Intervista a LorisDalì
Si parte parlando di musica, con l’uscita del nuovo album Scimpanzè, della sua genesi
ed evoluzione e si finisce a discutere di lavoro (che non c’è e chi lo ha in nero se lo
tiene stretto), di denaro, politica, rovine, taverne e commercialisti. Paure impossibili da
scacciare e (limitata) fiducia che prima o poi qualcosa cambierà. Tutto questo e molto
altro nella nostra chiacchierata con il cantautore LorisDalì, un “sognatore che riflette”.
Chiariamo subito: sei un artista o siete un’entità comunemente definita “band”?
Sono felice di
rispondere a questa domanda, perchè mi rendo conto che la situazione “LorisDalì” necessità di una
spiegazione chiara. Pochi anni fa ci chiamavamo “Idalì” e la band, oltre a me, comprendeva Giorgio
Barberis, Paolo Verlucca e Marcello Nigra. Noi quattro suoniamo insieme da più di 15 anni. Per l’uscita
di “Scimpanzè” ho deciso di tentare il tutto per tutto e di dedicarmi completamente alla musica. I miei tre
compagni di band non erano sicuri di poter fare altrettanto, e quindi di potermi seguire in ogni concerto o
situazione promozionale. Quindi abbiamo deciso di comune accordo di modificare il nome in “LorisDalì”.
In questo modo, anche nel caso mi esibisca da solo o con altri musicisti, l’immagine non viene snaturata.
Per gli stessi motivi abbiamo aggiunto alla formazione altri due elementi che sono Andrea Baileni e Claudio
Dainese. Anche in questo caso si tratta di amici di lunga data con cui collaboravo già in altri progetti
musicali. Quindi è una scelta obbligata per motivi di impegno, ma anche se sono LorisDalì, di fatto continuo
e continuiamo a ragionare come band e come gruppo di amici.
Parlaci di Scimpanzè, il tuo nuovo album in studio: da cosa sei partito per la sua genesi?
Tre anni fa ci
siamo riuniti per una cena e per parlare del nostro futuro. Ho lanciato l’idea di lavorare ad un nuovo disco che
avesse le potenzialità per trasformare ciò che è sempre stato un hobby in un vero e proprio lavoro. Quindi
siamo usciti un po’ da ciò che avevamo sempre fatto, cioè del classico rock italiano, per avventurarci in una
dimensione più ricercata, sia nei testi che nella musica. Volevo raccontare delle storie ed arrangiarle uscendo
dalla modalità batteria, basso, chitarra e voce. Un altro aspetto importante è stato il fatto di colorare con
ironia e sarcasmo i testi, perchè volevo che le canzoni facessero riflettere su temi importanti, ma sempre con un sorriso. Dal mix di tutto ciò è nato “Scimpanzè”.
Il mondo del music business è stracolmo di manager (per citare il titolo del tuo primo singolo/
videoclip) e pseudo tali…….cosa non ti piace del tuo lavoro?
Per ora direi che mi piace tutto. L’unica cosa
che voglio evitare è appunto avere a che fare con persone che intendono la musica come mero business.
Ne ho incontrati alcuni in questo ultimo anno in cui ho cercato qualcuno che volesse seguirmi come ufficio
stampa e booking. Ho avuto anche diverse proposte, ma alla fine ho scelto la mia attuale perchè mi hanno
dato l’impressione di essere persone che credono in quello che fanno, nei valori della musica e che non
un sorriso. Dal mix di tutto ciò è nato “Scimpanzè”.
intendono appunto la musica solo come uno strumento per fare soldi.
Ma su cosa stiamo maggiormente rovinati in Italia, Loris?? (mi rifaccio ad un tuo testo)
Purtroppo è difficile scegliere tra tutte le rovine che ci affliggono, davvero. Al di là di ragionamenti
economici e politici, su cui si potrebbe parlare per settimane senza risolvere nulla, credo che la crisi più
grande per il nostro Paese sia la crisi della fiducia. Oggi non c’è più fiducia nelle istituzioni, nella politica,
nei giovani, nel futuro, nel prossimo ed a volte perdiamo anche la fiducia in noi stessi. Ecco credo che la
prima cosa da ripristinare al più presto sia proprio la fiducia della gente.
Pensa se domani ti svegliassi e ti trovassi ad essere un commercialista. Credo che la vita di un
cantautore sia oggettivamente più viva e fascinosa di quella della maggior parte dei commercialisti..
Dal mio punto di vista sì. Credo anche che sia fondamentale individuare quella che è la propria passione, ciò
per cui si prova amore profondo e cercare in tutti i modi di farlo diventare la propria professione. Mi rendo
conto che è molto difficile e chissà, forse anche io tra un anno o due mi renderò conto che con la musica
non si campa e tornerò a fare un lavoro normale. Però ognuno di noi ha una passione e sarebbe bello se tutti
avessero la possibilità di provare a farlo diventare un lavoro.
