Hugomorales è Emiliano Angelelli (ex Elio Petri). “Oceano” è il suo secondo disco, in uscita il 15 giugno 2020 per Tazzina Dischi, a quasi cinque anni di distanza dal primo omonimo “Hugomorales”.
“Oceano” è un disco di nove brani ideato, registrato e mixato in solitaria da Emiliano Angelelli nel suo studio casalingo durante la quarantena.
Ciao. Presentati. Da dove vieni, chi sei?
Ciao. Sono Emiliano Angelelli, sono nato a Terni, dove attualmente vivo e lavoro.
Una parte di me scrive musica sotto il nome di Hugomorales, l’altra parte organizza – organizzava – concerti nel locale che dirige, il Mishima. Ma questa è un’altra storia, come tutto quello che la precede.
Quale è l’artista che maggiormente ti ha inspirato? Sapresti consigliare un lavoro uscito negli ultimi 5 anni che ritieni veramente degno di nota? Perché?
E’ una domanda che mi mette un po’ in difficoltà. Non ho un’artista di riferimento. Ne ho tanti e allo stesso tempo nessuno. L’ultimo disco che mi è entusiasmato è “King’s mouth” dei Flaming Lips. Perché i Flaming Lips sono unici. Quando li ascolti, capisci subito che sono loro e non potrebbero essere nessun altro.
Parlaci un pochino del tuo ultimo lavoro. Come è nato?
“Oceano” è nato nel mio studio casalingo durante la quarantena. E’ un disco che ho scritto pensando alla nascita di mio figlio. Mi piacerebbe che fosse il suo gioco pomeridiano.
E’ un disco per bambini e per adulti che non invecchiano.
La prima canzone che ho scritto è “La pesca degli umani”, da cui poi è nata tutta la storia: i pesci che conquistano la Terra, gli umani ricacciati in mare e pescati, un virus letale, la quarantena, la fuga dal pianeta Terra, la Missione Delfino, l’approdo su un Nuovo Mondo, la nascita del primo erede della nuova genia. E’ necessario ascoltarlo dalla prima all’ultima canzone come se fosse una storia narrata.
“Oceano” è un disco nato soprattutto grazie alle suggestioni letterarie che mi hanno orientato durante la quarantena. In modo particolare Percival Everett (“Feroce”) e Stanislaw Lem (“Afrodite”). Ma anche grazie a quelle musicali: Freak Antoni (“Pesci in quarantena”) e David Bowie (“In piedi sulle pinne”).
Quale é l’artista più sopravvalutato e quello più sottovalutato sulla scena musicale italiana e non e perchè?
In Italia direi Alessandro Fiori, perché ha scritto grandi dischi, è probabilmente il miglior cantautore italiano vivente, ma purtroppo la gente ascolta Brunori Sas. A livello internazionale direi, Thalia Zedek, regina indiscussa, per quanto mi riguarda, dell’Indie Rock americano, ma assai poco considerata. Per quello che riguarda i sopravvalutati, per banalizzare, i Pink Floyd, perché hanno scritto, soprattutto dopo Barrett, dischi barocchi, onanisti e prescindibili. In Italia, vedi sopra.
Progetti per il futuro?
Diventare ricco.
Diventare padre.
Parlare con un alieno.