Sono una delle band più giovani tra gli ospiti della venticinquesima edizione
di Tavagnasco Rock e apriranno il concerto degli Orage Venerdì 2 Maggio, hanno iniziato
la loro carriera da giovanissimi durante i
primi anni del liceo con il nome Iubal Folk, per poi diventare Iubal Kollettivo
musicale nel periodo universitario ed ora si presentano semplicemente Iubal.
Ribelli, genuini e simpatici, non hanno mai avuto paura di dire ciò che
pensavano e di denunciare con la loro musica le ingiustizie di questa società e
di questo mondo conformista. Alberto, Andrea, Carlo Alberto, Luca, Matteo e Umberto, gli
Iubal sono molto più di una semplice band,
sono un vero e proprio "kollettivo" di amici che non smetterà mai di
condividere insieme l’amore per la musica, ecco la loro intervista:
Come, quando e dove vi siete conosciuti?
Molti Iubal si conoscevano da prima di suonare insieme. Eravamo amici o avevamo degli
amici in comune.
Aosta è piccola: alcuni erano compagni di scuola o di classe. Il gruppo si è formato
all’inizio del 2003, quando
facevamo le superiori.
Da quanto tempo suonate assieme?
La prima esibizione dal vivo risale al 31 maggio del 2003. Un concerto ad Aosta, in piazza
della Cattedrale.
Abbiamo fatto da spalla a Naif Herin. Facendo un rapido calcolo suoniamo insieme da
quasi undici anni.
Ci sono stati dei cambi di formazione nel corso degli anni?
Sì. Metà della prima formazione durante gli ultimi anni ha smesso di esibirsi in concerto.
Sono gli Iubal
emeriti. Non è che abbiano lasciato veramente il gruppo. Ci seguono e ci sostengono
sempre, anche se non
salgono più sul palco con noi. Nel frattempo sono entrati nel gruppo altri amici, belle
persone, buoni
musicisti.
Qual è la canzone preferita del gruppo? Quella che vi piace suonare assieme anche
solo per riscaldarvi?
La canzone preferita dal gruppo è sempre la prossima. Adesso stiamo lavorando agli
arrangiamenti di tre o
quattro pezzi nuovi e abbiamo molta voglia di suonarli. Proviamo modifiche e
miglioramenti, cerchiamo il
suono giusto. Quando abbiamo una canzone nuova la suoniamo spesso, anche durante il
soundcheck.
Vi siete ispirati a qualche artista famoso?
A dire la verità no, a nessuno in particolare. Le ispirazioni sono tante. Ognuno di noi ha i
suoi gusti e i suoi
ascolti. Quando qualcosa ci colpisce lo condividiamo con gli altri, come si fa normalmente
tra amici. È
difficile trovare un legame diretto. D’altra parte prendiamo un campione casuale di artisti
che ci è capitato di
ascoltare insieme, ad esempio: Snarky Puppy, L�nasa, Die Antwoord, Fabrizio De Andrè,
Balkan Beat Box,
Perturbazione… Cos’hanno in comune fra di loro e con noi? Apparentemente niente.
Eppure esercitano
sicuramente un’influenza.
Come definite la vostra musica?
Facciamo una grande fatica a definirci in termini di genere musicale. Se qualcuno dopo
averci ascoltati vuole
tentare di incasellarci faccia pure, ma è un esercizio sterile. Non porta da nessuna parte.
Le etichette in musica
lasciano il tempo che trovano. Ci sono alcuni aspetti della nostra produzione facili da
capire e collegare a
categorie grandi e piuttosto vaghe: il cantautorato, il rock, i repertori etnici. Tutto vero e
innegabile, ma è
comunque una semplificazione.
Siete arrivati a 100 concerti, vi piace suonare davanti a tanta gente? Avete
aumentato il seguito durante
gli anni?
Ci piace suonare davanti alle persone che "sentono" il concerto. Possono essere in tanti
o in pochi. Possono
ascoltare assorti o cantare le canzoni insieme a noi, ballando. A noi basta che vivano
intensamente quel
momento. Da un paio d’anni a questa parte quando suoniamo dalle nostre parti, ad Aosta
o a Torino,
troviamo spesso un pubblico di affezionati, numeroso ed entusiasta. E quando suoniamo
in giro, dove la gente
non ci conosce ancora, non ci possiamo lamentare, abbiamo dei buoni riscontri.
Ci sono stati altri cambiamenti, oltre ai membri, all’interno del gruppo durante il
vostro percorso? Quali?
