12-13 settembre, Nuvola di Fuksas (Roma)
Tradizionalmente, almeno negli ultimi anni soprattutto per noi romani (ma non solo), lo Spring Attitude aveva assunto un ruolo spartiacque, decretando nelle nostre menti la fine della stagione dei festival outdoor. Quasi un rito collettivo per celebrare la fine dell’estate con le premesse di una nuova fioritura primaverile ed esorcizzare, così, l’arrivo del freddo.
Va beh, forse ci stiamo inerpicando verso divagazioni troppo immaginifiche per quello che ci compete negli spazi di un live report.
Di fatto, tuttavia, ci stavamo affezionando agli studios di Cinecittà come location per il festival, se non fosse stato per le condizioni climatiche avverse che ripetutamente hanno messo in crisi l’organizzazione a causa di piogge copiose prima, dopo e anche durante i concerti. Così, a farsi scenario di questa XIV edizione si è optato piuttosto per l’interno del Nuovo Centro Congressi nel cuore del quartiere Eur e c’è da dirlo fin da subito: la scelta della Nuvola di Fuksas si è rivelata particolarmente vincente. Allestita con led e luci strobo che dalle vetrate degli interni si riversavano anche sulle facciate dei palazzi circostanti, la venue ci è parsa accattivante e dal sapore mitteleuropeo. L’impressione che fosse cambiato molto, non soltanto nella scelta di una location indoor, è stata schiacciante appena arrivati al centro congressi e ci è sembrato quasi di essere al Lingotto di Torino durante i giorni del C2C.
Il che non è certo un male, sia chiaro. Ma è stato comunque innegabile riscontrare un punto di rottura rispetto alle edizioni precedenti.
Oltre ciò, coerentemente con questa sferzata di novità, c’è stato anche un apprezzatissimo cambio di grafica con un design pur sempre festoso e colorato, ma più minimal rispetto alle mascotte di dubbio gusto che campeggiavano sui cartelloni negli anni passati.
Nella scelta della line-up, invece, da un lato è stata mantenuta la commistione di elettronica, dance e cantautorato italiano come da consueto, anche se è prevalsa nettamente la componente elettronica quest’anno, soprattutto verso la seconda parte della scaletta per entrambe le serate e attraverso l’introduzione di uno stage, il Block Party in terrazza, interamente adibito a dj set che si sono svolti in contemporanea con gli eventi sul main stage (il Ploom).
La quota cantautorale ha tenuto botta con nomi come Giorgio Poi, sorpreso sul palco da Luca Marinelli che ha duettato insieme a lui nel pezzo “Solo per gioco” (e già il video della performance è diventato iconico); Marco Castello, protagonista anche della scorsa edizione, che stavolta si è guadagnato il palco nella parte calda della scaletta assieme al suo ensemble di musicisti ; e i Post Nebbia con le loro stralunate divagazioni new-wave al tempo stesso acide e retrò.
Altro ritorno dalle passate edizioni per La Rappresentante di Lista che mette in scena live mai ripetitivi, ma ogni volta trascinanti e pieni di momenti di connessione col pubblico.
Grande hype, però, almeno per quanto ci concerne, per la cantautrice napoletana La Niña che negli ultimi mesi è diventata super virale sui social con il suo folk nero, urban, che sublima la meridionalità con un piglio viscerale tra sperimentazioni e virtuosismi. Spoiler: se lo merita il successo che sta ottenendo sia a livello di padronanza sul palco e sia per la bravura tecnica.
Certo, si tratta comunque di nomi, quelli che abbiamo appena citato, avvezzi all’ammiccamento sintetico, che è stato però protagonista assoluto del set dei Planet Opal, presentati come la rivelazione della musica elettronica nostrana, e della band francese L’Imperatrice che a suon di eleganti groove EDM hanno inscenato un coinvolgente tripudio in continuo crescendo durante la loro esibizione.
Tra i maestri assoluti del clubbing, figurano in questa edizione nomi amici del festival come la produttrice tedesca Ellen Allien, una delle dj più iconiche della nostra generazione, e Apparat, che con la sua visione cinematica dell’elettronica regala set sempre molto evocativi e pregni di emozioni rarefatte (saltando da “Born Slippy” a “Idioteque” con una fluidità unica).
Altra menzione d’onore per il duo di Belfast Bicep che immersi nei vagheggiamenti deep-house e dub-techno allestiscono uno spettacolo performativo incredibile in cui le visuals sono il centro essenziale dell’esperienza live.
Il contesto del clubbing europeo verso cui si sta dirigendo lo Spring Attitude è stato ben accolto dai partecipanti, contando circa 18000 presenze. Bisognerà metterci l’anima in pace e consegnare ai ricordi le immagini dei tramonti poetici dietro i palchi degli studios per dar spazio alle albe stanche, cariche di euforia, dopo una nottata trascorsa a ballare.