“Human life is a trauma factory”: così si conclude il monologo che dà il nome ed introduce la tracklist del quarto album in studio di Joseph Edward Mulherin, aka nothing, nowhere, aka uno degli artisti emo-trap più originali emersi negli ultimi anni e da tenere certamente sott’occhio.
Snodandosi sul concetto espresso pocanzi, che il cantautore ha dichiarato essere desunto prettamente dalla filosofia Buddista e dagli ascolti emo-core che hanno riempito la sua adolescenza (Sunny Day Real Estate, Braid, American Football, Alexisonfire, tra tutti), il disco è espressione della necessità terapeutica di accettare il presente e metabolizzarlo attraverso valvole di sfogo. Parlare del dolore, delle relazioni malsane, della sofferenza e della confusione che si sta vivendo in questo momento storico precipuo diventa dunque un modo per creare delle connessioni reali e metaforiche tra sé stesso e i suoi ascoltatori, in grado si costruire dei ponti di unione ed ispirazione. E non è un caso, allora, che questo Trauma Factory risulti il disco più ispirato e anche audace del cantautore. Restando sempre in quella terra di mezzo in cui si mescolano con sinergia emo, trap, punk e quello che da molti viene definito fake-pop-punk (ascrivibile alle ultime produzioni di Machine Gun Kelly e Yungblud), nothing, nowhere si muove con un’urgenza espressiva che a tratti fa male per l’onestà con cui viene espressa.
Tra ritmi più prettamente core in cui si intavolano sfuriati intrecci di chitarre e urla di rabbia (la più spinta verso questo senso è “death”), si divincolano malinconiche vibrazioni synth che tracciano flow morbidi rimbalzando in loop su beat soffusi, rendendo così l’atmosfera riflessiva e trasognata (come “exile” o “crave”, con le sue tinte vagamente ballad).
Nonostante il disco sia uscito da poco più di un mese, sono già stati estratti molti singoli per promuoverlo (molti dei quali usciti già a fine 2020 come anticipazione). Si tratta principalmente proprio di quei pezzi che seguono il filone pop-punk con reminiscenze cloud-trap dal sapore smaccatamente melodico e radiofonico (“fake friend”, “lights (4444)”, “nightmare” e “blood” feat. KennyHoopla & JUDGE). Un probabile accenno di allentamento verso compromessi commerciali? Possibile, ma se ciò significa intensificare ancora di più quella rete connettiva di emozionalità che è tra gli obbiettivi più alti che si prefigge con la sua arte, allora non ci resta che applaudirne la coerenza e l’intraprendenza.
Tracklist:
- trauma factory
- lights (4444)
- buck
- love or chemistry
- exile
- upside down
- pain place (feat. MISOGI)
- fake friend
- death
- pretend
- blood (feat. KennyHoopla & JUDGE)
- nightmare
- crave
- real
- barely bleading
A cura di: Francesca Mastracci