Live Report a cura di Alessandra Sandroni
L’estate è ormai alle porte: le giornate si allungano, si fanno più calde e, soprattutto, si iniziano a programmare concerti. Dal 2022 si è aggiunto in Toscana un Festival che è già diventato uno dei più importanti a livello nazionale: si legge La Prima Estate e si traduce in manna dal cielo per gli amanti del rock. A pochi passi dal mare, in un prato ampio e in un ambiente organizzatissimo, abbiamo visto suonare nelle prime due edizioni del neonato festival nomi del calibro di Anderson Paak, Duran Duran, The National, Jamiroquai e Lana del Ray. Per la terza edizione i nomi in calendario non sono da meno e Ondalternativa non poteva di certo mancare alla data di apertura.
Alle 18.30 spaccate, il primo a salire su questo bellissimo palco e ad aprire le danze della nuova edizione de La Prima Estate è Motta che, in aggiunta alla solita formazione, si fa accompagnare in questo tour da una strepitosa Roberta Sammarelli al basso. Ne esce fuori un live potente e compatto, con i cavalli di battaglia del musicista toscano che trascinano sotto il palco un nutrito gruppo di persone: da “Del tempo che passa la felicità” a “La fine dei vent’anni”, “Roma stasera”, per concludere il set con “Ed è quasi come essere felice”. Francesco non nasconde l’emozione di essere su questo palco “se non fossi stato qui a suonare sarei fra di voi come spettatore” ammette e poi si congeda con una battuta “i fan dei Jane’s Addiction si vedono subito: sono quelli che battono le mani a tempo, bravi!”.
Con il sole ancora caldo sul Parco BussolaDomani il cambio palco è tutto per il duo inglese postpunk Sleaford Mods, che ero curiosissima di vedere live. Jason Williamson e Andrew Fearn portano al Lido di Camaiore il loro ultimo album UK GRIM e sono adrenalina pura che si scarica a suon di beat su un palco gigantesco per due persone, che lo tengono però in pugno come fossero dieci. Nel set c’è spazio anche per i classici “Jolly Fucker” e “Fizzy”, “Nudge it” e, per non farsi mancare nulla, la cover di “West End Girls” dei Pet Shop Boys che gli Sleaford Mods avevano remixato un annetto fa per beneficenza (i proventi sono andati ad un’associazione che si occupa di senzatetto) e che fa ballare tutti i presenti. L’energia che attraversa il duo inglese è contagiosa e riesce a portarsi dietro per un’ora un pubblico entusiasta.
Mentre sul Main fervono i preparativi per i Dinosaur Jr, sul Farmaé Stage, il palco dedicato ai talenti emergenti nei pressi dell’area ristoro, si esibisce Lamante, cantautrice veneta che porta in giro il suo primo album, In memoria di, un’interessante novità nel panorama rock indipendente italiano.
Il tramonto accompagna l’ingresso in scena di J Mascis alla chitarra e voce, Lou Barlow al basso e Murph alla batteria. Alle spalle dell’iconico trio statunitense sul megaschermo troneggia la scritta “
Dinosaur Jr” con colori sgargianti che li accompagnerà per il resto del live. “Arriviamo dagli anni ‘80” saluta J Mascis che in effetti va a pescare tanto, insieme ai compagni di avventura, da quel periodo, rispolverando brani come “What Else is New”, “In a Jar”, “Kracked” e “Mountain Man”. Sotto il palco sono in tanti i nostalgici di quegli anni, e il set è davvero quasi tutto per loro, ad eccezione di “Garden”, dall’ultimo disco del 2021 Sweep It Into Space. Chiude il live l’ormai immancabile cover di “Just like Heaven” dei The Cure, lasciando il palco tra gli applausi entusiasti dei presenti.
E’ arrivato il momento più atteso della serata, sotto il palco non c’è più un centimetro di spazio vitale.
Sarà perché sono otto anni che i fan italiani aspettano il ritorno dei Jane’s Addiction che si presentano sul Main Stage in formazione originale, con un Dave Navarro in forma incredibile. Occhi cerchiati di nero, cappello scuro con piuma rossa, giacca fino alle ginocchia e petto nudo, il talentuoso musicista ruberebbe la scena a chiunque se non fosse che al suo fianco c’è Perry Farrel, che il carisma di certo non deve andarlo ad elemosinare. I due sono una bomba ad orologeria e insieme a Eric Avery al basso e Stephen Perkins alla batteria fanno letteralmente esplodere il palco con una scaletta potentissima. L’attacco è con “Kettle Whistle” e “Whore”: “Dove tutto è iniziato” ci tiene a specificare Perry Farrel “e dove tutto ricomincia” e si prosegue con grandi classici del repertorio come “Ted, Just Admit It…”, “Pigs in Zen” e la bellissima “Jane Says”. Occhi infuocati, psichedeliche immagini geometriche e le iconiche copertine dei nostri troneggiano sullo schermo gigantesco alle loro spalle, accompagnando un live a dir poco spettacolare. Perry Farrel è in vena di chiacchiere e si lascia andare a interazioni ben gradite dal pubblico fra un brano, un sorso di vino, e l’altro. I tre brani scelti per chiudere la serata arrivano direttamente dagli anni novanta e sono “Mountain Song”, “Been Caught Stealing” e “Chip Away”, con la quale i Jane’s Addiction salutano definitivamente il calorosissimo pubblico del Lido di Camaiore, lasciandoci con la speranza di non dover aspettare di nuovo così a lungo per goderceli live.
Un plauso va sicuramente all’organizzazione del neonato Festival che è in grado di competere a livello di proposte con altri ben più blasonati e, cosa non da poco, si conferma fra i meglio organizzati. File scorrevoli, sistema cashless (addio odiatissimi token!), volumi ed audio perfetti, visuale palco ottima sia per chi era in possesso del pit che per chi aveva il biglietto standard (quest’ultimo aspetto è cosa non da poco). Insomma, davvero difficile chiedere di più, bravissimi.