(2025, Nettwerk Music Group/Bertus)
La storia dei Panchiko è una storia praticamente unica nel panorama indie mondiale e, forse, il sogno di ogni band di adolescenti: nel 2000 questi quattro allora ragazzini di Nottingham si produssero un EP in 30 copie, EP che non ebbe alcun successo ma che, scoperto da un utente anonimo di 4chan in un mercatino nel 2016, li ha resi virali con ben 16 anni di ritardo e ha fatto si che si creasse una vera e propria comunità di fan online che li ha sostanzialmente “costretti” a tornare insieme dopo averli rintracciati.
Così i Panchiko sono tornati nel 2023 con un primo disco vero e proprio (Failed at math(s), ndr) e Ginkgo è la loro seconda fatica: un lavoro che risente ancora molto del post-brit-pop e che ci riporta (piacevolmente) ai primi anni 2000, con sonorità malinconiche che ammiccano al dream-pop e a certi Radiohead più rarefatti.
Ginkgo è un disco pensato, cesellato, che i Panchiko (che nel frattempo hanno potuto lasciare i rispettivi lavori e dedicarsi ai sogni adolescenziali di musicisti a tempo pieno, con 20 anni di ritardo) hanno costruito nel loro studio “teenage dream” (nome non proprio casuale).
Il sound è straordinariamente cinematografico, un lento, malinconico flashback che si conclude con un esplosivo e gioioso lieto fine, quello di chi ce l’ha inaspettatamente fatta.
La maggior parte dei loro fan risiedono negli Stati Uniti, un luogo con cui avevano pochi legami prima della loro viralità. “Normalmente non facciamo molti spettacoli in Inghilterra, perché lì non piacciamo a nessuno” scherza Andy Wright (tastierista e produttore) “Eravamo troppo in anticipo sui tempi”. Vedere la vastità di un paese straniero ha fatto emergere nuovi suoni e trame. È giusto, quindi, che l’apertura di Ginkgo sia intitolata “Florida”, un brano caratterizzato da un insieme diversificato di suoni e salti musicali, un vasto panorama di fioriture di chitarra e trame sonore quasi aliene.
Nuovi posti, una nuova generazione di ascoltatori, una vita completamente nuova: lo shock delle circostanze porta i Panchiko a riflettere sulla gioventù che hanno perso da quando hanno registrato il demo del liceo e, anche se non hanno registrato un album sulla noia della vita adulta, hanno realizzato un disco che riflette sinceramente la loro posizione nella vita. Ciò è stato rafforzato dal fatto che la band ha realizzato il record di biglietti venduti in ogni parte dell’Inghilterra.
La copertina del disco rappresenta la foto della figlia di Wright, che lei stessa ha scattato. “Aveva appena compiuto due anni, è scappata con il mio telefono e la copertina del nostro album era pronta”. L’artwork è un invito a considerare l’ampiezza dell’esperienza della band, dall’adolescenza e dal talento artistico adolescenziale in poi. La stessa straziante onestà che ha attratto legioni di fan. Questa etica sincera si riflette anche nel titolo del disco, ‘Ginkgo’, e nella title-track: “tu comandi alle foglie di cadere / il ginko si piega a piacimento”. Una riflessione sui limiti del controllo, della collaborazione e del destino, la canzone è la meditazione adatta per una band la cui rinascita è avvenuta attraverso un mix di fortuna, abilità artistica ed energia lucida. Non potevano “comandare alle foglie di cadere” quando erano adolescenti che arrancavano sull’improbabile collina del successo da rock star, e ancora non possono. Ma come l’albero del ginko, le loro radici crescono in profondità, il che rende il percorso ancora più semplice.
La forza trainante di Ginkgo è un’interazione ritmica tra batterie strascicate, chitarre acustiche, combo di jazz, contrabbassi pizzicati, melodie toniche e morbide accompagnate dalla voce di Owain Davies che riporta a quella eterea di Thom Yorke.
Tracklist
1. Florida
2. Ginkgo
3. Shandy in the graveyard
4. Honeycomb
5. Shelled and Cooked
6. Lifestyle trainers
7. Chapel of salt
8. Vinegar
9. Mac’s Omelette
10. Subtitles
11. Formula
12. Rise & Fall
13. Innocent