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Ondalternativa

Intervista Ottodix

Ottodix – L’intervista

Il 10 novembre 2014 è uscito per Discipline Records“ Chimera, nuovo lavoro discografico
(ma anche progetto visivo per una mostra internazionale nonchè un cortometraggio) di
Ottodix, al secolo Alessandro Zannier, poliedrico artista trevigiano.

Cosa c’è dietro al progetto Chimera? Da quale idea sei partito per costruire quest’opera?

Mi sono imposto dapprima un periodo di inattività compositiva, per maturare nuovi stimoli. Poi,
con una certa fatica, ho scritto e arrangiato le prime 3 ­ 4 canzoni, che reputavo molto buone, però
senza un apparente filo conduttore o una strada precisa. Per darmi una direzione avevo bisogno di
uno spunto, un esperimento più estremo. In questi casi si aprono i cassetti mentali delle idee
"momentaneamente accantonate". Ci ho trovato dentro uno sfizio che volevo togliermi da tempo.
Una suite per archi e orchestra, fiati e cori, molto retrò, stile primi ‘900, mescolata con un certo
gusto rumorista caro ai futuristi in salsa elettronica attuale. Volevo avesse l’aspetto di un brano da
colonna sonora, quindi ho preso registrazioni di momenti storici del ‘900: la voce di Hitler, il
discorso di Kennedy a Berlino, l’annuncio di Enrico Fermi sull’energia atomica e così via. Ho poi
campionato, tagliuzzato e rimontato a ritmo intere sequenze di films, tra le quali la battaglia di
Ripley a bordo dell’androide­muletto in Aliens Scontro Finale, per creare una struttura ritmica fatta
da una serie di passi lenti, meccanici, robotici. Ho immaginato un grande mostro bio meccanico
che si trascinava stanco e che rappresentava il Novecento, un secolo che non vuole saperne di
morire, con i suoi vecchi retaggi e le sue dannose ideologie. La Chimera del Novecento. Un secolo
che ci ha portato dalle carrozze allo spazio e al digitale, pieno di violenza, ombre e controsensi. E’
nata così "Chimera Meccanica a Vapore", il brano chiave che spiega tutta l’operazione. Era un
concentrato troppo denso di contenuti per relegarlo solo a un disco di alternative ­ electro pop. Ho
pensato, vista la mia attitudine a trovare un filone, un concept o un vestito caratteristico per ogni
mio album, che potesse essere la traccia guida di un’operazione più vasta, da far nascere
contemporaneamente anche nelle arti visive. E’ nato il progetto "10 Chimere", che mi ha suggerito
le tematiche delle canzoni rimanenti e ha configurato un progetto estremamente coeso tra arte e
musica, come mai ero riuscito a fare fino ad ora. Il disco esce il 10 novembre e ne vado molto
fiero. Credo sia il migliore che ho scritto e lo stesso posso dire per le installazioni e le mostre ad
esso collegate.

Chimera arriva dopo 3 anni dall’ultimo album in studio “Robosapiens” del 2011. Cosa hai
fatto in questo periodo di tempo?

Beh, l’anno scorso, parallelamente, non dimentichiamoci che ho scritto un libro ("I Fantasmi Di
Ottodix" 001 Edizioni) e l’ho pubblicato con allegata la raccolta in cd "O.Dixea", con due inediti e
tutti i singoli, per festeggiare i dieci anni del progetto. Non è stato un impegno da poco, anche
perchè c’era un tour promozionale al seguito e perfino una compilation di artisti vari che rifacevano
nostri brani ("Remakes Ottodix" 2014). Riguardo alla gestazione di Chimera è stato un parto
davvero lungo, ci ho messo tre anni. Dopo "Robosapiens" avevo il cervello svuotato . Ogni album
che confeziono ha le ritmiche di decantazione e di gestazione di un piccolo kolossal, quindi, finita
un’impresa, la tendenza a rilassarsi è molta. Appena perdi il ritmo creativo ti fai risucchiare troppo
volentieri dal vortice delle cose da "fare" in automatico, da promuovere, da suonare e da celebrare.
E’ molto difficile ricominciare a pensare, con il vuoto davanti… Ma una volta innescato il
meccanismo di scrittura, ogni momento della vita privata, lavorativa e artistica è buono per rubare
spunti, segnarli su taccuino e rielaborarli. L’idea di "Napoleone", per esempio, mi è venuta all’isola
d’Elba, in vacanza, dopo il Robosapienshow, il tour legato all’album precedente. Napoleone lì era
ovunque per ovvi motivi storici e io stavo scrivendo un album come Chimera dedicato agli
utopisti. Inoltre Napoleone è anche il film­utopia mai realizzato da Kubrick, mia fonte continua di
ispirazione. Ne è venuto fuori così un brano e una figura caratteristica di questo disco.


