(2025, Dischi Sotterranei)
Otto brani freschi, perspicaci, capaci di travalicare i confini del pop e insinuarsi in vari generi musicali: dal neo-soul ad accenni di black music.
E’ questo ciò che si può apprezzare ascoltando Hazy Days, degli italo-inglesi Vanarin, già capaci di aprire per band del calibro dei Battles e di essere trasmessi sulla BBC.
Il loro è un lavoro artigianale, curato in ogni dettaglio, che riesce a far navigare l’ascoltatore tra i suoni frizzanti di “Hey listen”, pezzo d’apertura ricco di groove, per poi farlo perdere nell’ipnotica “I don’t know” o lasciarlo fluttuare nella subacquea “Lost”: nelle sonorità dei Vanarin si mescolano i primi Hot Chip e rimandi al trip-hop bristoliano, fino ad approdare ai Tame Impala (“A fly on the wall” ne è una prova), faro luminoso di un certo pop elettronico, il tutto miscelato con cura artigianale, ricchezza di dettagli e ovviamente un occhio di riguardo per il mercato internazionale.
Il gusto per la melodia e la cesellatura è innegabile, c’è una ricercatezza sonora quasi certosina in alcuni inserti (“Falling Under”, ascoltare per credere).
Il disco si chiude con un gioiellino come “Memories”, un pezzo che sa di ritorno a casa dopo questo viaggio sulle montagne russe, divertente, ballabile e accattivante; un pezzo che dà la prova di quanto i Vanarin siano maturi e di come questo disco possa fargli spiccare definitivamente il volo.
Tracklist
1. Hey Listen
2. What We Said
3. My Circle
4. I Don’t Know
5. Lost
6. Falling Under
7. A Fly On the Wall
8. Memories