Se si dice J-rock (aka il rock targato made in Japan) la prima band che viene in mente come rappresentante del genere è certamente quella composta dal quartetto Taka (cantante), Toru (chitarrista), Ryota (bassista) e Tomoya (batterista). Loro sono i ONE OK ROCK, band che milita nella terra del Sol Levante ormai dal 2006, ma che ha varcato sul serio i confini nazionali solo a partire dal 2015 con l’album 35xxxve ancor di più con Ambitions(del 2017), disco che li ha consacrati nell’Olimpo discografico mondiale, diventando uno degli album più venduti nella prima settimana di pubblicazione (registrando nei primi giorni 250.000 copie soltanto in Giappone). E dopo un 2018 altrettanto pieno di successi, con innumerevoli sold out in giro per il mondo che hanno valso loro la famigerata vittoria nella categoria “Best Live Performance” ai Rock Sound Awards, eccoli che aprono il 2019 con un album che si presta già ad essere la loro definitiva consacrazione a livello globale (non solo americano, ma anche europeo).
Eye of the Stormè il titolo del loro nono album, uscito lo scorso 15 febbraio per l’etichetta Fueled By Ramen, e già dal nome che porta (occhio del ciclone, ndr) lascia presagire la carica rivoluzionaria della sfida che i quattro si apprestano a compiere con questo ulteriore passo da giganti nel percorso ormai pluridecennale della loro carriera.
Dal punto di vista musicale il disco è espressione di una netta evoluzione da parte dei ONE OK ROCK, che riescono con agio ad accettare i compromessi presentati dal loro nuovo pubblico, senza però mai snaturarsi o tradire la loro essenza J-rock. In un’intervista rilasciata poco prima dell’uscita dell’album, il leader aveva già annunciato che nella realizzazione del disco la band si era spinta per la prima volta verso nuovi territori dal punto di vista melodico e che ci saremmo trovati difronte un lavoro totalmente inedito per chi è abituato alle sonorità della band.
Un primo assaggio lo avevamo già avuto con i tre singoli estratti per anticipare l’album, ovvero “Change”, “Wasted Nights” e “Stand Out Fit In”, tre pezzi diversi l’uno dall’altro in cui emerge tuttavia una generale ballabilità di fondo e un sound limpido, scandito da un amabile adagio di pulsazioni rock. Il resto dell’album segue questa stessa direzione: ritornelli catchy su tappeti elettroni con sfondo alternative pop sono gli ingredienti che condiscono le tredici tracce, creando power ballad radiofoniche a presa diretta con tanto di cori, synth protagonisti e rimi smaccatamete orecchiabili. Cori da hit radiofoniche anche per il pezzo “In the Stars”, in cui compare il featuring con la cantante statunitense Kiiara, conosciuta ai più soprattutto per la sua collaborazione nel pezzo “Heavy” con i Linkin Park (di cui tra l’altro alcuni si avventurano a vedere una risposta nipponica nella band capitanata da Taka, soprattutto in relazione agli ultimi Linkin Park).
Sempre più pop e meno rock, insomma, ma la loro essenza originaria e più rockeggiante emerge di tanto in tanto con sferzate ritmate, riff sostanziosi e vocals più incisivi. Epitomatica è, a tal proposito, la title track, quasi un compendio agli album precedenti e “Stand Out Fit”, dove il secondo verso del chorus è cantato in giapponese, grande tributo alla loro identità culturale.
Per gli amanti del genere, sicuramente una grande conferma della versatilità della band nipponica che ha saputo coniugare alle proprie esigenze le caratteristiche di un genere poco frequentato dagli ascoltatori europei, facendo di esso un prodotto per niente stantio. Una produzione laccata che trova il proprio spazio di definizione nel binomio tra l’apparato emotivo dei testi e le sonorità powerful del ritmo. Aspettiamoci live da paura!
Tracklist:
- Eye Of The Storn
- Stand Out Fit In
- Head High
- Grow Old Die Young
- Push Back
- Wasted Nights
- Change
- Letting Go
- Worst In Me
- In The Stars (feat. Kiiara)
- Giants
- Unforgettable
- The Last Time
A cura di: Francesca Mastracci
