Il lavoro ai limiti dei sottogeneri. Senza però arrivare a compiere audaci esperimenti, È un po’ come approcciarsi alla letteratura comparata senza conoscere Auerbach.
Generalmente sarei ben disposto ad accettare la commistione stilistica, l’audacia compositiva e tutto quel complesso confronto fra esperienza estetica e poetica instabile e questo caso non fa differenza. Il lavoro è ben fatto, ci sono le idee, le espressioni e le capacità. Manca a mio avviso il climax ascendente, quello di, per fare un esempio, Push the bottom. Il limite fondamentale del cd risiede probabilmente nel timore di spingersi oltre, di osare. Le potenzialità ci sono tutte. I brani migliori sono coinvolgenti e non stancano, in generale viene però fuori un approccio compositivo non ricercatissimo anche se perfettamente funzionante. C’è da decidere solo da che parte stare: Da una parte c’è la certezza di avere in mano un lavoro che porta il risultato a casa con diverse lodi e dall’altra la prospettiva di scelte poco coraggiose.
È un disco ascoltabile da quasi chiunque, perché tiene fede a stilemi consolidati e definiti da diversi anni. Andare a letto con una trentenne è sempre piacevole e sicuro.
01. Facing Love
02. Might As Well
03. Aour
04. Karma Points
05. PAH!
06. When I Was Like Uhm…
07. Hold On
08. I Never Felt Like This
09. I Was So Sure
10. Left Handed People
11. Angela
Recensione a cura di: Cesare Di Flaviano