Live report a cura di Alessandra Sandroni
Ha scelto di aprire le danze del nuovo tour in casa sua Appino e per la data zero della presentazione di Humanize, il suo terzo album solista, l’appuntamento è al mitico Cage di Livorno, intimo e suggestivo baluardo della musica live in Toscana. L’aria che si respira è quella rilassata di una serata fra amici (e in fondo un po’ è davvero così) e intorno al Cage iniziano a brulicare persone che, dopo una sigaretta e un drink si avvicinano con calma al palco allestito per la serata. Campeggiano sullo sfondo, impresse su alcuni pannelli dai colori metallici, le consonanti del nuovo disco, “H”,“M”,“N”,“Z”, e una decina di lampade rettangolari per un impatto visivo degno di nota. D’altronde Appino ci aveva promesso un’esperienza visuale incredibile ed in effetti lo spettacolo non è solo musicale: a partire dalle “divise” dei musicisti (t-shirt e pantaloni attillati neri macchiati con colori fluo), quello che ci troviamo davanti è un mix fra psichedelia e futurismo, con colori sgargianti e luci geometriche.
Sulla registrazione di “Sprovveduti e sconosciuti” (cut&paste di interviste che aprono il disco) entrano e si posizionano sul palco Matteo D’ignazi (batteria), Valerio Fantozzi (basso), Davide Barbafiera (Campionatori e moog) e Fabrizio Pagni (tastiere), per lasciare l’asta del microfono ancora da sola al centro del palco, qualche momento. Sulle note di “Del nostro avvenire” Appino va a prendersi applausi e posizione al centro del palco, con degli occhiali da sole scuri che non lo lasceranno per tutto il concerto. I primi tre brani ricalcano con precisione la tracklist del disco il cui incidere sicuro viene interrotto dall’incursione di uno dei brani più amati dal suo pubblico, “Rockstar” (da Grande raccordo animale, ndr), che arriva a sbaragliare le carte in tavola abbandonando da qui in poi l’originario assetto dei brani. Appino e compagni sono concentratissimi, precisi, non sbagliano un colpo e passano senza prendere fiato dall’elettro-pop de “La fine di un ragazzo” ai lenti di “Carnevale”e “Genio della lampada”. Una versione che vira al metal di “Enduro”scatena un bel pogo fra i presenti, riscaldano gli animi. La band esce al termine di “Che il lupo cattivo vegli su di te” (da Il Testamento, ndr) e sentiamo per la prima volta parlare Andrea che, rimasto solo e senza girarci troppo intorno ci tiene a specificare: “Ho scelto il silenzio per questo tour qua” e poi continua “e voi direte: che cazzo fai, Appino? Eh… non lo so, mi sembra una pratica da applicare. Detto questo, buona liberazione”.
Le luci psichedeliche lasciano il posto a dei semplici faretti; armonica, acustica e voce ci accompagnano in un viaggio intimo fra brani de Il Testamento (“La festa della liberazione”, “1983”), Humanize (“Quando mi guardi”, “Ora”) e il singolo “Il lavoro mobilita l’uomo”, contenuto nell’omonimo 7’’. Rientrano tutti in scena per l’atto finale con “Ulisse” e “Il Testamento”, dove il pubblico del Cage si lascia andare cantando all’unisono uno dei brani più belli del reportorio solista di Appino. Sul finale vediamo sciogliersi la concentrazione, ci si lascia andare con un certo sollievo a sorrisi e saluti (nota a parte per un Barbafiera dallo spirito danzereccio, divertito e coinvolgente per tutto il concerto) e a qualche interazione in più col numeroso pubblico di casa, che dopo aver riempito con un soldout il Cage ci prova a richiamare i cinque sul palco, invano.
Un ritorno, quello di Appino da solista, che lascia nella sua versione live tutto lo spazio alla musica, esalta l’esperienza visiva, mette sul piedistallo la sperimentazione di nuovi suoni e le immagini evocate dalla voce degli intervistati, attorno ai quali ruota la mappa concettuale di Humanize.
L’unica voce che ci tiene a far sentire questa volta è la loro e, probabilmente, è giusto che sia così.
Setlist
- Del nostro avvenire
- Metti questa al mio funerale
- E’ solo una bomba
- Rockstar
- La fine di un ragazzo
- Carnevale
- Genio della lampada
- L’adunata dei disinteressati
- Enduro
- Che il lupo cattivo vegli su di te
(Acustico solo)
- La festa della liberazione
- Quando mi guardi
- Il lavoro mobilita l’uomo
- 1983
- Ora
Encore
- Ulisse
- Il Testamento