Cambiamenti netti non sembrerebbe. C’è stata una graduale evoluzione. Con
l’esperienza abbiamo imparato
tante cose su come si gestiscono le prove e i concerti, su come si registrano i dischi, su
come si utilizzano i
mezzi di comunicazione. Soprattutto è evoluto il nostro suono, il modo in cui scriviamo e
arrangiamo le
canzoni. Questa è la cosa più importante. Ogni brano della nostra produzione s’inserisce
in questo percorso.
Se una cosa funziona non ci accontentiamo di ripetere gli stessi meccanismi. Ogni disco,
ogni pezzo che
facciamo dev’essere nuovo, deve colpire. A rischio di scontentare chi si era affezionato
allo stile specifico di un
certo momento o di un certo brano.
Perchè avete deciso di chiamare il gruppo così? Com’è nata l’idea? Soprattutto,
perchè è cambiato più volte
il nome?
Iubal è un discendente di Caino. È il padre mitico di tutti i suonatori, così come suo
fratello Iabal è il padre
dei nomadi. Ci divertiva questo pregiudizio biblico che accomuna zingari e musicisti nella
parte più cattiva e
inaffidabile dell’umanità. Undici anni fa nel nome c’era anche la parola Folk. L’abbiamo
dovuta togliere molto
presto per i motivi che abbiamo detto prima: le etichette e i generi ci stanno stretti.
L’avevamo sostituita con
una sorta di sottotitolo che serviva a spiegare chi eravamo e cosa facevamo: Kollettivo
Musicale. Troppo
lungo. Ora facciamo a meno anche di quello. D’altra parte per chi ci segue da sempre
siamo gli Iubal. Punto.
Guccini diceva: , cosa ne pensate di
questa frase?
A essere precisi la canzone di Guccini dice: "però non ho mai detto che a canzoni si fan
rivoluzioni, si possa
far poesia". È uno sfogo contro i suoi critici. Prosegue dicendo: "io canto quando posso,
come posso, quando
ne ho voglia senza applausi o fischi: vendere o no non passa fra i miei rischi, non
comprate i miei dischi e
sputatemi addosso". Tutta la canzone è una bella invettiva, molto potente. Sì, potremmo
quasi sottoscriverla.
Vi definite anticonformisti, che cos’è per voi il conformismo?
Quello che è per tutti: l’obbedienza acritica. Copiare gli atteggiamenti e le opinioni
prevalenti. Il consumismo.
In termini artistici essere conformisti è scegliere sentieri già battuti. Un controsenso:
essere dei creativi che
non creano niente di nuovo. L’autoproduzione è già di per sè un buon vaccino. Artigianato
e consumismo
non vanno troppo d’accordo.
Con quale artista famoso vi piacerebbe collaborare?
Perchè dev’essere famoso?
L’importante è che sia bravo. Una volta facendo musica di
strada in Toscana
abbiamo conosciuto un fisarmonicista rom. Veniva dall’Europa orientale ed era un
fenomeno. Una tecnica e
una musicalità fuori dal comune. Si chiamava Kostel. Sarebbe bello fare dei concerti o dei
dischi insieme a
persone con quel talento.
Oggi come oggi è importante che un artista si occupi di problemi sociali e politici?
No. Oggi come oggi è importante che ogni cittadino si occupi di problemi sociali. A forza
di delegare o,
peggio, di denigrare i politici dicendo "fanno tutti schifo, rubano tutti allo stesso modo"
stiamo andando
sempre peggio. Occuparsi di politica significa soprattutto fare scelte consapevoli ogni
giorno. Sul luogo di
lavoro o di studio, facendo la spesa, leggendo, informandosi. Chiediamoci che cosa fanno
le banche coi nostri
risparmi. Questo è occuparsi di politica.
Potete decidere di partecipare ad una cena con uno tra i maggiori esponenti politici
del momento,
scegliete: Renzi, Berlusconi o Grillo?
È difficile. Sono tre tipi simpatici e hanno l’aria di chi conosce un sacco di barzellette.
Comunque nessuno dei
tre. Devono avere tanti impegni e ultimamente anche noi siamo tutti molto occupati con il
lavoro o gli esami
all’università. Per cui se abbiamo tempo preferiamo una cenetta e una bottiglia di vino fra
di noi e con i nostri
amici.
C’è un politico che vi piace, che vi piacerebbe invitare ad un vostro concerto?
C’è un ragazzo della nostra età. Si chiama Andrea Padovani e vive ad Aosta. Non è
esattamente un politico,
ma si è sempre impegnato per la collettività. Adesso è candidato alle elezioni europee
nella lista ‘L’Altra
Europa con Tsipras’. Non c’è bisogno d’invitarlo perchè raramente si perde una nostra
serata. In ogni caso gli
facciamo un grande in bocca al lupo.
É possibile trovare ogni informazione sugli Iubal sul sito www.iubalkollettivomusicale.it
intervista a cura di Simone Nigrisoli