A cura di Alessandra Sandroni
Il 2023 per gli amanti della musica sarà sicuramente ricordato come l’anno in cui siamo tornati a goderci davvero i concerti. L’anno in cui abbiamo ritrovato sui palchi artisti che non vedevamo da qualche tempo. Nel mio caso sicuramente mancava da un po’ all’appello Dente, che non sono riuscita a vedere live nel 2020 dato che, ovviamente a causa della pandemia, il tour di presentazione del suo omonimo disco era stato cancellato senza possibilità di replica.
La buona notizia è che lo ritroviamo finalmente in giro a suonare in questi giorni per presentare il suo ottavo lavoro in studio, Hotel Souvenir. Uscito lo scorso 7 aprile per INRI/Virgin Music Las, l’ultimo disco del cantautore è finito dritto nella Top Album di Ondalternativa (https://cms.ondalternativa.it/dente-hotel-souvenir/). Nell’attesa di rivederlo il prossimo 12 maggio al Viper di Firenze, ho fatto due chiacchiere con lui che mi ha raccontato qualcosa di questo tour, del nuovo disco e di quanto sia importante, alle volte, affidarsi al caso e all’istinto.
I prossimi appuntamenti per poterlo vedere live saranno, a parte quello di venerdì al Viper di Firenze, il 27 Maggio al Mi Ami e il prossimo 09 Giugno a Torino. Per chi non riuscirà a vederlo live in questa prima parte del tour confermiamo che presto usciranno nuove date, come ci assicura lo stesso Dente in questa piacevole chiacchierata, che trovate qua sotto.
Ciao Giuseppe, grazie innanzitutto per aver trovato il tempo per questa chiacchierata, so che in questi giorni sei molto impegnato col tour, come stai e come sta andando?
Bene, sta andando molto bene. Sono in giro “randagio” da una settimana, praticamente. Quindi sono abbastanza stanco, ma molto contento.
E’ passato un mese dall’uscita di Hotel Souvenir, che è stato accolto davvero bene sia dalla critica che dal pubblico, te lo aspettavi?
Beh lo auspicavo, ci speravo. Sono molto contento di come è stato accolto. Ci ho lavorato tanto a questo disco e il fatto che sia stato percepito esattamente come lo volevo, come un bel ritorno, mi fa davvero molto piacere.
Nello scorso tour ricordo che avevi dovuto fare un lavoro abbastanza importante per riarrangiare tutti i brani in chiave elettrica. In quest’ultimo non hai avuto lo stesso tipo di problema immagino, è stato più facile inserire altri brani del tuo repertorio nella scaletta?
Si sicuramente per l’altro tour, che poi non c’è neanche stato perché abbiamo fatto quattro date e poi è scoppiata la pandemia, avevamo riarrangiato tantissimo anche i pezzi dei dischi precedenti, li avevamo riarrangiati tanto. E invece per questo tour qua li abbiamo lasciati un po’ com’erano, anche perché questo disco si avvicina di più alle cose che ho sempre fatto nel passato e quindi riprendere in mano un brano, non so, come “A me piace lei”, è stato facile, lo abbiamo lasciato praticamente com’era, le differenze sono minime. Non abbiamo dovuto toccarli più di tanto, sicuramente da quel punto di vista lì è stato più facile. Di contro nell’altro tour eravamo in cinque, mentre adesso siamo in quattro, e quindi io faccio praticamente parte della band. Devo suonare tutto, mentre nell’altro tour mi lasciavo un po’ più andare a cantare e basta, ecco.
Come sarà impostato il live dal punto di vista della strumentazione?
Questo tour lo suono tutto con l’acustica, che è la stessa chitarra che sto usando da due/tre anni, poi suono il pianoforte e anche il basso.
Ti senti un po’ più legato sul palco con questa formazione?
Beh, si. Sicuramente sono più concentrato su quello che suono, mentre cantare e basta aiuta a cantare meglio e ad essere più sereno. Invece devo pensare a tantissime cose: a suonare, a cantare… che poi è quello che ho sempre fatto eh, però in qualche modo l’esperienza del penultimo tour mi aveva fatto capire che, appunto, cantando e basta ero più rilassato, più tranquillo. Però sono tornato a fare quello che ho sempre fatto. Va bene così, insomma.
Tu come lo vivi il live?
