MARIANNE MIRAGE – IN TOUR CON “TEATRO” IL NUOVO ALBUM –  PREMIO BUSCAGLIONE 2025 –  Niccolò Fabi annuncia “Libertà negli occhi” Tour 2025 –  Planet Opal, nuovo singolo –  The Prodigy, annunciati ad AMA Music Festival –  I Cock Sparrer tornano in Italia al Punkadeka –  FUNNY little FEARS: il primo album solista di DAMIANO DAVID in uscita il 16 maggio –  I DIIV pubblicano un nuovo remix di EVERYONE OUT con la collaborazione dei MOUNT KIMBIE –  MARIANNE MIRAGE – IN TOUR CON “TEATRO” IL NUOVO ALBUM –  PREMIO BUSCAGLIONE 2025 –  Niccolò Fabi annuncia “Libertà negli occhi” Tour 2025 –  Planet Opal, nuovo singolo –  The Prodigy, annunciati ad AMA Music Festival –  I Cock Sparrer tornano in Italia al Punkadeka –  FUNNY little FEARS: il primo album solista di DAMIANO DAVID in uscita il 16 maggio –  I DIIV pubblicano un nuovo remix di EVERYONE OUT con la collaborazione dei MOUNT KIMBIE –  
Ondalternativa

PONTE ROCK, Arpino (FR) – 26.08.2023

Live Report a cura di Francesca Mastracci

La fine di agosto da sempre porta con sé quella familiare sensazione di tacita e cara malinconia che proviamo mentre l’estate inizia a morirci pian piano tra le dita. Tra i controesodi per il ritorno dalle ferie e il raggiungimento massimo nel climax di aspettative per tutti quei “se ne riparla a settembre” che abbiamo inframmezzato tra un aperitivo sulla spiaggia, un pomeriggio a fissare il vuoto, ci siamo traghettati verso i mille espedienti che, d’estate, sembra proprio vogliano farci vivere in una bolla d’incanto.

 

Come ogni anno, ormai da un po’ di tempo, c’è un appuntamento fisso che si svolge puntuale l’ultimo sabato di agosto, al quale la nostra webzine partecipa tradizionalmente un po’ per affezione e un po’ perché è sempre un piacere supportare le piccole realtà della musica dal vivo organizzate da persone giovani ed entusiaste nel voler creare contesti di propagazione e diffusione musicale.

E poi beh perché non c’è stata edizione di PonteRock che non abbia avuto una line up degna di nota (nelle scorse edizioni sono saliti sul palco Gazebo Penguins, Fast Animals and Slow Kids, Management, Giancane, Voina, tanto per citare dei nomi)

Ambientato nella caratteristica cornice di Parco San Germano ad Arpino (FR), la rassegna vanta il prestigio di essere uno dei festival più longevi del centro-sud. Giunto ormai alla sua quindicesima edizione, Ponte Rock ha visto esibirsi quest’anno artisti forse meno conosciuti rispetto alle edizioni passate ma certamente proposte interessanti da scoprire o approfondire.

Gli Stain sono la prima band a salire sul palco. Originari di Bari, si cimentano nell’interpretazione live di alcuni pezzi tratti dal loro primo album (Zeus del 2018) e dei successivi EP (Kindergarten del 2021 e Kindergarten pt. II uscito quest’anno) da cui emerge tutta la loro voglia di sperimentare suoni e combinare insieme varie influenze.  Il risultato è una fusione di elettronica, pop-rock  con accenni shogaze e rarefatti substrati dal sapore radioheadiano (sono loro stessi a citare la band capitanata da Thom Yorke come principale fonte d’ispirazione). I pezzi si muovono tutti in questo confuso pot-pourri stilistico di contaminazioni e stimoli che, seppur in parte apprezzabili, alla fine danno l’impressione che sì, hanno tanto da dire ma è come se volessero dirlo tutt’insieme, dando così meno importanza alle singole parti.

Del resto, però, sembrano esserne pienamente consapevoli quando nel descrivere il loro nome ‘Stain’ (che in inglese significa ‘macchia’, ndr) lo definiscono come cifra stilistica del loro modo di essere: macchie e incastri di diversa natura che si incontrano e si scontrano.

Dopo il loro live, è la volta di un artista romano di adozione (ma che ha origini pugliesi, precisamente di Depressa, un paesino nel Tricase) che ha da poco dato alle stampe il suo primo disco omonimo (noi eravamo alla release ufficiale al Monk di Roma: https://cms.ondalternativa.it/indiepanchine-night-monk-roma/) nonostante sia comunque in circolazione da qualche anno (il suo esordio discografico con The black EP risale al 2017).

Wepro e la sua band sul palco si confermano essere un concentrato di energia e padronanza tecnica nel gestire i suoni, trascinandosi tra robusti riff fuzz-garage dal retrogusto stoner e groove trascinanti. Il tutto cosparso da quell’attitudine così romanticamente punk che permea ogni pezzo, dai più nervosi e lisergici (tra cui “C.N.G.R.”, “Vangeloprimo”) a quelli più scanzonati (come “Amore Punk”, “Cieloterra”, “Blu cristallo” e quello che ormai è diventato un evergreen dei suoi live “DRAM!”) fino ad arrivare ai momenti in cui il suono si diluisce morbido e malinconico (ad esempio le bellissime rock ballad “Perdere così” e “Il senso delle piccole cose che sono grandi”). Prima di salutarci però, viene richiesto il bis di un pezzo ed ecco che le luci si tingono di nuovo di blù e riparte “Blu cristallo”. Non si smetterebbe mai di ballare, ma è il momento di andare avanti.

Rapidissimo cambio palco, visto l’orario (si è fatta già mezzanotte e venti) e arriva il momento che molti dei presenti stavano aspettando: Bobby Joe Long’s Friendship Party.

Anche se ormai la band è in circolazione da molti anni (l’esordio discografico Roma est risale al 2016), prima di questa occasione, non avevo ancora avuto modo di sentire live l’Oscura Combo Romana (altro nome con cui la band si presenta al pubblico) capitanata dal cantante-moniker Henry Bowers (sì, proprio come il sadico leader della banda di teppisti violenti in It di Stephen King). Devo ammettere che sono letteralmente rimasta senza parole.

C’era una definizione che avevo letto qualche tempo fa su Rolling Stone in cui Henry definisce il progetto come il tentativo di far dialogare Franco Califano con i Sisters of Mercy. Devo dire che questo metaforico incontro è abbastanza calzante e anzi si materializza bene nell’esecuzione live da cui emerge in modo incisivo il distacco tra il cantato declamatorio in romanesco, rigido, plumbeo, quasi ieratico, e l’apparato ritmico con continue accelerazioni che portano la tensione allo spasmo tra l’incedere ossessivo della combo basso-batteria, la vertiginosità di alcuni passaggi di chitarra e quei ritmi dance squisitamente anni ’80. C’è un’aura di mistero che li avvolge, la band si presenta con le maschere e lui invece ha indosso scuri occhiali da sole che gli coprono mezzo viso.

Altro bis anche per loro con il pezzo che aveva aperto il concerto, ovvero la delicatissima “Sesso Coi Morti (In Una Bara Piena De Topi)”.

Dopodiché, “questo è quanto, s’annamo a pija du bire” e si chiude così questa edizione del Ponte Rock a dir poco esplosiva.

Altro giro, altra corsa. Ci si vede il prossimo anno!

Immagine che rappresenta l'autore: Francesca Mastracci

Autore:

Francesca Mastracci