OFFLAGA DISCO PAX celebrano i vent’anni di  SOCIALISMO TASCABILE –  Locus Festival, primi nomi per l’Edizione 2025 –  Punkreas, 30 anni di Paranoia e Potere –  “Southern Life”, è il secondo singolo di Sharon Van Etten –  Beth Gibbons, la voce dei Portishead in concerto a Milano –  Movements, finalmente di nuovo in Italia –  DIRT TAPES presenta la collana  DIRT TAPES SOUNDS –  Sziget 2025: ecco i primi nomi, con un headliner italiano –  OFFLAGA DISCO PAX celebrano i vent’anni di  SOCIALISMO TASCABILE –  Locus Festival, primi nomi per l’Edizione 2025 –  Punkreas, 30 anni di Paranoia e Potere –  “Southern Life”, è il secondo singolo di Sharon Van Etten –  Beth Gibbons, la voce dei Portishead in concerto a Milano –  Movements, finalmente di nuovo in Italia –  DIRT TAPES presenta la collana  DIRT TAPES SOUNDS –  Sziget 2025: ecco i primi nomi, con un headliner italiano –  
Ondalternativa

Jordan Rakei – The Loop

Recensione a cura di Marco Pucci

È un lunedì mattina di inizio maggio, con la sempiterna ripresa della settimana lavorativa e l’usuale noia a farla da padrona. Decido di aprire Instagram, consapevole di trascorrere i successivi 15 minuti fra meme già visti e strani effetti per chitarra come il sintetizzatore di miagolii (giuro, esiste davvero), invece la prima cosa che vedo è una storia di Emanuele, che recita qualcosa sulla falsariga di:

Fatevi un favore e ascoltate l’ultimo album di Jordan Rakei.

È una masterclass sulla scrittura musicale, un capolavoro dall’inizio alla fine […]

Di Emanuele mi fido, pur non conoscendolo a fondo, forse perché è un cantautore di stampo jazz e io nutro un timore reverenziale verso chiunque abbia studiato per rendere la musica il proprio lavoro, o forse perché ci siamo conosciuti nel 2019 durante il concerto dei Bon Iver -la prima band a cambiarmi davvero la vita- e di conseguenza il mio inconscio lo ha posto automaticamente in quella zona confortevole in cui risiede tutto ciò che per me è salvezza.

Discorsi sulla psiche a parte, però, il fatto è che quando si parla di musica io di Emanuele mi fido, e il nome “Jordan Rakei” non mi suona per niente nuovo.

Incuriosito, decido di dargli una chance, clicco sulla fantastica funzione “Ascolta su Spotify” gentilmente concessa dalle storie di Instagram e mi ritrovo davanti l’album che ascolto a ripetizione da più di un mese a questa parte: The Loop (ironico nomen omen, a dirla tutta).

Per descrivere questo disco rubo le parole che lo stesso Jordan Rakei utilizza in “Flowers”, il primo brano ad aprire le danze:

It’s a game of show and tell

The Loop è esattamente questo: in 58 minuti (durata niente male per un album in un’industria discografica sempre più orientata verso il consumo rapido e la “tiktokification”) si palesa davanti a noi un’opera che è la perfetta unione fra musica e parole, dove ogni elemento trova il suo giusto spazio senza prevaricare sul resto e crea un prodotto finale armonioso e ricco di elementi, un bacino artificiale in cui il cantante neozelandese convoglia tutte le influenze che lo accompagnano sin dal suo debutto discografico nel 2016.

Sia chiaro, Jordan Rakei è un polistrumentista jazz con all’attivo una nomination ai GRAMMY, un Tiny Desk da più di 1 milione di visualizzazioni e 5 album che gli hanno consentito di ritagliarsi una posizione importante in diversi ambienti, dall’elettronica all’R&B; è inevitabile però che, ascoltandolo, ci vengano in mente altri artisti di punta del panorama musicale mondiale, alcuni dei quali hanno già collaborato con il cantante stesso, come FKJ e Tom Misch.

