Sicuramente una delle uscite più attese di quest’anno nell’ambito metalcore, sia perché la band in questione vanta ormai una carriera più che ventennale che le ha valso la nomina di una tra le più influenti band del secolo a livello internazionale (oltre che due nomination ai Grammy), e sia perché il loro ultimo disco, Magma, pubblicato a distanza di ormai di cinque anni, aveva lasciato qualche perplessità tra i fan di vecchia data. Stiamo parlando dei francesi Gojira (noti prima del 2001 sotto il nome Godzilla), in uscita via Roadrunner Records con il loro settimo album in studio, Fortitude.
Prodotto da Joe Duplantier (voce e leader della band) con lo zampino al mix di Andy Wallace (Nirvana, Rage Against The Machine), il disco riprende e sviluppa maggiormente molte delle derive prog e delle aperture melodiche che erano presenti in nuce nelsuo predecessore e avevano fatto storcere il naso ai più oltranzisti.
Eppure non c’è niente che risulti fuori posto in questo disco. Affiancando alla violenza delle bordate assordanti (stilisticamente una vera marca di fabbrica del loro repertorio) una dimensione più melodica che ne stempera la schizophrenia più smaccatamente death, la band si concede di esplorare spunti compositivi inaspettati e certamente molto più eterogenei rispetto al passato. Non perdono mai un grammo di stile, che si tratti di rivangare gli antichi fasti con riff angolari, ritmiche martellanti e voce spinta verso il growl (come per i tre singoli estratti, posti sapientemente in apertura della tracklist – “Born For One Thing” , “Amazzonia”, “Another World” – o nella conclusiva “Grind”), passando per le virate prog (“Hold On”) e le rarefazioni melodiche (“The Trail”, “The Chant”), senza mai perdere quel gusto verso un’epicità anthemica che pure li ha sempre caratterizzati (“Sphynx”, “Into the Storm”).
A livello tematico, come sempre il fil rougeche tiene uniti i pezzi è l’impegno civile e l’attivismo nei confronti di cause importanti. In questo ultimo lavoro, alimentato dalle letture giovanili di Duplantier in merito all’antica filosofia tibetana, il messaggio che lanciano è semplice ma imprescindibile: bisogna esercitarsi a staccare le proprie connessioni con il superfluo e ricominciare dalle cose reali che contano davvero, in tutte le varie declinazioni del concetto (“Amazonia” ad esempio è dedicata alle tribù indigene vittime degli abusi della deforestazione).
Infine, un disco denso, violento, complesso ma allo stesso modo ragionato e meno impetuoso. Gran bel disco!
Tracklist:
- Born for One Thing
- Amazonia
- Another World
- Hold On
- New Found
- Fortitude
- The Chant
- Sphinx
- Into the Storm
- The Trails
- Grind
A cura di: Francesca Mastracci