inspiegabile verso un magnetismo dove la forza di gravità sfida le leggi della natura, nel mezzo di colline che restituiscono il moto intrappolandolo nel suo opposto.
Così il suono si fa sospeso, a volte rarefatto, tra strati di dissonante irrequietezza ritmica e andirivieni vorticanti di riverberi, in un gioco di luci ed ombre che viene ben cristallizzato dall’immagine in copertina.
Otto tracce super serrate, in pieno stile Metz, per un totale di poco più di mezz’ora.
Il viaggio parte con un ronzio che si insinua sempre più ficcante diramandosi nel pezzo bicefalo “No Reservation/Love Comes Crashing”, arricchito dalla presenza agli archi di Owen Pallett che vengono inseriti sommessamente tra le chitarre effettate e una sezione ritmica poderosa.
Il resto del lotto procede alternando momenti in cui ci sembra quasi di essere trascinati in uno spazio onirico rassicurante (“Glass Eyes”) ad altri in cui le melodie angolari creano un’ossessiva ripetitività a tratti claustrofobica (“Entwined (Street Light Buzz)”).
Troviamo poi le sfuriate nu-gaze totalmente allucinate di “Wound Tight”, il post-punk cesellato dai riff di chitarra che si ricorrono negli ipnotici pattern ritmici di “Superior Mirage”, l’alt soffuso ma squisitamente nevrotico e disturbante di “99”. E infine, una chiusa che sembra coglierci di sorpresa, portando all’estremo il discorso sull’armonia che si era andato ad insinuare lungo tutte le precedenti tracce e trova espressione estrema nella ballad psichedelica “Light Your Way Home” (con la partecipazione di Amber Webber dei Black Mountain).
Le nervose decostruzioni messe in atto nel corso di più di un decennio stanno trovando una nuova forma per il trio di Toronto laddove il fragore caotico pare abbia intenzione di mettersi al servizio di ritmi forse meno serrati, ma certamente più complessi, che ammiccano non di rado ad un incedere quasi cinematico (complice a tal proposito il progetto solista di Edkins come compositore di colonne sonore avviato qualche anno fa).
Un disco che abbiamo apprezzato molto e che, con verosimile probabilità, candidiamo già tra la pole delle migliori uscite dell’anno.
TRACKLIST:
1.No Reservation / Love Comes Crashing
2.Glass Eye
3.Entwined (Street Light Buzz)
4.99
5.Superior Mirage
6.Wound Tight
7.Never Still Again
8.Light Your Way Home