Un bestiario dei tempi moderni tra scenari urbani ed ambientazioni fantastiche musicato in stile lo-fi: così si potrebbe presentare al pubblico Animali, disco d’esordio totalmente autoprodotto dalla band di Riccione, i randagi.
Il concept album parte dall’idea di snocciolare storie i cui protagonisti sono tutti animali che si trovano a dover fare i conti con il proprio senso di adattamento in contesti diversi rispetto al loro habitat naturale. Volpi, draghi, uccelli, delfini, gatti, balene e scorpioni: ognuno dei sette capitoli che compone il disco narra le vicende di questi tristi ma coraggiosi animali più o meno fantastici, tutti fuori luogo, inadatti nei confronti della vita, che cercano di annaspare nella loro lotta per la sopravvivenza. Ogni storia una metafora della condizione umana, come d’altronde è tradizione per ogni bestiario che si rispetti. Tra velata malinconia ed un tocco di ironia tragicomica, si fanno strada i destini di una fauna forse anche umana troppo umana, esplorata dalla narrazione trasversale ed evocativa della band.
Dal punto di vista musicale, se questo progetto fosse stato avviato una diecina di anni fa avrebbe probabilmente riscosso un’attenzione immediata all’interno della scena indipendente italiana, ammiccando con disincanto a sonorità synth-pop e ad un tipo di elettronica lo-fi che alla soglia della prima decade degli anni zero veniva sdoganata in profusione da un’ampia schiera di gruppi allora emergenti in Italia, tra cui i primi Thegiornalisti e I Cani. E si ha infatti troppo l’impressione di trovarsi di fronte ad un progetto b-side di Contessiana memoria per dare maggiore adito a questo disco, che pur rispetta una sua coerenza sonora interna, ma non basta.
L’intensità ritmica viene ben distribuita per alternare momenti in cui, da un lato, la distensione melodica lambisce il retrogusto cantautorale della band con essenzialismi sonori ed un tipo di cantato agrodolce un po’ straziato (no, non è il gusto di un gelato) e, dall’altro, fa ampiamente spazio a parti in cui la metrica diventa invece più serrata, infondendo i passaggi con tappeti ballerecci e un po’ anni ’80 di synth che si rincorrono alternandosi a riff spumeggianti e ritornelli a presa diretta. Ampio spazio anche ai rumorismi sonori che legano tutte le tracce e chiudono in un cerchio i sette racconti (il fruscio dell’acqua con cui si apre Animaliè lo stesso dell’outro di chiusa).
Infine, un disco piacevole da ascoltare, ma non propriamente originale. Devono ancora tararsi bene questi randagi e capire quale percorso intraprendere dal punto di vista musicale. Ma come gli animali di cui raccontano le vicende, ogni cosa richiede il suo tempo per adattarsi
Tracklist:
- Le volpi di Raibano
- Il segreto del dragone
- Gli uccelli di Fiorenzuola
- La danza dei delfini
- Il castello dei miagolanti
- Le balene dell’Adriatico
- Lo scorpione di Valbruna
A cura di: Francesca Mastracci