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Ondalternativa

American Football – Alcatraz (Milano) 30.05.2024

Live report a cura di Emanuele Ippopotami

 

Sognavo questo giorno dalla prima volta che ho sentito LP1, in una notte\mattina di Maggio, con un mio amico su una collina dietro casa. Tutto intorno a noi piano piano si accendeva, le luci dei negozi, dalle finestre delle case e il sole, lento si levava in cielo. Sono passati anni, ho tatuato sulla pelle la casa situata al numero 704 W. High St, Urbana, Illinois e finalmente ho avuto la possibilità, insieme a tanti altri, di ammirare gli American Football live ed è stato, a livello emotivo, una tra le cose che ricorderò per sempre.
Ma partiamo con ordine.
Arrivati all’Alcatraz incontriamo da tutta italia il pubblico che potremmo trovare sotto i palchi dei Fine Before You Came, Ojne, Radura, Riviera e tutte quelle band che ad oggi possiamo definire facciano parte davvero di una “scena” musicale ben definita qui in italia, tant’è che tra il pubblico possiamo vedere Jacopo dei FBYC, Generic Animal, componenti degli Stegosauro, Ojne, Cabrera, Tre Allegri Ragazzi Morti… Insomma, è un ritrovo, un appuntamento al quale non si poteva mancare.

La fila per il merch degli American Football sembrava la fila fuori dall’Apple Store al lancio di un nuovo Iphone, partiva da sotto palco fino ad arrivare all’altra estremità del locale. Non serve dirvi che in un occasione del genere anche un sasso con disegnata l’iconica casa con tetto spiovente sarebbe andata a ruba. Giustamente.

Ad aprire la serata, alle 20.00 spaccate, sono gli Edless, gruppo italiano fresco di pubblicazione del loro album Editing A Dream che davanti alla sala già ben affollata, dimostrano non solo di essere l’opening più giusto, ma anche di avere tutte le carte in regola per fare il salto fuori dallo stivale.
La band composta dai fratelli Fabio e Marco Bonvini (Voce e Chitarra il primo, basso il secondo) Giorgio Pasculli (Chitarra) e Niccolò Rocco (Batteria e Sequenze) apre il concerto con un singolo “The Guest” e mettono subito in chiaro il sound e la compattezza della band. Suoni studiati minuziosamente dall’inizio alla fine.
Il set continua con “Youth”, “Just Once” e “Staring at the Sky” sempre tratte dal loro album dove le chitarre sono avvolte da montagne di riverberi e il sound della band arriva dritto in faccia.

Aprire prima di un gruppo iconico come gli American Football è ovviamente un compito non facile, ma gli Edless riescono eccellentemente nell’impresa portandosi a casa il calore del pubblico presente che rimane coinvolto. Unica nota negativa? Non ci hanno deliziato con la loro “Zero” ma per questa volta ci passiamo sopra!
Ascoltate e supportate gli Edless, abbiamo bisogno di questa musica nel nostro panorama.

E’ poco più tardi delle 21.00 quando le luci si abbassano, la musica di sottofondo lascia il posto alle voci all’uniscono della folla che accoglie sotto applausi e boati la band di Mike Kinsella e co. che prende posizione e inizia subito a deliziarci con “Five Silent Miles” traccia di chiusura del loro primo EP, un intreccio di riff dal chiaro sapore Midwest Emo che si abbraccia con il Post Rock. Nessuna parola, solo musica.

Sullo sfondo intanto, compare la famosa casa, che ci accompagnerà per tutta la serata, con riprese da diverse angolazioni. Le gambe si fanno molli e le lacrime non tardano a rigarmi il viso. La prima traccia che suonano da LP1 è “The Summer Ends” accolta, come ogni canzone da qui alla fine del set, da applausi, boati e riverenza. In successione arrivano “Honestly?”, “For Sure”, “You Know I Should Be Leaving Soon”, “But Regrets Are Killing Me”, “I’ll see you when we’re both not so emotional” una carrellata di brani senza troppe chiacchiere tra l’uno e l’altro ma un numero di cambi di chitarre di Mike e Steve davvero
incredibile. Ad ogni brano, Mike Kinsella cambia una telecaster con un’altra telecaster e con un’altra telecaster ancora, mentre Steve Holmes passa dalla telecaster alla jazzmaster. Tutte chiaramente accordate in maniera non standard. (Piccola nota nerd, doverosa)
“Stay Home” è una di quelle tracce che non possono lasciare indifferente nemmeno un sasso. Quel riff perpetuo, che sembra non finire mai, che dopo 3 minuti circa esplode in un apertura incredibile. Probabilmente il mio momento più atteso, quel crescendo perfetto è qualcosa di incredibile. Subito dopo parte “The one with the wurlitzer “dove possiamo godere ancora una volta della tromba di Steve Lamos che tra i groove di batteria e gli intermezzi di tromba, è un piacere da vedere e ascoltare. Il riff iconico di “Never meant” parte e il pubblico esplode letteralmente tra crowd surf e la voce della folla che diventa una voce unica che accompagna fino alle ultime note di quel brano immortale e indelebile.

La casa sullo sfondo sparisce lentamente e anche la band saluta uscendo di scena.
Se fosse finito così, sarebbe andato comunque bene. Ma gli American Football tornano sul palco e dietro di loro, sulle note della open track di LP2 “Where are we now?”. Compare nuovamente la visual della casa, stavolta vista dall’interno, proprio come la copertina di LP2. Che dire, la cura di questo show è disarmante e ci colpisce in pieno.
Seguono sempre da LP2 “My insticts are the enemy” con i suoi ritmi incalzanti e la lenta ed emotiva “Born to lose” per poi passare a qualche pezzo di LP3, per non farci mancare niente.
Sulle note di “Uncomfortably numb” sale sul palco la corista Sarah Versprille a supportare la band nelle parti vocali che nella traccia originale sono affidate ad Hayley Williams. Rimarrà sul palco anche durante l’esecuzione di “Every wave to ever rise”.
Siamo alle battute finali, Steve Lamos ci regala un altro assolo di tromba che procede ad introdurre l’ultimo brano “Doom in full bloom” in un esplosione finale che si scontra tra post-rock e shoegaze. Quando le ultime note decadono, forse ci rendiamo davvero conto di quello che abbiamo appena avuto la fortuna di vedere, soprattutto se si pensa che l’unica altra volta che sono passati nel nostro paese risale al 2007.
Ci si riprende qualche secondo prima di indirizzarsi verso l’uscita e scambiare qualche parola con i presenti, gli amici, e sentire nelle parole di tutti la stessa gioia ed emozione.

Qualcosa che rimarrà per sempre nei nostri cuori, fino alla prossima volta.

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