Le She Said Destroy! sono un duo noise composto da Stefania (basso) ed Emy (batteria). Nonostante la scelta di affidarsi esclusivamente ad una struttura ritmica tralasciando la parte armonica possa sembrare a dir poco coraggiosa le due riescono, con un misto di ritmo sostenuto e suoni distorti, a produrre musica estremamente valida e varia che traspongono poi in live pieni di energia, tiratissimi e coinvolgenti. Le abbiamo intervistate prima del loro concerto al Bei Ruth di Berlino, dove si trovavano per suonare alla release party di Tom Tom Magazine (www.tomtommag.com), una rivista dedicata alle batteriste femmina.
Ci hanno parlato della genesi del nuovo disco e di come si siano trovate a inciderlo abitando a circa 200km di distanza l’una dall’altra provando solo 2 volte al mese, e nonostante il fatto che siano spesso etichettate come due riot grrrls, ma sopratutto che fossero reduci da un viaggio in auto abbastanza sfiancante, si sono rivelate molto simpatiche e gentili.
Ondalternativa.it: Intanto per cominciare, sapete che vi chiamate come un gruppo di incazzatissimi metallari norvegesi? Non avete paura di trovarveli sotto casa con dei bastoni?
(Ridono)
Stefania: Sì sì, lo sappiamo. Abbiamo ricevuto richieste di gente che voleva i She Said Destroy per suonare e gli abbiamo risposto "Mah, noi non facciamo metal e non siamo di Oslo, quindi forse avete sbagliato SSD!"
O.: Perchè la scelta di suonare solo basso e batteria?
Ste: Principalmente perchè quando ho pensato il progetto venivo da un’esperienza con altre tre ragazze. Esperienza sicuramente molto bella ma non molto matura. Alla fine ho capito che non potevo stare in un gruppo così ampio e mi sono detta: "perchè non provare a fare qualcosa di molto più minimal?". Inoltre in quel periodo, anche a livello musicale, mi ero avvicinata a musica più essenziale, semplice, senza troppi orpelli, musica che ascoltata su cd suona come ascoltata live. Mi sono messa alla ricerca di una batterista e ho trovato Emy. All’inizio era un’esperimento: siamo partite in 2 e ci siamo dette "se viene una cosa brutta cerchiamo una chitarra", ma ci siamo trovate subito molto bene e abbiamo deciso di proseguire su questa strada.
O.: Avete mai pensato di introdurre qualche strumento elettronico? vi consentirebbe di ampliare il vostro spettro sonoro pur rimanendo abbastanza fedeli alla vostra idea di band.
Ste: Abbiamo preso in considerazione l’idea qualche volta ma al momento sicuramente non stiamo cercando di muoverci in quella direzione. Cambierebbe troppe cose, quindi magari come evoluzione futura ci può stare ma al momento preferiamo rimanere vicino al nostro genere.
Però ti dico una cosa che non sa nessuno: abbiamo fatto un progetto acustico parallelo.
(ridono)
Non l’abbiamo neanche pubblicizzato perchè è nato come cazzeggio. Una volta abbiamo pensato, anche per variare un po’ il set, di cambiare un po’, e dal momento che lei suona anche la chitarra piuttosto bene abbiamo provato a fare chitarra e voce, anche perchè la chitarra e una cosa che nessuno si aspetta da noi. Le abbiamo registrate solo su tape e le abbiamo portate in giro per qualche data.
Emy: Gli arrangiamenti erano gli stessi ma in stile bossa nova. È stato divertente perchè anche chi conosceva le canzoni originali non riusciva a riconoscerle in quel modo. Al momento comunque non l’abbiamo suonato troppo, ma non avendo ne etichette ne booking se ci prende di fare il progetto acustico di nuovo lo rifacciamo.
Per altro per l’artwork della cassetta c’ha aiutato Cristina Portolano (www.recidif.blogspot.it), è un’illustratrice che vive a Bologna ma ha origini napoletane. Ci ha aiutato anche per l’artwork del nuovo disco.
