Fare così tanta fatica ad arrivare alla fine di un disco era da un bel po’ di tempo che non mi capitava!
Succede! Non dovrebbe,…o meglio non lo si vorrebbe, ma può capitare.
è capitato!…Sob! La band che, così tanta fatica sia fisica che mentale è stata capace di procurare in me, porta il nome di “Virtue Concept”, ensemble tedesco bavarese con sede a Regensburg!
Il quintetto formato da Raphael Grunow (voce), Christian Priol (batteria), Felix Eckmeder (chitarra), Michael Pfeilschifter (chitarra) e Johannes Eisenreich (baso) è decisamente di quelli tosti, di quelli per intendersi che se te li ritrovi davanti in un vicolo buio ti fanno passare un brutto quarto d’ora!
Scherzi a parte (…spero!), questo nuovo album, giunto a 4 anni dal precedente “Blaze” e a 6 da “Source”, il loro disco d’esordio, è un vero e proprio meteorite scagliato in un placido laghetto di una campagna immacolata e sperduta chissà dove!
10 tracce che risalgono dalle più profonde viscere dell’ade!
E non è un caso che citi un riferimento della mitologia greca classica visto che il titolo dell’album proprio ad essa fa riferimento.
Ecco, diciamo che il titolo dell’album è la sola cosa che mi è piaciuta davvero di questo lavoro.
Troppo cattivo? Sono il primo ad esserne dispiaciuto credetemi! Dico il vero, ma proprio non sono stato in grado di digerirlo.
La tecnica espressa non è minimamente in discussione, non è questa che ha fatto virare il mio giudizio verso la piena insufficienza, bensì la totale mancanza di una qualche minima traccia di novità.
E si creda che sono stato anche a cercarla per un bel po’!
I ripetuti e successivi ascolti non hanno mutato il mio giudizio complessivo sul disco che di fatto non è cambiato.
L’album si apre con un intro da atmosfera horror che, ahimè, non lascia presagire niente di buono!
Chitarre e batteria ci danno giù di brutto! Cori gotici da serie tv “fantasy”! Testi e parole sbattuti in faccia come sonori schiaffoni lanciati a tradimento.
“Your masterpiece”, “Story of a dead man”, “Friendly murder”, “Salty guts” ti passano sopra uno dopo l’altra come uno schiacciasassi con il motore truccato e lo scarico stubato.
Passata “Interruption”, traccia di transizione dove tutto sembra placarsi, si riparte di brutto con la successiva “Black flow”.
Una cavalcata Metalcore-gutturale/cavernosa della durata di 30 minuti scarsi che, inutile sottolinearlo, per me sono risultati infiniti! La percezione del tempo è davvero relativa! Alberto avevi decisamente ragione! Adesso ne ho le prove certe!
Tracklist:
1. Bottomless
2. Your masterpiece
3. Story of dead man
4. Friendly murder
5. Salty guts
6. Interruption
7. Black flow
8. Majula
9. Ratking
10. Cloudmaker
A cura di: Simone Grazzi