Con questo album i Defeater, che si definiscono punk rock band, propongono un genere molto più vicino all’hardcore punk misto a post rock. Le sonorità di quasi l’intero album sono molto cupe e creano un’ambientazione molto criptica possiamo dire.
Il suono è stato curato molto bene devo ammettere, la batteria sempre molto presente ha un impatto davvero molto carico e anche la sua composizione, che varia da momenti di ripetizione molto semplice a laboriosi passaggi molto ben definiti; Le chitarre, il basso e tutti i loro vari effetti compongono davvero un capolavoro di situazioni emotive che in pochi album si possono percepire… Mentre la voce davvero potente, e forse fin troppo presente, di Derek Archambault da sfogo ad uno screaming davvero impressionante e ben definito anche a livello tecnico, ricorda quasi gli scream del cantante dei Rise Against degli esordi. Peccato forse per l’eccessiva calcatura delle stesse ritmiche e delle stesse modulazioni vocali per tutto l’album che a lungo andare rendono l’ascolto forse un po pesante,fatta eccezione per Borrowed & Blue dove nel ritornello modula un po e da davvero un bel impatto al pezzo.
Un’altra nota negativa riguarda sempre la voce, il mantenere l’urlato anche sopra le parti acustiche lo vedo come un azzardo che può anche dare dei buoni risultati per certi ascoltatori ma per quanto mi riguarda non fa altro che appesantire ancora di più l’ascolto che forse in quei piccoli passaggi prediligerebbe un approccio
meno “hard”.
Un altra piccola osservazione riguarda la prima canzone, o introduzione, che mi è sembrata quasi un’epica apertura dall’impatto incredibile ma che alla fine non sfocia mai in una sonorità completa, nel momento in cui ti aspetti che parta un qualcosa di assolutamente favoloso e potente….finisce…
Per il resto come già esposto davvero un ottimo lavoro sia a livello compositico che emotivo….
01. Contrition
02. Unanswered
03. December 1943
04. Spared in hell
05. Divination
06. Borrowed & Blue
07. Penance
08. Remorse
09. Pillar of salt
10. Atonement
11. Vice & Regret
Recensione a cura di: Devis Gambarotto