O.: Visto che l’avete citato, che cosa mi potete dire del nuovo disco? Tra quanto dovrebbe uscire? Sarà ancora un EP o sarà un LP? [l’intervista è stata fatta prima dell’uscita del nuovo EP, "Gummy Ruins" NDR]
Ste: Il disco sarà sicuramente un EP, principalmente perchè se avessimo fatto un LP, cosa che comunque vorremmo fare in futuro, ci avremmo messo almeno 2 anni in più, invece in diversi stavano iniziando a chiederci quando avremmo prodotto materiale nuovo.
Sarà simile al primo, ci sarà anche una cover, ma cambierà molto l’impronta sonora. Non sappiamo come verrà visto dall’esterno e siamo molto curiose a riguardo.
O.: E a che punto siete?
Emy: È quasi finito, lo stiamo mixando. Alla fine sono 2 anni che giriamo col vecchio EP, inizia ad essere troppo tempo. Anzi ci siamo stupite di come continuassero a chiamarci a suonare, visto che alla fine abbiamo sempre i soliti 4 pezzi online. È una bella soddisfazione, dici "cavolo, si vede che sono piaciuti!"
O.: Magari piacciono perchè con "Conflicting Landscapes" avete fatto un buon lavoro: non vi pare di avere qualche problema di autostima?
(Ridono)
Ste: Non è questo, siamo soltanto coscienti che quando suoniamo lo facciamo con una certa filosofia. Anche rispetto ad altre band come i Soviet Soviet o i Be Forest o gli His Clancyness, giusto per citare quelle con cui siamo più in contatto: loro sono ad un livello più alto al di la dell’aspetto musicale, cioè si vede che provano tanto. Noi non provando tanto ridimensioniamo un po’ la cosa, sappiamo di non essere musiciste insomma. Siamo consapevoli che non possiamo dedicarci tantissimo tempo e quindi la prendiamo molto con tranquillità.
O.: Quindi secondo voi ê solo una questione di tempo dedicato al progetto?
Ste: Beh, sicuramente non solo quello, però abbiamo notato come, quando vivevamo a Bologna e provavamo molto di più, le cose a livello musicale andavano molto meglio. Non dico che ora facciamo schifo, se così fosse non continueremmo a suonare, ma era proprio una questione di intesa tra di noi. Adesso siamo un po’ calate, è un dato di fatto. E tanto dipende anche dalla percezione della gente, a volte pensi "ho suonato malissimo" e invece vengono a dirci "siete state bravissime"
O.: Capisco. Comunque c’è di buono a suonare con questa filosofia che magari trovate concerti più piccoli ma allo stesso tempo più ricercati, dove l’audience è sicuramente lì per voi, vi conosce e vi apprezza maggiormente.
Ste: ma infatti la cosa principale è che quello che facciamo ci da delle soddisfazioni, anche per il concerto di stasera ci dicevano "Pazze, andate a Berlino solo per un giorno!", ma perchè a noi piace così, è anche una scusa per staccare, per fare un viaggetto ogni tanto.
O.: Invece per quanto riguarda "Conflicting landscapes", leggendo in giro ho visto che basso e voce erano già pronti e fondamentalmente è stata soltanto aggiunta la parte di batteria. Per quanto riguarda il vostro prossimo lavoro invece avete collaborato maggiormente anche nella stesura dei pezzi?
Emy: In realtà suoniamo questi pezzi in giro già da un po’, perchè la nostra volontà principale è sempre stata quella di suonare in giro e per farlo abbiamo dovuto comporre fin da subito pezzi che potessero integrare la scaletta del disco, poi questi sono andati a finire nel nuovo EP.
Ste: Inoltre di solito noi non facciamo le cose a blocchi registrazioni – prove – live come farebbe qualunque gruppo normale, ma man mano che proviamo o suoniamo in giro tiriamo fuori anche nuove idee e nuovi pezzi.
O.: E non avete mai pensato a dedicarvi esclusivamente alla musica?
