Recensione a cura di Alessandra Sandroni
A otto anni dall’uscita del secondo volume de L’arte della guerra torna con un nuovo disco Giuliano Dottori, che in questi anni abbiamo intravisto dietro le quinte di diversi progetti: mentre si destreggiava tra colonne sonore, produzioni musicali e podcast (il suo podcast “Architettura di una canzone” vince lo scorso anno la prima edizione de “Il Pod – Italian Podcast Award” nella categoria “Migliore creatività originale”), il cantautore ha confezionato con cura gli otto brani che vanno a comporre “La vita nel frattempo”, che uscirà inizialmente solo in formato vinile e digital download. L’intenzione dietro questa scelta sembrerebbe essere quella di invogliare un pubblico ormai distratto dalla fluidità delle app di streaming ad assaporarsi il disco. A gustarlo con lentezza, la stessa con cui è stato ideato e realizzato. E Dottori, in quanto padre orgoglioso, nel mese che ne ha preceduto l’uscita ha sviscerato la sua creatura attraverso un podcast e la newsletter in cui, un pezzo per volta, andava a raccontarci un nuovo brano. Quel che ne è uscito, e vi invito a recuperare le sue riflessioni se ancora non l’aveste fatto, è un flusso di coscienza intimo ed evocativo che lascia intravedere uno spiraglio abbastanza ampio del lato emotivo su cui sono stati costruite queste otto canzoni.
Nonostante l’importanza e il peso dei testi gli arrangiamenti non sono stati messi in secondo piano e anzi, nella maggior parte di brani Dottori si è, presumo, divertito a sperimentare con i suoni spostandosi un po’ dalla sua confort zone per navigare in acque nuove. Una vena elettronica percorre tutto il disco, a partire da “Addio sogni di gloria”, dove si alterna a piano e voce; per attraversare “Torna sempre il sole”, una canzone che è una carezza. Secondo singolo estratto del disco, il brano è uscito con un video girato dal figlio, Lapo Dottori, ed è una vera chicca.
Si spinge ancora più in là il cantautore con “E’ meglio lasciar stare”, dove oltre alle ritmiche sinuose si aggiunge una trascinante esecuzione del cantato con tanto di sezione rappata. C’è da dire che, nonostante sia interessante e convincente anche quando veste panni nuovi, è quando torna a costruire su piano e voce che Dottori tira fuori il meglio di sé. “America, Americae” è l’esempio lampante di quanto tutto si incastri perfettamente e con una semplicità disarmante quando si abbandona a ciò che più gli viene naturale. Una canzone bellissima, articolata ma al contempo lineare, che lo stesso autore confessa essere “un cantiere” tante sono le volte che ha voluto riprenderla, modificarla, ristrutturarla e che se potesse probabilmente cambierebbe ancora. Per quel che vale puoi lasciarla andare Giuliano, perché è davvero perfetta così.
La sensazione di aver accesso ad uno spiraglio recondito e prezioso del vissuto di Dottori è evidente in alcuni testi più di altri (su tutte “Il grande drago verde” e “Radisson, Baje James”) e la cura e la minuzia con cui sono stati realizzati gli arrangiamenti dei brani sono l’ennesima conferma che, di artisti come lui in Italia, ne abbiamo un gran bisogno.
Bentornato.
Tracklist
- Addio sogni di gloria
- Torna sempre il sole
- È meglio lasciar stare
- La vita nel frattempo
- America, Americae
- Il grande drago verde
- Tra le foglie
- Radisson, Baje James
Voto 8