Beh l’ansia c’è sempre. Ma per questo tour mi sono dato come obiettivo quello di riuscire a salire sul palco senza ansia ma solamente con la gioia di farlo.
E ci stai riuscendo?
Pian pianino ci sto riuscendo. Anche se comunque abbiamo fatto solamente due date. Già a Bologna, la seconda, ero più tranquillo. Sono sulla buona strada, diciamo.
Hai dichiarato di aver sempre pensato alle canzoni come a delle fotografie. A me personalmente capita di avere alcune foto che, per quanto belle, mi smuovono emozioni che in un dato momento non voglio rivivere, ed evito per questo di guardarle. Ti capita mai con le canzoni?
Certo, si mi è successo. Mi è successo un po’ di volte e quando mi succede non le canto. Ci sono stati dei momenti della mia vita in cui alcune canzoni mi facevano proprio male e quindi non riuscivo a cantarle e non le cantavo, semplicemente.
Questo disco è molto intimo, c’è qualche canzone che ti fa questo effetto?
Si, è vero, ma per adesso non è successo. Alle volte succede dopo un po’, sai. Per adesso però riesco a farle tutte.
Hotel Souvenir mi ha ricordato moltissimo “L’amore non è bello”.
E questo mi fa molto piacere, perché me lo ricorda anche a me.
Anche per le tematiche affrontate. Però la differenza che mi sembra più evidente è che “L’amore non è bello” era molto malinconico, mentre Hotel Souvenir lascia trapelare la consapevolezza che nonostante le difficoltà sai che andrai avanti.
Si, sicuramente hai azzeccato la grande differenza tra quel disco là e questo, anche per quel che riguarda le tematiche. Un’altra tematica che sento mia, oltre alla malinconia, è quella del tempo che passa. E sicuramente la affronto in maniera diversa, in modo più aperto, in modo (si sofferma a riflettere, nda), come dire…
Ci hai fatto pace?
Si, ecco. Sicuramente l’ho accettato. Nel 2014 ho fatto un disco che si chiamava “Almanacco del giorno prima”, in cui si parlava tanto di tempo. Ma anche lì era vissuto con malinconia. Vedevo il tempo passato solamente come una cosa che non c’è più e che non torna. Oggi la vedo invece come una cosa che c’è stata e che mi ha fatto diventare quello che sono. Non la vedo più con nostalgia, ecco.
Hotel Souvenir sembra quasi un concept sul tempo, in effetti. E’ una tematica che affronti praticamente in tutte le canzoni. Eppure so che sono state scritte fra loro in periodi totalmente differenti. E’ casuale che abbiano questo elemento così importante in comune?
E stato così, sì. In realtà inizialmente avevo semplicemente tanti pezzi e l’esigenza di fare un disco e quindi ho scelto quelli che stavano bene insieme. Ho capito solo successivamente diciamo, dopo che ne ho parlato tanto anche con i giornalisti e sono riuscito a mettere a fuoco bene il disco, che avevano questo elemento in comune. Mi succede spesso questa cosa di fare le cose d’istinto e poi, solo quando sono fatte e finite, mi viene detto da qualcun altro quello che ho fatto. E allora lo capisco anche io.
E’ come andare in analisi fare un’intervista, quindi.
(ride, nda) Si, praticamente si. Ma io ho sempre usato la musica in modo terapeutico, ho sempre usato la scrittura per riuscire a liberarmi da delle cose che avevo dentro
Si sente tanto questo, nei tuoi testi. E un’altra cosa che colgo molto è l’ironia. Tu hai un’ironia molto sottile quando scrivi e ti ho sempre immaginato come una persona divertente, a cui piace molto scherzare.
Si si, sicuramente lo sono. Mi piace molto scherzare, mi piace ridere. Poi sai nelle canzoni… come diceva Tenco: “se sto bene vado a fare un giro al parco”. Scrivo ovviamente quando sono un po’ più giù, quando mi succedono delle cose. Però l’ironia comunque c’è, perché è parte di me e l’ho sempre utilizzata e la uso quotidianamente, amo i giochi di parole e li uso nella quotidianità. Finiscono nelle canzoni perché sono una parte di me e quando scrivo i testi sono sempre io, non sto interpretando qualcun altro.
