Tracklist:
01. Amigo mio
02. Barabba LuRe
03. Deltoid
04. Santour
05. Trance44
06. Jerry
07. Lattanzi
08. Crycup
09. Polfer
10. Where is the sonny
11. Super drug bust
Trance 44 è il quinto album degli Appaloosa, interamente registrato e missato dalla band, sotto la direzione di Niccolò Mazzantini che insieme a Marco Zaninello (i due componenti “storici”) compone e suona l’intero disco; il mastering è affidato ad un nome noto per la discografia degli Appaloosa, Antonio Castiello, al lavoro sul precedente disco.
Devo premettere che chi vi scrive si approccia al progetto Appaloosa da neofita, per i puristi potrebbe rappresentare un limite al mio spirito di osservazione, ma credo che in realtà un approccio ex novo verso Trance 44, possa fornirmi una possibilità di critica totalmente libera, in modo da poter valutare il disco affrancato da qual si voglia influenza; innanzitutto al primo ascolto bisogna dare merito alla band, di essere riuscita nell’intento dichiarato di presentare il disco all’udito come un uni*****. Il trip che ne consegue, sembra davvero difficile da scindere; mi è sembrato di affrontare quei “viaggi” che il caro vecchio Jim affrontava nel deserto, tra le porte della percezione, mentre io con un basso a tracolla esploravo le mille facce danzanti, le mille luci, le mille velocità di un club underground di periferia.
Devo dire che se vogliamo intendere le tracce Amigo mio, Santour, Crycup, Where is the sonny, come una necessaria fase interlocutoria di preparazione, di pausa, di rallentamento del battito, allora le gradisco più che volentieri, ma è con Barabba LuRe, Deltoid,Trance 44, Lattanzi, Polfer, che a mio avviso raggiungiamo l’apice; le atmosfere arabeggianti e mediterranee di Trance 44 abbattono le mura del club, il viaggio ora raggiunge un senso ed uno spazio più ampio. Nelle canzoni citate, c’è tanto post rock, ascolto echi di Joy Division, ascolto bassi alla BRMC, mi vien voglia di cantare per raggiungere una certa scena scandinava tra indie ed elettronica. Non ho apprezzato Jerry, mentre merita un discorso a parte Super drug bust; è perfetta posizionata alla fine dell’album, sembra riaccompagnarmi a ritroso, mentre provo a prendere coscienza di ciò che è stato, mentre ritorno a casa alle luci dell’alba, è una chiusura esemplare.
In conclusione, altro merito da riconoscere alla band, e in particolare a Niccolò Mazzantini, è il sound del disco; i suoni sono ottimi, irreprensibili, e rendono possibile il legame tra sonorità talvolta agli antipodi.
Gli Appaloosa sono oramai una realtà italiana consolidata, che potrebbe benissimo permettersi, il bisogno che ho avvertito durante l’ascolto del disco e che influenza il mio voto, l’apertura cioè, al cantato, che innalzerebbe ancora di più il livello, allargandolo a chi non ha di solito nel proprio background questo genere; Polfer ne è l’esempio lampante.
Recensore: Luigi Cirillo