I tempi passano, i matrimoni finiscono e le band si sciolgono, ma il senso del suono ch un musicista non muore mai, resta inciso nelle sue vene per sempre. Anche quando cambia genere e stile compositivo, il suo senso della musica resta invariato. Così è per tutti e così è anche per Thurston Moore, ex co-fondatore dei Sonic Youth, ormai all’attivo con il suo quinto album da solista, Rock’ N’ Roll Consciousness, uscito lo scorso aprile per Fiction Records. Dopo il fortunato sodalizio nell’album precedente, The Best Day del 2014, Moore ripropone la formazione con una band sempre più affiatata dove troviamo lo storico batteristica dei Sonic Yoth, Steve Shelley, con Debbie Googe dei My Bloody Valentine al basso e James Seedwards ad incendiare le chitarre.
La scaletta si compone di cinque brani, nessuno dei quali di lunghezza inferiore ai 6 minuti, che sono in realtà cinque dilatazioni strumentali di psichedelia, sonorità ipnotiche ed esplosioni distorte in pieno stile “sonico”. Un flusso di coscienza musicato, come rivela il titolo, in cui spicca l’approccio di petto della musica vissuta, quella che è il risultato di ore infinite di jam sessions, fatte di pulsioni veraci e mai troppo razionali. La struttura musicale, però, non è mai fine a virtuosismi fatui, anzi. Il risultato è un lavoro la cui tessitura no wave si intreccia a dinamiche di space rock che non disdegna neanche un certo sapore post-punk. Molo importante è inoltre l’apparato del song writing, il quale, tra tappeti sonori e muri distorti, si fa spazio realizzando un concept album incentrato sul tema dell’amore cosmico e delle energie creative alla base dell’esistenza. Due pezzi (“Exalted” e “Turn On”) sono stati infatti scritti in collaborazione con il poeta attivista londinese Radieux Radio, già conosciuto ai tempi di The Best Way.
Il pezzo apripista, “Exalted”, si compone di una lunga intro strumentale di più di sette minuti e mezzo in cui affiorano le influenze noise e i trip psichedelici dei riff potenti delle due chitarre che si scontrano in continua collisione etra cui fanno capolino gli assoli stridenti di Moore. La progressione travalica in “Cusp”, esplosione di fraseggi strumentali dove predomina l’incedere cadenzato del rullante di batteria. Segue “Turn On”, il pezzo più multistrato dell’album, snodato in malinconiche suggestioni che si risolvono in schitarrate di alt rock fuso a sane vibrazioni punk. Più chiaroscurali e riflessivi sono invece gli ultimi due capitoli del disco: “Smoke Of Dreams”, rarefatta ballata penetrante ed estremamente sonica nel genere, e “Aphrodite”, con il suo outro di risoluzioni catartiche che viaggiano nella direzione spinta di chitarre gridanti.
In conclusione, un album intenso, in cui si sente lo stampo della precedente formazione musicale di Moore, della quale, però, non ne viene mai imbalsamata l’essenza. Tutto ha un respiro nuovo, che inala il presente eterno dello stile caratteristico del musicista che lo esegue.
TRACKLIST:
- Exalted
- Cusp
- Turn On
- Smoke Of Dreams
- Aphrodite
A cura di: Francsca Mastracci