Saper suonare la tempesta: la grande calma dei Whispering Sons
Nella prima delle quattro date italiane previste per il tour del loro ultimo disco The Great Calm, i Whispering Sons, band belga che fin dal 2015 è tra le pioniere del revival post-punk che ha poi imperversato in giro per il mondo nell’ultimo decennio, ha una volta di più confermato come stare sul palco sia un’attitudine e come, anche in una serata in cui il pubblico non risponde appieno (al Viper Theatre di Firenze si era, purtroppo, lontani dal sold out) si possa sfoderare un live di quelli da rimanere a bocca aperta, totalmente ammaliati soprattutto dalla presenza scenica di Fenne Kuppens, front-woman dalla vocalità profonda e avvolgente, ‘Caveiana’, mi verrebbe da dire: vederla muoversi, dinoccolata e scattante sul palco in un completo gessato volutamente troppo grande e poi intonare brani come “Balm”, con quel mantra che recita “I close my eyes and let go, I float, oh I float. The Great Calm” è qualcosa di magico, trascinante, attraente.
Da “Surface” a “Satan Tango”, passando per “Poor girl”, il basso ficcante di Bert Vliegen guida il suono frenetico e allo stesso tempo caldo della band, che propone un post-punk a tratti anche più sperimentale, dove non manca lo spazio per le tastiere; non si può non ritrovarsi ad ancheggiare, muoversi in modo sincopato sulle note di “Alone”, brano tratto da quel capolavoro che era Image, primo disco dei Whispering Sons e a fine live, mentre i nostri salutano su “Try me again”, ci rimane quel dolce sapore sulle labbra di non averne abbastanza, di volerne ancora di più, perchè ormai l’oscurità onirica di questo quintetto belga ci ha preso l’anima.
E non ha nessuna intenzione di restituircela, fino al prossimo concerto.
SETLIST
Balm
Something Good
Surface
Satan Tango
The Talker
Hollow
Poor Girl
Cold City
Still Disappearing
Stand Still
Dragging
Alone
Walking, Flying
Try Me Again