“Post” è il primo singolo estratto da “Chimera”… di cosa parla?

Post è un mio personale sfottò a tutta quella sedicente "controcultura" trandy e alternativa che si
finge intellettuale proponendo opere, musica, videoinstallazioni o eventi "cool" minimalisti, fatti
spesso (non sempre) di non detti, talmente omologata e autoreferenziale da non accorgersi di non
avere alcun contenuto. Spesso il troppo non detto non dice davvero nulla, ma guai a dirlo. Verresti
immediatamente smascherato e additato come un reazionario che non ha colto lo spirito della
nuova arte o della musica contemporanea. Post fa il verso anche a tutte le "nuove tendenze", che
hanno così poca fantasia, che nemmeno riescono a inventarsi un nome nuovo, preferendo
nascondersi dietro a vecchie consolidate scene, con l’aggiunta della dicitura POST. (Post punk,
Post Rock, Post Modern, Post Human eccetera). Infine dico Post perchè è ora di lasciarsi alle
spalle tutto questo. Il minimalismo di cui sopra, credo che rappresenti la più lunga e furba vacanza
di comodo degli intellettuali dalla complessità delle cose del mondo reale. E’ un periodo
maledettamente complicato e per riflettere tutta questa stratificazione di tensioni e analizzarla, si
deve necessariamente tornare ad affrontare cose complesse. Chimera infatti è un album
volutamente complesso e "Post ­ minimalista". Giusto per contraddirmi.


“Post” è anche un bellissimo videoclip…


Il video è un’organizzazione reinterpretata da Vittorio De Marin (il regista) del mio lavoro di
artwork sull’album "Chimera". Gli avevo chiesto qualcosa di simile a Yellow Submarin, tra
animazione e foto statica, tra Monty Python e qualcosa di più oscuro, mantenendo gli uomini in
bombetta caratteristici di un certo immaginario british surreale. Lui poi, che è un altro visionario in
piena regola, ha capito perfettamente il mood e ci ha aggiunto del suo.

L’artwork del disco colpisce molto. Cosa rappresenta l’immagine di copertina?

Ho curato con molta atenzione questo artwork, realizzando disegni (la serie di "Ucronìe") e opere
di digital art appositamente per esso. L’immagine di copertina non è altro che la foto di "Chimera
2" ­ L’utopia dell’eterna giovinezza, esposta a Berlino nel 2013 e poi distrutta. Il mostro si muove
in un fondale urbano utopico, realizzato fondendo progetti di architetture immaginarie del ‘700,
create in pieno Illuminismo. Un nuovo illuminismo è per l’appunto quello che io credo sia alle
porte, dopo le derive e i regressi degli ultimi anni. Ho inserito poi molti elementi cari al
surrealismo e in particolare la citazione di "Golconda", il quadro di Magritte in cui piovono uomini
in bombetta. Ho voluto rielaborare anche l’immaginario dei Beatles, visto che l’opulenza di questo
disco ha avuto tra i riferimenti anche Sgt Pepper’s, e tutta quella scuola di animazione, musica e
cinema metafisica britannica degli anni ’60­’70 che ha dato vita a esperienze straordinarie di satira
come il film Jellow Submarin, l’opera dei Monty Pithon, fino alle copertine dei Pink Floyd e a The
Wall.


La domanda è d’obbligo… in Italia si guadagna di più a fare l’artista visivo o il musicista? In
cosa maggiormente si differenziano i due ambienti? C’è uno dei due in cui ti senti
maggiormente a tuo agio, oppure non vivi la differenza?

In Italia sono i due peggiori lavori che puoi fare, in campo di remunerazione. I due ambienti stanno
entrambi colando a picco, solo che nell’arte contemporanea una speranza c’è, se hai le idee chiare e
se ti vuoi imporre: il fruitore nel mirino non è l’uomo medio, ma la classe molto agiata. In un
periodo di grande crisi, si sa, la forbice si allarga, sparisce la middle­class e il capitale si sposta
tutto da una parte, aumentando il numero di ricchi e rafforzando l’industria del lusso. In musica
non c’è questo tipo di speranza, purtroppo. In musica, oltre all’industria che cola a picco c’è pure un
pubblico diseducato all’ascolto, che non esce più per veder concerti e se lo fa lo fa sempre meno e
a favore di musica disimpegnata o tutta "tiro" e poco contenuto.