Prima svolgevi anche un altro lavoro non di carattere artistico, giusto?
Una scelta coraggiosa quella
di dedicarsi completamente alla musica nel 2015 . Ti va di dirci qualcosa a tal riguardo? I testi del
disco, ogni singola parola, mi riguardano direttamente. Parlando di manager, la figura dell’imprenditore che,
in un momento di nera difficoltà, sceglie di iniziare una nuova vita guardando il mondo con occhi diversi
sono proprio io. Io ho svolto un lavoro diciamo da manager per quasi venti anni, con risultati a dir poco
altalenanti. Negli ultimi cinque anni però le cose sono andate davvero male ed ho deciso di chiudere la mia
attività. Mi sono guardato allo specchio e mi sono detto:”Hai 40 anni, due figli e non hai più un lavoro. Cosa
sai fare davvero?”. Io so scrivere storie, canzoni e questo ho fatto. Tornando alla tua domanda, ho conosciuto
diverse persone che amano davvero il loro lavoro di professionisti e manager ed infatti sono proprio coloro
che hanno grandi risultati. Il lavoro dovrebbe essere qualcosa per cui non ti pesa dedicarti anche 20 ore al
giorno, per cui non dormi per produrre. Qualcosa a cui pensi prima di dormire ed anche mentre dormi.
Per
“Voglio conquistare tutte le osterie d’Italia!!” Pura voglia di emozioni vere o della serie: e chi se ne
frega dei music club….??
Guarda, l’ho detto appunto perchè nell’ottica di avere un pubblico trasversale, non
vedo perchè disdegnare davvero le osterie, cosi come i circoli e tutte quelle realtà che in Italia rappresentano
ancora un ambiente di vera e sana umanità così come era decenni fa. Con questo ben vengano i music
club, i locali, i festival e qualunque occasione buona per far ascoltare la mia musica. Si potrebbe pensare
che, per esempio, esibirsi in un locale dove ci sono solo 30 persone magari di una certa età non si addica
a chi fa questo genere di musica. Invece a dire la verità credo sia molto più difficile catturare l’attenzione
e l’apprezzamento di poca gente piuttosto che di folle oceaniche. Ho fatto dei concerti davvero davanti a 5
persone, ma se poi quelle 5 persone si sono divertite, mi vengono a parlare ed a farmi i complimenti a fine
concerto io ho raggiunto il mio obiettivo. Ci sono band che disdegnano alcuni locali o alcune situazioni.
Ognuno è libero di fare la sua scelta. Io sono quello che ogni volta che si va a cena al ristorante tra amici,
arrivo al caffè che sto già suonando da un ora e vado avanti per ore. Mi piace suonare e cantare e lo faccio.
Scherzi a parte, nelle osterie come nelle canzoni, c’e’ tanta vita vera, fatti concreti; potremmo definirti
“un sognatore che riflette”?
“Un sognatore che riflette” è una definizione che mi piace, grazie. Sono
indubbiamente un sognatore perchè altrimenti nella mia situazione ed alla mia età forse sarei andato in un
agenzia di lavoro interinale piuttosto che alla ricerca di una produzione per il mio disco. Riflessivo anche,
perchè non mi posso permettere di sbagliare, quindi pianifico il progetto e lo seguo con molta attenzione e
concretezza. A dire la verità credo di essere fortunato ad essere a questo punto a 40 anni. Innanzitutto a 20
anni non sarei stato in grado di scrivere queste canzoni perchè, come dicevi tu, sono davvero vita vera messa
in musica. Poi a 20 anni si è tutt’altro che maturi ed avrei rischiato di bruciarmi molto in fretta.
Ci parli della dimensione live di Loris Dalì? Come si struttura un vostro concerto? Cosa deve
aspettarsi il pubblico dai tuoi show?
Abbiamo voluto creare uno show che non fosse solo musicale.
Questo perchè vogliamo dare al pubblico qualcosa di più che semplicemente le canzoni del disco suonate
dal vivo. Quindi ho scritto alcune parti recitate e creato alcuni personaggi e siparietti che cercano di dare un
approfondimento delle tematiche trattate nei brani. Per esempio prima di “Funerale” mi travesto da prete per
recitare un improbabile sermone. “Vita Coniugale” è preceduta da un monologo sulla vita di coppia vista in
maniera differente dall’uomo e dalla donna. Tutto sempre nel segno dell’ironia e del divertimento.
