Recensione a cura di Davide Capuano
“Il secondo album è sempre il più difficile nella carriera di un artista”, apostrofava Caparezza con un’amara ironia, più di vent’anni fa, riflettendo sulla proiezione che si viene a creare nel percorso di un creativo dal momento che il primo passo sembra dettare automaticamente direzioni ed aspettative per i successivi. Chissà quanto Lorenzo Lemme, in arte Lepre, avrà dovuto fare i conti con quest’imperitura considerazione al momento della composizione e pubblicazione di Eremo (Santeria Records), suo secondo lavoro in studio pubblicato da solista dopo l’esordio con Malato (2022).
Più che di secondo album, per l’artista romano classe 1978 sarebbe più corretto fare un passo indietro e parlare di una nuova identità, dopo un lungo trascorso da batterista, percussionista e rumorista prima con i Box84 e in seguito nel duo LeSigarette, arricchito dalle esperienze al seguito di Lucio Leoni e di compositore di musiche teatrali per Andrea Cosentino; la svolta solista, arrivata inizialmente nel 2020, lo contraddistingue da subito come uno degli artisti più estrosi e singolari del panorama underground dell’alternative italiano per il coraggio e la sfacciatezza che si riflettono nella sua musica, nei testi e nelle esibizioni.
Lepre descrive la genesi di Eremo come turbolenta, ricca di ostacoli quotidiani che non ne hanno bloccato lo sviluppo, anzi l’hanno favorita alimentandone l’energia: “Mentre ero in tour e facevo il driver e i traslochi, ho cambiato 4 volte alloggio. Stavo sempre indaffarato, ma comunque mi sentivo ispirato. Mi sono ritrovato solo con la chitarra in mano e il tempo per scrivere raramente e quasi per caso, ma ogni volta che è successo avevo appunti e idee da sviluppare. […]. Un giorno Giorgio Maria Condemi (chitarrista di Motta, Spiritual Front, Giovanni Truppi, Marina Rei, ndr.) mi ha proposto di fare una prova per capire se potevamo registrare qualcosa di nuovo in studio da lui e in una sera abbiamo buttato giù due o tre cose pazzesche. L’ho chiamato la mattina dopo egli ho chiesto se aveva altri giorni liberi. Sembrava un miracolo riuscire a vedersi in quel periodo. Il disco ci è esploso tra le mani, era tutto naturale, ovvio, stimolante”.
Nulla di questo saliscendi rocambolesco è nascosto alle orecchie dell’ascoltatore: le tracce di Eremo raccolgono l’eredità della scuola alternative italiana degli ultimi due decenni, declinandola in una maniera personalissima, tra liriche cariche di energia e schiettezza, sonorità elettriche e graffianti che danno un tono a tratti quasi-punk come in Muro, divertenti ed istrionici intermezzi che portano a fasi del disco più intime: Limite, a chiusura dell’album, appare come una vera e propria auto-assoluzione arrangiata ed accompagnata in maniera sublime dalle chitarre di Condemi e Michele Marioli (Margherita Vicario), gli archi di Francesco Chimenti e i backing vocals di Carlotta Deiana.
Nella sua semplicità, Eremo si pone come un lavoro in cui Lepre lascia uscire fuori senza freni tutto ciò che ha accompagnato la sua recente svolta artistica, offrendo in maniera ben amalgamata ogni spunto proveniente dalle mille sfaccettature della vulcanica creatività in un album che suona esclusivamente suo. “All’inizio doveva essere il titolo di un brano, ma poi è diventata la parola chiave del disco, la sintesi di quello che mi è successo mentre lo scrivevo. Questo album è stato il mio eremo, il mio riparo”: non sappiamo fino in fondo quanto sarà stato difficile realizzarlo, ma siamo piacevolmente stupiti da come questo secondo album ci comunichi con naturale semplicità.
Tracklist:
- Vieni a prendermi
- Acufene
- Secondo me
- Intramezzo
- Capannone (band version)
- Calcinacci
- Splendi
- Regole
- Muro
- Vacanza
- Intro vento
- Candela
- Limite