Chimera sarà anche un cortometraggio di 15 minuti. Come si ricollega il cortometraggio alla
mostra e al disco?

Forse è la parte più reinterpretata e distante dal progetto, anche perchè ho voluto dare più carta
bianca al regista, per far sì che potesse sentirsi libero di tirar fuori le cose che sa far meglio.
Esteticamente ho suggerito lo stesso immaginario di "Post", tanto che il videoclip di "Post" è quasi
un trailer del cortometraggio. ne parleremo meglio quando uscirà.

Parlaci della collaborazione con il regista Vittorio De Marin…

Ho iniziato a lavorare con lui prima per una trasposizione teatrale di "Le Notti DI Oz", poi per
un’idea che avevo sul video di "Aliena", tratto da Robosapiens, nel 2012 e ho avuto la conferma
della sua bravura con il video di "Ipersensibilità", singolo inedito che nel 2013 lanciava la raccolta
"O.Dixea". Da quel video ho avuto l’idea grafica di come avrebbe potuto essere un corto dedicato a
"Chimera". Vittorio è un personaggio fuori dagli schemi come me; suona batteria e violino (Father
Murphy), fa il videomaker e costruisce strumenti musicali assurdi. Mi ci voleva un visionario per
un album visionario e ce l’avevo a poche centinaia di metri da casa.

Cosa dobbiamo aspettarci dal tour di Chimera?

Uno schermo rotondo con tanti bei visuals e un set up necessariamente più rock­oriented, dato che
abbastanza di recente Rocco Prete, il tastierista storico, ha deciso di ritirarsi a vita privata. Per una
band di synth pop non è un cambiamento di poco conto. Anche la stesura degli arrangiamenti di
Chimera ha risentito di questa situazione, per questo ho ragionato, già in fase di studio, pensando a
una maggiore presenza della chitarra o a una resa più ruvida e d’impatto. In ogni caso io ho
volentieri ripreso in mano le tastiere, mia seconda occupazione on stage da sempre, dopo il canto.
E lo suono pure parecchio.

Come vedi la situazione della musica dal vivo oggi in Italia? È cambiata?
È più arduo Per noi è più arduo e siamo fortunati ad esserci ritagliati una nicchia e un pubblico, ma per chi
inizia oggi a far synth wave, electro pop e affini credo sia dura. In generale il pubblico esce sempre
meno per i live e se lo fa (a parte per i soliti noti nomi da palazzetti, del giro San Remo e del
cantautorato fasullo), si rintana dietro le solite quattro care vecchie cose: cover band, tribute band
(peggio ancora), o il perpetuo blues­jazz­funk che non si sbaglia mai. Le poche situazioni buon che
si stavano sviluppando attorno a un certo rock­alternative o indie (parola che odio perchè priva di
significato preciso), si sono un po’, a mio avviso, appiattite su serate con band tecnicamente brave,
ma prive di canzoni valide, in grado di picchiare duro, di far scuotere il culo e la testa, ma magari
di non dir nulla di nuovo, nè musicalmente, nè con i testi. Emulazione ben fatta, ma fine a sè stessa
di cose trite e ritrite. Il cantato in inglese spesso è una scorciatoia e altre volte serve per non far
pensare il pubblico giovane "alternativo", (non sia mai che gli si diano troppi input in una volta
sola) pubblico universitario, anche un tantino saputello, che tuttavia cerca solo il muro sonoro, la
spinta, il virtuosismo e la birra. Capacità di concentrazione e ascolto prolungato, quasi nulla. In
una recente intervista, il buon vecchio Paolo Conte, parlando delle nuove generazioni di musicisti
ha detto: ci sono, come in ogni epoca, molti talenti, ma i musicisti di oggi non hanno più cultura, si
accontentano di dire di meno e il pubblico, di conseguenza se lo fa bastare. Quello che ne risente è
suonare rispetto al passato?
la classe, lo stile e la complessità." La penso come lui.

Dove possiamo trovarti nel web? A quando i prossimi concerti?
Ci stiamo muovendo in tutta
Italia e man mano altre date arriveranno. Per ora tocchiamo Treviso, Milano, Acqui Terme,
Trieste, Bologna, Padova e Verona, anche con le mie mostre, anche con il trio electro minimal +
tromba, assieme a Templezone e Massimo Berizzi. Seguiteci alla pagina ufficiale di Ottodix su
facebook e nel sito appena rinnovato www.ottodix.it, mentre per gli eventi collegati alle mostre
d’arte segnalo il mio sito www.alessandrozannier.com

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