(2025, Goodfellas)
Guidati dalla verve poetica del poliedrico frontman Giulio Pantalei (anche autore di libri, come l’appena pubblicato “Una lingua per cantare”), i romani Panta pubblicano il loro secondo album, successore di Incubisogni: in Poeti, Vampiri e Veneri Punk traspare tutto l’amore per la musica e la voglia di divertirsi di questi ragazzi capaci di mescolare chitarre brit-pop (incontenibile il primo singolo “Finale di stagione”, una vera e propria hit) e momenti più cantautorali (ad esempio l’ottima “1990”, che sembra un brano di Daniele Groff), senza disdegnare del sano rock’n’roll (di cui i nostri si sentono figli, come da brano in tracklist).
Ne viene fuori un mix irresistibile, in cui le ritmiche indie tipiche di certe band inglesi (dagli Strokes agli Arctic Monkeys) si stemperano in una poetica romantica e a tratti crepuscolare che ammicca a Smiths e Oasis (la conclusiva “In Inghilterra, amore” ne è l’emblema ed è forse il brano-gioiello del disco).

I Panta raccontano il presente senza fronzoli e soprattutto fanno trasparire tutta la loro voglia di suonare, con un gusto pop per le melodie che viene chiaramente da certi anni ’80 e ’90 (che la band sia nata nel decennio sbagliato, per citare loro stessi?)
Registrato tra Roma e i leggendari Abbey Road Studios di Londra, Poeti, Vampiri e Veneri Punk è un lavoro che entrerà nel cuore di chi ha amato certe sonorità dei primi anni 2000 e di chi è cresciuto con il poster dei Beatles in camera, con il cd pirata di “Modern Life is Rubbish” nel lettore.
Un disco per nostalgici, che provano a darsi una spinta e proiettarsi in un presente caotico e vitale, spesso non troppo accogliente per loro.
Tracklist:
1. Finale di Stagione
2. Cristalli Liquidi
3. 1990 (Come sentirsi vivi)
4. Cheap Monday
5. Subliminale
6. Crepuscolari
7. Maledettismo moderno
8. Arcobaleno elettrico
9. Figli del rock’n’roll
10. In Inghilterra, amore