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LITTLE PIECES OF MARMELADE – Intervista

LITTLE PIECES OF MARMELADE 

Intervista a cura di: Francesca Mastracci

 

Il 7 ottobre è uscito il nuovo album dei Little Pieces of Marmelade (abbr. LPOM). Ologenesi, questo il titolo (che in campo scientifico è la teoria evoluzionistica secondo la quale ogni specie di essere vivente si trasforma continuamente e indipendentemente da ogni fattore esterno) è stato prodotto da Manuel Agnelli ed è stato anticipato dai singoli  “Canzone 7 ” e “Canzone 10”.

Sperimentazione, estro, predilezione per i suoni sporchi e tanto noise. Questo, in pillole, è come si presenta il disco. Abbiamo fatto due chiacchiere con Daniele Ciuffreda (DD), batteria e voce, classe 1995, e Francesco Antinori (Frankie), chitarra e cori, classe 1996, per farcelo raccontare.

Ciao ragazzi!

È da poco uscito il vostro secondo album, Ologenesi. Volete parlarcene? Com’è nato?

Ologenesi è il nostro primo disco in italiano. Abbiamo iniziato a scrivere e comporre nell’inverno del 2021, nel nostro studio, a casa nostra (Filottrano, in provincia di Ancona) ed è stata subito una scommessa con noi stessi, un modo per uscire dalla nostra zona di comfort e usare altri modi e tecniche creative per comporlo. Lo abbiamo scritto in un momento in cui ci sentivamo un po’abbandonati a noi stessi, una volta esplosa la bolla televisiva di X Factor. È stato un modo per reagire a quel momento di repressione e vomitare tutto quello che avevamo da dire.  È nato in periferia, tra le nostre colline marchigiane, dove a volte ci si perde in uno spazio tempo a sé. Era quello che volevamo, isolarci, prenderci i nostri tempi ed esprimerci al massimo.

Rispetto al vostro esordio discografico L.P.O.M, uscito nel 2020 in seguito alla vostra partecipazione a X-Factor, cos’è cambiato nel vostro modo di creare musica?  A parte, ovviamente, la scelta di cantare in italiano.

Sono cambiate parecchie cose, in primis appunto la scelta/necessità di scrivere in italiano, sentivamo che era il momento di misurarci con la nostra lingua madre. È cambiato soprattutto l’approccio alla scrittura. Per essere chiari: non ci siamo messi in sala prove a provare e provare gli stessi brani per poi inciderli, ma ci siamo imposti già da subito a produrli nel nostro studio, prendendo già la mira sui suoni e sulle strutture. Questa volta volevamo fare tutto come volevamo noi, libertà totale! E volevamo avere noi il pieno controllo sui suoni e sulla composizione affrontando quella fase completamente da soli e senza farci influenzare o condizionare da nessuno. E ci siamo riusciti!!

A proposito dell’italiano. Usare la nostra lingua in pezzi dove normalmente ci si aspetterebbe l’uso dell’inglese (ma per il semplice discorso di tradizione con tutto il ventaglio di generi con cui vi interfacciate) è sempre una scelta apprezzabile e anche coraggiosa. In questo, credo abbiate preso spunto dai vostri padri putativi in musica Manuel Agnelli e Alberto Ferrari. Come è stato il processo di scrittura dei testi?

Noi abbiamo sempre puntato al suono della parola quanto al significato, perché è proprio quello che rende il brano più piacevole.  Alcuni testi sono stati scritti ascoltando la traccia, altri invece, prendendo ispirazione da libri, disegni e molti film. Sicuramente ci ha aiutato nella sperimentazione. Sia chiaro: NON è stato per niente facile. Vengono un sacco di dubbi, ci si sente ingenui, il confronto con i “padri putativi” sta lì che a volte si affaccia la notte, tipo incubo, a dirti “Ma sei sicuro di non aver scritto una vera cag..a???”. Bisogna anche riuscire a smetterla di temere il confronto, questo è quello che abbiamo imparato. Siamo noi, non abbiamo ancora trent’anni, non siamo né Alberto Ferrari né Manuel Agnelli, non abbiamo il loro vissuto, abbiamo il nostro. E scriviamo per la nostra storia, non per quella di altri.

Posto che non ha senso inquadrarvi all’interno di generi musicali prestabiliti, come pensate di inserirvi all’interno del panorama musicale italiano? E straniero?

Non è facile darti una risposta precisissima, noi non amiamo definire ed etichettare sempre tutto ciò che facciamo, però in Ologenesi c’è stata tanta sperimentazione in studio e tanto rumore… ti direi noise sperimentale?? Suona bene!? Comunque nella bio di Instagram ancora spacca la nostra sintesi: ᴘᴏʀɴ ʀᴏᴄᴋ|ᴘᴜɴᴋ ᴛʜᴇ ʙʟᴜᴇꜱ|ᴘꜱʏᴄʜᴇᴅᴇʟɪᴄ ᴄʀᴏꜱꜱᴏᴠᴇʀ. Vuol dire tutto, niente, tutto e niente. Ma insomma, è la nostra libertà.

