Il concerto degli Starsailor è stato un viaggio che ha attraversato tutta la loro carriera, tra le loro canzoni più iconiche (“Poor Misguided Fool”, “Silence is Easy” e nel bis l’immancabile “Four to the Floor” su tutte) e qualche estratto dall’ultimo disco Where The Wild Things Grow, tra cui la bella title-track.
Sebbene il ciuffo di James Walsh non ci sia più come anche il momento prime della loro carriera sia ormai andato da un po’, la band si è presentata a Largo Venue per la Biennale MArteLive in un brillante stato di forma, voce impeccabile e tutto come da disco, né più né meno.
Si poteva chiedere qualcosina in più a livello scenico? Forse sì, ma l’obiettivo principale era il riabbracciarsi nei tanti ricordi individuali, tra volti che raccontavano storie accompagnate da melodie che continueranno a risuonare nel profondo.
Pubblico abbastanza folto (sicuramente non un sold-out) formato in gran parte da nostalgici che hanno vissuto l’epoca della cosiddetta “seconda ondata di Brit Pop”.
Un capitolo imperdibile nella storia di una band che, nonostante il tempo, continua a brillare come una stella.