Puristi del metal e non, che vi piaccia o meno, bisogna ammetterlo: le Babymetalsono diventate un vero e proprio fenomeno internazionale di dimensioni stratosferiche. Nate nel 2014 (inizialmente come un trio), Su e Moa sono due “bamboline metal” che sembrano essere uscite direttamente da un manga giapponese e si circondano di musicisti dalla indiscutibile levatura tecnica, che fanno emergere immediatamente lo stacco tra l’aspetto del duo e il frame sonoro sul quale vengono costruite le loro canzoni.
Queste due ragazzine che giocano a fare metal pubblicano il loro terzo album, Metal Galaxy, dopo essersi conquistate una fanbase solida nel corso di questi anni e aver ripescato anche qualche, neanche troppo sparuto, scettico tra il pubblico che le ha viste esibirsi live nei tour di, tra gli altri, Metallica e Judas Priest. Uso l’espressione “giocano” non per screditare il loro lavoro, ma perché per loro è davvero questo l’approccio sul quale hanno plasmato il concept di un tale progetto, evidentemente studiato a tavolino sulla base di modelli predettati dal mercato discografico nipponico di volta in volta adattabili a contesti musicali diversi. In questo caso, si tratta di un genere che stilisticamente è quanto di più distante dal tipo di immaginario che ci si aspetterebbe a primo acchito. Facendo gioco forza quindi su questa componente dualistica, le Babymetal si sono create un loro scenario che è invero una galassia di influenze e generi che si muovono in un terreno di interstizio nel crossover tra kawaii metal e j-pop.
Nelle quattordici tracce che compongono il disco, troviamo pertanto contaminazioni al limite di power e djent (in “Starlight”), pezzi super tirati e pieni di campionamenti sintetizzati in stile videogioco (“Da Da Dance”, “Elevator Girl”, “Distortion”), atmosfere etniche spagnoleggianti (“Night Night Burn”) o anzi smaccatamente bollywoodiane (“Shanti Shanti Shanti”, “Elevator Girl”), ritmiche serrate molto heavy (maggiormente nei pezzi in cui compaiono due dei featuring più di lustro dell’intero album: “Brand New Day” con entrambi i chitarristi dei Polyphia e la pesissima e claustrofobica “Oh! Majinai“ con Joakim Brodén dei Sabaton), e non manca neanche un inserto rap (“Pa Pa Ya!!” con il rapper F.Hero).
Il tutto spinto al limite e confezionato come fosse un prodotto unico ed irripetibile nel suo genere, cavalcando stilemi abusati per rendere caratteristico lo stile di un collettivo che non si limita solo ad identificare le due ragazzine che ne fanno da monicher. Tanto di tutto sì, ma forse troppo? Alla fine si resta un po’ perplessi se questa galassia metal sia qualcosa di estremamente variegato nella sua complessità o non sia altro che un mappazzone male assemblato ma venduto bene.
Tracklist:
01.Future Metal
02. Da Da Dance (feat. Tak Matsumoto)
03. Elevator Girl
04. Shanti Shanti Shanti
05. Oh! Majinai (feat. Joakim Brodén)
06. Brand New Day (feat. Tim Henson e Scott Lepage)
07. Night Night Burn!
08. In The Name Of
09. Distortion (feat. Alissa White-Gluz)
10. Pa Pa Ya!! (feat. F. Hero)
11. Kagerou
12. Starlight
13. Shine
14. Arkadia
A cura di: Francesca Mastracci