Se dovessi definire il vostro approccio, probabilmente userei il termine “decostruzionista” (non me ne vogliano gli aficionados di Derrida). Già la scelta di stilare una tracklist con i numeri delle canzoni scomposti è un fattore indicativo. Che logica c’è in questo?

Fa strano dirlo, ma inizialmente lo avevamo fatto per praticità. Quando i brani erano ancora tutte bozze avevano questi titoli, e così alla fine sono rimasti. In realtà “Canzone X”, dove X è il numero, per noi È un titolo. Non ci vogliamo in filare in questioni con Derida ma insomma, per noi è pieno di significati anche se può sembrare strano è un modo per far restare sul brano. Più che liberazione dalle convenzioni, è pura spontaneità, puro contatto con la voglia di andare alla sostanza. Mentre componevamo è incidevamo il disco i brani che erano ancora bozze avevano questi nomi, più passava il tempo più quella era la loro identità. E alla fine ci è piaciuto lasciarli così.

Per quanto riguarda invece l’artwork, da dove viene fuori la copertina?

La copertina nasce nelle tante ore di viaggio in tour con Manuel, eravamo in furgone tutto il tempo a spippolare con un’intelligenza artificiale, alla fine, dopo 250 tentativi di generare uteri mostruosi, alienati e distopici, abbiamo iniziato ad avere un buon feeling, e abbiamo “partorito” – qui ci sta tutta-  questa copertina!

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Oltre alla promozione del vostro disco, siete in giro sui palchi anche come turnisti di Manuel Agnelli per il suo progetto solista. Com’è lavorare con Manuel anche in questo frangente?

Con Manuel non si smette mai di imparare, è un pozzo di sapienza ed esperienza, ci sentiamo davvero cresciuti ed evoluti da quando lo conosciamo e da quando lavoriamo con lui. Manuel è stato fondamentale per noi “dentro o fuori la televisione”, per citarlo. Va detto che è stato fondamentale in alcuni momenti, ci ha fatti sentire sempre a nostro agio anche in situazioni molto lontane da noi. Anche per il nostro disco, che ha prodotto, è stato sempre presente. Poi c’è stata l’esperienza live. Sul palco eravamo consapevoli di essere lì anche e soprattutto per supportare il suo lato più rock.
I LPOM sul palco con Manuel sono però molto diversi dai LPOM in solitaria. Veniteci a vedere live! (ndr, qui le date del loro tour)

Ultima domanda: qual è la storia del vostro nome LITTLE PIECES OF MARMELADE? Pensate vi rappresenti? Se tornaste indietro, lo scegliereste di nuovo?

Quando avevamo 14 anni suonavamo insieme su un altro progetto, ci chiamavamo Pure Marmelade, (che nel gergo di Jay e Silent Bob significa “merXa pura”) nella band eravamo in 4, una volta sciolti abbiamo proseguito in 2 e ci sembrava automatico chiamarci Little Pieces of Marmelade! Per altro il gioco con l’espressione volgare è immediato, fa anche un po’ ridere. Ci immaginiamo da anziani, con questo nome…

Ultimissimissima: dopo la fine del tour promozionale di Ologenesi, avete programmi in vista?

Sì, dopo il tour finiremo di scrivere e incidere tutto quello che abbiamo lasciato incompleto ma che comunque sta lì a dirci che abbiamo tanto, tantissimo, in testa. Forse troppo! Sinceramente noi speriamo di prolungare il tour anche in primavera per poter suonare il più possibile, anche in estate magari. E qui, non ci stanchiamo di dirlo, per noi sarebbe FONDAMENTALE avere qualche occasione anche all’estero. Sembra sempre impossibile suonare fuori… ma è la cosa più bella e più naturale per musicisti come noi. Mica facciamo pop italiano! Eppure, una matinée in un festival sembra irragiungibile. Boh! A volte viene da pensare che sia proprio una forma di pigrizia tutta italiana. Ma insomma, se qualcuno è in ascolto, VENITECI A PRENDERE E PORTATECI FUORI, NEL MONDO!

Qui le date:

21 ottobre NEW AGE CLUB Treviso

22 ottobre MAMAMIA Senigallia (AN)

23 ottobre LOCOMOTIV CLUB Bologna

3 novembre HIROSHIMA MON AMOUR Torino

4 novembre VIPER THEATER Firenze

5 novembre LARGO VENUE Roma

12 novembre VIBRA CLUB Modena

 

Credits foto: Francesca Tilio

Immagine che rappresenta l'autore: Francesca Mastracci

Autore:

Francesca Mastracci