Recensione a cura di Davide Capuano
Si può partire dai paesaggi verdi e rigogliosi del lago di Garda e arrivare in una manciata di minuti nelle lande più desertiche del centro America? Come un melting pot di diverse etnie e influenze musicali, Players Will Play, Lovers Will Pay è il frutto di un lavoro di lunga ricerca e sperimentazione del duo Gemini Blue, alias Osasmuede ‘Oz’ Aigbe (voce e chitarra) e Giacomo ‘Jack’ Sansoni (batteria e percussioni), coadiuvati dalla produzione di Paolo Blodio Fappiani, che dalla provincia di Brscia riescono a raggiungere sonorità remote, a cavallo tra un blues rock di stampo ruvido che raccoglie l’eredità dei grandi maestri statunitensi e divagazioni psichedeliche, funk e tribali importate dalla tradizione musicale africana.
Il disco di esordio del duo bresciano in prima battuta vuole solo illudere l’ascoltatore di essere di fronte ad un blues rock studiato e moderno, gradevole e dal sapore desert sin dalle prime note di “Losing Touch”, brano di apertura, che tra un riff distorto e l’altro trova spazio per intermezzi in cui la chitarra pizzicata di Oz dipinge atmosfere psichedeliche su rullate di tom dal suono grave, prima di lanciarsi in cavalcate che richiamano lo stoner rock più rumoroso dei primi Kyuss.
L’intenzione di avventurarsi in un songwriting ben più complesso di quello che sembra è ribadita forte successivamente in “Why”: un continuo intreccio di sonorità ora mellow con un cantato quasi raggae che sfocia in ritornelli fuzz ricchi di grinta. C’è spazio anche per mostrare un’abilità compositiva più coesa intorno a strutture di brani più canoniche come “Alternatives” e “Dreaming”, brani arricchite di una base produttiva audace, condita con effettistiche dal tono estremamente contemporaneo che sottolineano le capacità dei Gemini Blue di saper portare una ventata di freschezza in un genere troppo spesso – e troppo facilmente – identificato come territorio ormai stagnante e legato ad una tradizione culturale e musicale rimasta ferma nell’era pre-internet. La stessa title-track è un trionfo di riff cupi e aggressivi, con layer di chitarra e di voce capaci di creare un caleidoscopio avvolgente e con una chiusura che discende direttamente dalla scuola del Josh Homme di “Songs for the Deaf”.
Il vero pinnacolo della sperimentazione di tutto l’album è senz’altro da ricercare in “One Way”, strumentale in cui i già decantati accordi blues fanno da tappeto a slide, percussioni tribali e riverberi che esaltano a pieno la creatività di Oz e Jack, un biglietto da visita altamente qualificante del sudato lavoro che si cela dietro tutto l’album. “Bullshit Song” ritorna invece a ricalcare quei riff accattivanti e sensuali che accompagnano tutto l’ascolto, introducendo “Demons of the City”, pezzo dal sapore western accompagnato dalla voce di Greta Bulgari. Il mood si sposta sempre più verso un vero e proprio Mezzogiorno di Fuoco in “Killing Summer”, probabilmente il brano dal sapore che più evoca aridi territori texani, un’audace composizione di oltre sei minuti arricchito da passaggi altamente evocativi, quasi spettrali. “Calicanto” rivede protagonista la voce di Bulgari, per quest’ultima ed unica traccia con lyrics in italiano in duetto con Oz che gentilmente crea arpeggi e accordi pulitissimi accompagnati da un suggestivo crescendo di tastiere e batteria.
Con Players Will Play, Lovers Will Pay i Gemini Blue riescono quindi a far maturare il frutto di tre anni di composizione sagacemente ricercata, tirando fuori dal cilindro un album ricco di sperimentazioni ponderate e sotterranee, partendo da un panorama che geograficamente potremmo definire quasi agli antipodi della loro provenienza ed arrivando in luoghi dal suggestivo fascino esotico.
Tracklist:
1. Losing Touch
2. Why
3. Alternatives
4. Dreaming
5. Players Will Play, Lovers Will Pay
6. One Way
7. Bullshit Song
8. Demons of the City
9. Killing Summer
10. Calicanto
Voto: 7