Emy: No, non ci abbiamo pensato e alla fine non è neanche quello che vogliamo. A me interesserebbe ad esempio di più lavorare in una fattoria, dal momento che adesso passo tutto il giorno davanti allo schermo di un pc.
Ste: Alla fine per noi è sempre stata una cosa da fare perchè ci piaceva, probabilmente se diventasse un lavoro perderemmo molto del nostro interesse.
O.: A parte nei live, il vostro disco è disponibile gratuitamente su bandcamp, non si può quindi dire che sia per voi una forma di guadagno. Tutto ciò però si può vedere come un diverso approccio alla produzione musicale, più orientato alla diffusione che al guadagno, in un riappropriarsi dello spazio che, in genere, non viene affatto concesso alle band emergenti.
Emy: Beh sì, dal momento che alla fine anche noi non sentiamo questo bisogno di guadagnare chissà cosa con la musica e non stiamo a contare i soldi, condividerlo su una piattaforma del genere la vediamo come la possibilità di raggiungere un pubblico più ampio. Se ti piace lo scarichi e lo ascolti, se una radio dall’altra parte del mondo vuol trasmettere un nostro pezzo lo può fare. Ad esempio abbiamo caricato "Conflicting Landscapes" anche su freemusicarchive, un archivio in cui i gruppi mettono a disposizione i propri pezzi per produzioni video, e giusto un mese fa un ragazzo da New York ha fatto 2 corti e ha usato 2 nostri pezzi, si è messo in contatto con noi per dircelo e questo ci ha fatto molto piacere.
Ste: Per ricollegarci alla domanda di poco fa, noi non sognamo più di tanto la carriera musicale, ma se ci capitasse, grazie anche a questi strumenti ad esempio, la possibilità di fare un tour, anche solo europeo o degli Stati Uniti, anche solo per un mese, quello sarebbe fantastico, avremmo la possibilità di girare e ci piacerebbe molto. Alla fine rispetto anche ad altri gruppi che si dedicano anima e corpo alla musica per noi rimane comunque un’aseptto secondario della nostra vita, anche perchè abbiamo molto meno tempo rispetto a prima da dedicarle. Speeso ci chiedono se siamo sotto etichetta, rispondiamo di no ma perchè non la cerchiamo neanche, per il momento preferiamo essere solo noi due, sia perchè non abbiamo tempo, sia perchè ci piace pensare di rimanere indipendenti. Poi un domani potremmo decidere di farcene una, di riprendere un booking o di emigrare per esempio.
O.: A questo c’avete mai pensato seriamente?
Emy: assolutamente si! Io ad esempio a 18 anni avevo imparato il francese perchè volevo prendere ed andarmene via, poi per questioni personali sono rimasta in Italia e adesso ovviamente sto in Italia per il gruppo, ma un domani chissà potremmo anche decidere di prendere e andarcene.
O.: Tornando invece a parlare di musica, quale gruppo o cantante vi sentireste di consigliare? Cosa state ascoltando in questo periodo, cosa vi ha colpito in giro?
Emy: sicuramente le Plaided (plaided.org): sono delle ragazze austriache che abbiamo conosciuto al Ladyfest di Madrid, una di loro per altro ha anche un progetto solista che si chiama Tirana (tiranamusic.tumblr.com) con cui è stata in tour con Calvin Johnson dei Beat Happening. Come Plaided fanno lo-fi anni 90, mentre i Tirana sono più elettronici.
Ste: Si vero anche a me hanno impressionato molto. E poi Rae Spoon (raespoon.com): l’abbiamo sentita l’ultima volta che abbiamo suonato a Berlino. Ha una voce spaziale e fa della musica incredibile, dopo il concerto ce la siamo ascoltata 12 ore in auto. Come italiani invece i Be Forest, i Brothers in Law, Soviet Soviet e Heike Has The Giggles: sono gruppi che consiglio ma anche che mi metto nelle playlist del lettore mp3.
A cura di puccio