Notavamo quanto eri rilassato durante la tua intervista su Radio Flash Torino con Mao. È vero che
hai appreso una particolare tecnica per coinvolgere l’ascolto delle persone che vengono a sentirti dal
vivo? Ci spieghi di cosa si tratta?
Ho avuto la fortuna, nel mio precedente lavoro, di avere a che fare con il
mondo della formazione, del public speaking e della gestione dell’aula. Era tra l’altro la parte che prediligevo.
Facevo aula all’interno dell’azienda ed anche nelle scuole superiori ed era davvero molto stimolante. Parlare
in pubblico è una vera e propria arte. Ho quindi preso alcuni concetti fondamentali di queste tecniche e li
ho rapportati all’esibizione dal vivo, perchè anche in questo caso si tratta di public speaking. Le tecniche
sono davvero moltissime. Per esempio, è dimostrato che il messaggio che si vuole far passare dipende più
dal linguaggio del corpo che non dalle parole. Quindi è necessario utilizzare il corpo consapevolmente,
accompagnando con la corretta gestualità determinate parole. Poi si potrebbe parlare di gestione dello spazio
in cui ci si esibisce, dello sguardo che si deve dare alla platea a seconda delle dimensioni e del numero di
spettatori, dei silenzi e delle pause. Ma non mi vorrei addentrare troppo in discussioni tecniche.
Attraverso la moderna tecnologia e internet nascono (e muoiono) in continuazione nuovi progetti
me la musica è questo.
musicali a cui è difficile stare dietro..Alcuni molto validi, altri decisamente no. Non credi che al giorno
d’oggi facciano fatica ad emergere e farsi spazio a causa di download e streaming selvaggi?
Per certi versi sì. Però c’è da dire che oggi la tecnologia ha dato molteplici possibilità che una volta non
c’erano. Già solo registrare un disco era impossibile senza rivolgersi a chi aveva attrezzature e conoscenze,
e spesso spendendo molti soldi. Pensa anche a cosa sarebbe servito solo 15 anni fare un video senza avere a
disposizione youtube. Quindi credo che la tecnologia, come tutte le cose, sia un’opportunità da cogliere con
le giuste misure. E’ la dose che fa il veleno.
In un mondo come quello di oggi in continua (d)evoluzione a folle velocità, come ci ritroveremo
musicalmente tra 10/15 anni secondo il tuo parere e la tua esperienza?
Credo che oggi sia davvero
difficile prevedere cosa accadrà nel futuro prossimo, non solo nella musica. Con il passare del tempo tutto si
è abbreviato. Pensiamo ai momento storici. Prima c’erano le ere. Era glaciale, paleozoica, neolitica etc..che
duravano millenni. Poi siamo passati a tempi più stretti. Il medioevo, la rivoluzione industriale che sono
durati secoli. Poco tempo fa ragionavamo a decenni. Gli anni 60,70,80,90. Oggi dovremmo ragionare forse
giorno per giorno, perchè tutto cambia ad una velocità folle. L’unica possibilità che abbiamo è di cambiare anche noi e cercare di stare al passo. Oggi non è più possibile rimanere statici.
Ti chiedo: oggi cosa significa essere indipendenti secondo te?
Essere indipendenti oggi vuol dire avere la possibilità di partire in pochi minuti riuscendo a mettere tutte le
cose più importanti in una sacca e non aver bisogno di null’altro se non di se stessi e della coscienza di chi
siamo.
Il brano che chiude il disco è la title-track “Scimpanzè”. Perchè? Di cosa parla?
“Scimpanzè” è una serie di immagini che si susseguono, per sfociare poi nel finale in cui il testo è solo un
pretesto (scusate il gioco di parole) per chiudere il disco con la parola che da il titolo all’album stesso. E’
come se ogni strofa fosse il frammento di un dialogo colto tra vari personaggi. Per questo abbiamo scelto
di farla cantare tutta a persone diverse e che fossero rigorosamente non cantanti. Quindi in ordine abbiamo
Marco Armanni, Paolo Verluca, mio padre, Alessia Musso ed i miei figli. Il coro invece è cantato da circa
venti persone tra cui, oltre a quelli già citati prima, mia madre, Stefano Barbierato, Carlo Fasciano e molti
altri. Volevamo chiudere il disco con una canzone in qualche modo particolare. Volevamo che ogni frase
fosse appunto raffigurata a livello di suono come un frammento di discorso fatto da persone diverse.
Dove possiamo rimanere aggiornati sulle novità di Loris Dalì sul web?
Potete digitare lorisdali su Twitter, My Space, YouTube. ReverbNation. Però la pagina più aggiornata direi
che è quella di Facebook. Lì trovate sicuramente tutte le news, i concerti, i video, le immagini e ogni cosa
che abbia a che fare con LorisDalì e con “Scimpanzè”.