Debut album in gran stile per la band romana Piuma Makes Noise con un disco omonimo dal sound originale e sofisticato, uscito lo scorso 20 gennaio per Dirty Box Records. Si tratta di un lavoro composito per il quale è difficile trovare un’appropriata definizione di genere, dal momento che spazia dalla drum’n’bass alla dub, dall’ambient al trip-hop, sfumando nella wave anni ‘80 per poi raggiungere contaminazioni dal sapore jazz. L’amalgama però non risulta mai essere una frastagliata accozzaglia di stili e influenze, ma anzi ne denota una composita stratificazione ben studiata. Ad incidere in modo particolare su questa variegata eterogeneità probabilmente entra in gioco la storia personale di questa band, che dalla sua formazione nel 2010 ha subito molteplici cambi di line-up, arricchendosi di volta in volta dalle esperienze dei musicisti che ne hanno fatto parte. La formazione attuale è capitanata da Denise Cash, che ha apportato alla band un grande contributo attraverso la sua interpretazione vocale dai toni contemporaneamente caldi e stridenti.

La track-list è composta di nove tracce inedite più l’aggiunta della versione integrale del brano “Moon” e due remix realizzati dai dubmaster Amptek (sempre per “Moon”) e Bassliner (per “Bamboo Bud”, che diventa per l’occasione “Bamboo Dub”). La ricercatezza nelle sonorità emerge già dall’intro del primo brano, “Sugar Daddy”, un concentrato esplosivo di effetti sintetizzati e drumming sia analogico che digitale a segnare il ritmo veloce e incalzante in pieno stile garage. Seguono poi capitoli più marcatamente synth-core in cui la parte elettronica spinge in modo particolare su reminiscenze techno, come ad esempio “Ginsberg 1972” (omaggio ad una poesia di Allen Ginseberg) o anche “Good Flow Bad Flow”, che si muove tra vertiginose frustate di batteria tra vari stop and go. A questi fanno eco pezzi in cui il ritmo sincopato electro-dub arriva a toccare punte di rarefazione sognante, come in “Moon”, o in cui tutto sfuma un un’atmosfera introspettiva e suggestiva con l’introduzione del sax e dei tenui tocchi di piano, prima nella ninnananna “Lullaby” e poi nel risveglio “Bamboo Bud”, per arrivare alla chiusa quasi sinfonicamente trionfale di “Pain Killer”. Troviamo inoltre il drum’n’bass misto a trip-hop nel singolo trascinante “Hinara”, dal piglio radiofonico, ma dal testo profondo, con toni accesi di denuncia nei confronti dell’utilizzo di armi da guerra. Non a caso, la band presenta una grande attenzione non soltanto nel suono, ma anche per quanto riguarda il song-writing, mostrando di saper toccare temi profondi e disparati tra loro.

Sicuramente un lavoro ben realizzato, originale e piacevole da ascoltare, sia per movimentare la serata in un locale disco che per rilassarsi nella tranquillità della propria stanza.

TRACKLIST:

1. Sugar Daddy
2. Moon
3. Ginsberg (1972)
4. Hinara
5. Lullaby
6. Good Flow Bad Flow
7. Bamboo Bud
8. Mirrors
9. Pain Killer
10. Bamboo Dub (Bassliner rmx)
11. Moon (Amptek lunatic rmx)
12. Moon (ego cut)

A cura di: Francesca Mastracci