Un’altra cosa che mi ha incuriosito molto, sono i colori che hai usato in copertina: il blu e il rosso, che ritornano negli ultimi tre dischi.
Si, anche quello devo dire è stato un caso! (ride, nda) Che poi un caso non è, mai. Però questa copertina me l’ha fatta Andrea Ucini dopo che ha ascoltato il disco, e mi ha proposto questa immagine con questi colori. E io ho gli ho detto: “Guarda, però ho appena fatto un disco (Dente, nda) che ha gli stessi colori!”.
Ma alla fine ho pensato che nel disco precedente quei colori erano sulla mia faccia; invece qua sono due uomini che sono la stessa persona, con gli stessi colori, che si guardano, da due piani diversi della realtà. Si guardano da due piani impossibili da avere nella stessa realtà, da due piani del tempo diversi. E quindi mi è piaciuta l’idea che questi colori, dal penultimo disco a questo… stavo per dire “queste due personalità” però poi sembro schizofrenico (ride, nda). Diciamo queste due parti di me, che in qualche modo si sono staccate da me, allontanate, riescono finalmente a guardarsi l’una con l’altra e a dialogare, anche se solo con lo sguardo. Non sono più sulla mia faccia, intersecate dentro di me.
Bello, è stato casuale ma ha assunto un significato ben preciso.
Si esatto. Infatti è stato molto bello quando ci ho riflettuto ed ha assunto questo significato.
In questo disco c’è anche una canzone, “Presidente”, dove affronti tematiche se vogliamo politiche. E lo fai sempre in modo molto delicato e intelligente perché non sei esplicito, ma si capisce lo stesso molto bene il sottotesto… credo (ridiamo, nda)
Sì in realtà non saprei, non so davvero quanto si capisca. Quella mi è uscita così. Non volevo parlare da subito di quel tema, ma quando mi sono uscite quelle parole ho pensato che potesse essere un buon tema di cui parlare. Ho sempre pensato che la libertà dell’uomo nel mondo dovrebbe essere totale, no? E sicuramente una delle più grandi libertà che si dovrebbero avere e che dovremmo avere ma non abbiamo è quella sulla nostra vita, se restare in questo mondo o no. Mi sembra strano che non possiamo deciderlo, ecco. Anzi, mi sembra assurdo, più che strano. E quando mi sono uscite quelle parole ho girato tutta la canzone in questo senso e ho pensato “scrivo una canzone che parla di quell’argomento”.
Si dai, si capisce bene. Tu alla politica sei interessato?
Beh, come tutti, vivo in questo paese quindi me ne interesso. Ovviamente non sono un politico e quindi non ne parlo, probabilmente non ho nemmeno gli strumenti per parlarne e spesso non lo faccio nemmeno nelle canzoni. In realtà questa canzone possiamo chiamarla politica perché è un tema politico, ma è una canzone in qualche modo umana, come tante cose della politica poi. Non so, penso anche a “Questa Libertà”, (dall’album Dente, 2020, nda) una canzone che ho fatto uscire tempo fa come singolo che è una canzone che parla di libertà e anche quella è politica se vuoi, in qualche modo.
Si, è vero.
Però, ecco, sempre in questa chiave qua. Il mio approccio alla canzone politica resta, diciamo, in questo modo.
Per quanto riguarda invece i featuring del disco, che sono davvero molto interessanti, hai pensato che sarebbe bello portarli live?
Si si, ci ho pensato. Ovviamente quello con sei feat. è un po’ difficile da fare (ride, nda)! Sarebbe un po’ complicato, anche se spero un giorno, in qualche modo, di poterlo fare.
Forse quello con Post Nebbia sarebbe più fattibile!
Si quello, se ci incontriamo in giro per qualche data in questo tour, sicuramente succederà.
A proposito di date, e poi ti saluto, questa estate sarai in giro? Avremo modo di vederti live?
Si si, per adesso finiscono queste prime date e poi inizia il tour estivo, che annunceremo fra un po’. Ora non so più nemmeno che giorno è (ride, nda) ma dovremmo annunciarlo la settimana prossima, annunceremo le date estive e saremo in giro fino a Settembre.
Una bella notizia! Intanto ci vediamo a Firenze, venerdì. Grazie per la chiacchierata!
Benissimo! Grazie a te e buon lavoro, a presto!
credits foto in copertina: Irene Trancossi