Da sempre, si è ARTEFICI del proprio destino. Artefici, senza arteficio alcuno.
Alcuni, hanno doti sincere, naturali ed un’attitudine innata. Altri, ci credono a tal punto che ti fanno credere di avere davanti degli artisti, con grandi musicalità da regalare.
Chi sono veramente gli “Artefici”?
Questo è il quesito che accompagna l’ascolto del primo Album di questa Band di Roma, gli ARTEFICI con “L’ipocrisia del babbano”
La band si impegna. Tanto. E ci crede. Tanto.
Testi pieni, poetici, di una bellezza ricercata, illuminati da grandi citazioni, pregni di cultura e dinamiche intellettuali.
I cambi ritmici sono il giusto sottofondo ad un modo di cantare complicato, teatrale, a tratti urlato e poco emozionante.
Peccato che i brani, a volte, siano troppo lunghi, con la voce che sembra arrancare, quasi disperare, nel rincorrere una sua stessa metrica, difficile da gestire a livello di fiato.
Di sicuro, la semplicità non appartiene al sound degli ARTEFICI; e la troppa voglia di fare e di dire, a volte, non aiuta la’istintiva espressività dell’insieme sonoro.
Credo tanto nella potenzialità live di questi ragazzi: Alessio Facco (voce e testi), Davide Palmeri (chitarra), Luca Lorenzetti (basso) e Luca Calabrò (batteria), il vero cuore pulsante che sostiene l’intera struttura musicale della Band.
Con coraggio, non deluderanno le aspettative create da un Album come questo.
01. Main Stream/Low-Fi
02. Mercurio Cromo
03. Iride
04. L’era Degli Ologrammi
05. L’ipocrisia Del Babbano
06. Fuori Dal Mio Territorio
07. Obe: Il Mio Corpo Che Dorme + Ossido
08. Link
09. Sepoltura – Jam In Studio
Recensione a cura di: Laura & Max – Mind the sound –