Live Report Heineken Jammin’ Festival
6/07/2012
LINE UP
Ivan Mihaljevic & Side Effects
Good Vibe
Styla
Seether
Lostprophets
Evanescence
Chase and Status
The Prodigy
Gorillaz Sound System
Secondo giorno del festival sulla spianata infuocata dell’arena di Rho, parzialmente abbellita dal tappeto verde messo per l’occasione.
I primi a salire sul palco sono Ivan Mihaljevic & Side EffectS: nella manciata di minuti a loro destinata, questi ragazzacci di Zagabria danno prova di un buon rock ‘n’ roll, eclettico, che dimostra principalmente le capacità chitarristiche del leader. Cresceranno sicuramente e li aspettiamo con curiosità.
Segue il reggae dei Good Vibe Styla, gruppo che propone un sound reggae, ideale per la temperatura tropicale e il sole splendente che accompagnano la loro esibizione ma, ahimè, il cemento non si addice molto a questi suoni! Bravi comunque, anche se il genere è destinato prevalentemente ad aficionados con dreadlocks e frequentatori di raduni per un genere un po’ di nicchia.
Primo gruppo della bill ufficiale: i Seether. Dal Sud Africa, la compagine soffre un po’ a causa dei suoni indefiniti e dalla performance vocale non proprio esaltante del loro leader Shaun Morgan; un gruppo che può riscuotere molti successi in America per via del loro post grunge e in virtù di due ottime canzoni come “Fine again”, ahimè passata sottotono qui sul palco, e “Broken”, che in passato è stata cantata in coppia anche con Amy Lee degli Evanescence (ex fidanzata del leader, per i gossipari più attenti). Prova non eccelsa che ci costringe a rimandarli alla prossima, magari in una dimensione a loro più consona (posto più piccolo? Pubblico più numeroso?).
Che dire dei Lostprophets? Questi gallesi sono veramente stilosi per quanto riguarda la presenza scenica sul palco, ma indubbiamente il loro suono si è spostato più sull’emo-rock e se guardiamo al passato (vedi il primo singolo “Shinobi Vs Dragon Ninja”) non possiamo che rimpiangere un po’ quello che è stato. Bei suoni e show buono, nulla da dire, ma mancano un po’ le canzoni trainanti che possono far veramente smuovere i presenti, immersi in una canicola bestiale.
Sempre più in alto…
E’ il turno degli Evanescence e della loro splendida cantante Amy Lee, che si presenta sul palco un po’ arrossata dal sole e con glitter colorato, a completare un abbinamento da principessa gothic mainstream; una proposta musicale tonica nelle prove discografiche ma che dal vivo, almeno oggi, risente dei suoni piatti delle chitarre. Diciamoci la verità: la baracca la tiene su la bellissima Amy, esemplare nella performance fra voce e tasti d’avorio accarezzati dalle sue mani…Qualche canzone coinvolgente c’è ma ormai sa tutto di stra-sentito, di genere inflazionato anche per loro che sono stati fra i prime mover della scena: per carità, un live onesto e in certi punti coinvolgente ma forse un po’ troppo fuori contesto dal cartellone del festival.
Una batteria di taglio spaziale aspetta sul palco i Chase and Status, duo inglese che propone un mix fra dubstep e rock… Logicamente i puristi storceranno il naso, specie sulla cover di “Killing in the name” dei Rage Against The Machine, per un live troppo in bilico fra due generi che solo occasionalmente possono essere mixati; naturalmente questo è il mio personalissimo parere ma anche oggi abbiamo assistito a un pastiche un po’ indigesto che se dal vivo può essere abbastanza trainante, vista la posizione da antipasto del concerto principale, lascia già un po’ desiderare per quanto riguarda la freschezza della proposta. Comunque per saltare un po’ vanno bene anche loro, prima del main event della giornata.
The Prodigy! I quasi 10.000 presenti oggi aspettavano principalmente loro, diciamoci la verità.
In un set apocalittico, i cavalieri sonici guidati da Liam Howlett (mente musicale del gruppo), Keith Flint e Maxim non lasciano prigionieri sul campo ma soltanto una distesa di corpi bagnati; già, perchè la pioggia è caduta torrenziale a un certo punto del set, ma la gente ha continuato incurante a saltare e ballare sulle note dei successi del gruppo, con qualche anticipazione dal nuovo album in uscita a fine anno. “Smack my ***** up”, “Firestarter”, “Voodoo people”, “Their law” e tante altre hanno costituito l’ossatura di uno show fra fumogeni, camminate sul palco ad opera dei due istrionici intrattenitori e guide visive di un gruppo che si pone come ideale tratto d’unione fra rock ed elettronica tamarra in un clima da rave nucleare, fra fumi, luci rosse e decibel sparati. Un massacro vero e proprio che li ha fatti apprezzare anche a chi storceva il naso da purista di fronte alla proposta dei Nostri.
Chiudela giornata (e fortunatamente la pioggia non c’è più) lo show sound system dei Gorillaz che, da dietro un telo con effetto vedo/non vedo e proiezioni di immagini e animazioni, nel loro classico stile, fa ballare le persone che ancora non hanno voglia di uscire dall’area del concerto; una bella prestazione, con una “Clint Eastwood” posta quasi in apertura, che però non tiene il confronto con la scarica di adrenalina che si è appena avuta col concerto dei Prodigy, che si rivelano i veri vincitori della giornata.
Live Report a cura di Fabio Meschiari