Ed è così che, volendo giocare a “riconosci l’influenza e vinci una pacca sulla spalla”, ci imbattiamo in un intro di archi che sembra scritto da James Blake (Learning), una sezione ritmica con dei clap in pieno stile Woodkid (Friend or Foe), un brano piano e voce à la Daniel Caesar (Hopes and Dreams) e, se proprio siete

puntigliosi e nerd come me, una sezione armonica con i chimes che un po’ (un po’ tanto…) ricorda Tints di Anderson .Paak ft. Kendrick Lamar (min. 1:11 di Freedom).

Ma, come preannunciato, The Loop non è solo un capolavoro di composizione prettamente musicale. Si potrebbe pensare che, avendo così tanta carne al fuoco dal punto di vista strumentale, si possa lasciare indietro la componente testuale: se, come me, provenite da anni di emo e siete convinti che il testo costituisca il 60% di una canzone, sarete felici di scoprire che invece Jordan Rakei è riuscito a unire una produzione musicale ricercata con dei testi profondi, introspettivi e una narrazione che scorre come se si stesse leggendo un libro.

In fondo, come svelato dall’artista stesso in una recente intervista, il titolo dell’album non è casuale: “The Loop” è stato ispirato dalla nascita del figlio ed è una riflessione sull’eterno ciclo in cui si ritrova l’uomo, dapprima figlio e successivamente padre, senza mai perdere di vista il proprio “bambino interiore”. Non potevamo che aspettarci dell’introspezione, da un album del genere.

Ma, volendo essere più specifici, prendiamo ad esempio di nuovo Flowers: il brano, dedicato alla moglie, inizia con una lunga strofa in cui il cantante costruisce una melodia vocale solo su un giro di accordi e un ritmo serrato di batteria. La staticità viene rotta più avanti dall’aggiunta di una chitarra e degli archi che però non intaccano il giro iniziale, bensì lo colorano come fossero dei fiori in una stanza monocromatica.

La parte più bella di questo build-up estenuante, però, è costituita dall’arrivo del ritornello, in cui la canzone esplode ariosamente e il cantante recita le parole:

All my life I waited to fill my days with your hours

‘Cause time in a world that’s ours felt worth it to plant all the flowers

ritornello che diventerà, da quel momento in poi, l’elemento principale e terminerà il brano stesso.

Fossi stato la moglie di Jordan Rakei avrei pianto tutte le lacrime che possiedo.

Tirando le somme, Jordan Rakei è riuscito a scrivere un album di 13 brani in cui si alternano sezioni ritmiche serrate, armonie jazz e testi profondi, capace di metter d’accordo sia il jazzista più incallito alla ricerca del prossimo interscambio modale che il fan del trip hop, senza lasciare indietro l’ascoltatore più timido che va ai concerti, prende una birra e si piazza al fondo del locale, che però si ritrova a battere la punta del piede e muovere la testa a tempo senza neanche accorgersene.

Il tour di The Loop è già in corso e farà tappa in Italia ai Magazzini Generali di Milano il 7 settembre 2024, con un prezzo più che onesto per un artista di questo calibro (28€).

Ora, con permesso, vado ad approfondire la discografia di Jordan Rakei.

Vi lascio con un commento trovato sotto il video della sua performance al COLORS Show che mi ha fatto sorridere non poco, ricordandomi quanto sia importante portare sempre un po’ di illusione con sé, senza smettere mai di crederci.

PS: Grazie, Emanuè.

Mi sa che avevi ragione.

Tracklist

  1. Flowers
  2. Freedom
  3. Friend or Foe
  4. Forgive
  5. Royal
  6. Trust
  7. State of Mind
  8. Hopes and Dreams
  9. Learning
  10. Cages
  11. Everything Everything
  12. Miracle
  13. A Little Life
Immagine che rappresenta l'autore: Marco Pucci

Autore:

Marco Pucci